L’Italia soffre di un cronico deficit culturale e scientifico che negli ultimi due anni ha prodotto una serie di casi che hanno avuto grande risonanza internazionale e rimarcato le differenze tra il nostro e i paesi più avanzati. Sempre più spesso, infatti, assistiamo ad azioni politiche e giudiziarie che tradiscono una profonda ignoranza e in certi casi un vero e proprio rifiuto del metodo e delle conoscenze scientifiche, sacrificate di volta in volta in nome dell’emotività, di una malintesa compassione o del populismo.
Basti citare le sentenze che hanno obbligato le strutture sanitarie a somministrare a spese dello Stato il protocollo Stamina; o la recente decisione del TAR del Lazio di vietare la coltivazione di OGM in base a pretesi rischi genetici; o la legge 40 sulla fecondazione assistita, corretta dalla corte costituzionale; o, infine, lo stravolgimento della direttiva europea sulla sperimentazione animale, che rischia di bloccare la ricerca biomedica in Italia e lo sviluppo di nuove terapie, in nome di un’etica che privilegia il bene degli animali a scapito del bene dell’uomo.
E’ in discussione in questi giorni in Parlamento la riforma del Senato. Alcune voci si sono levate perché da questo processo venga a delinearsi un “Senato delle competenze”, vale a dire una Camera in cui parte dei membri siano scelti come rappresentanti delle principali discipline scientifiche e tecnologiche.
Il Gruppo 2003, un’associazione che riunisce
ricercatori italiani di livello internazionale appartenenti alle più importanti
aree scientifiche (http://www.gruppo2003.org), esprime il
suo interesse e supporto verso una riforma in questa direzione, dove le
competenze e i saperi possano contribuire al “buon governo".
Sempre più
spesso, infatti, i processi decisionali, giudiziari e legislativi richiedono
una conoscenza approfondita del metodo scientifico e dei suoi risultati.
E’ naturale che su temi controversi e di particolare complessità possono entrare in campo posizioni etiche e in taluni casi anche ideologiche e religiose diverse. Ma se il dibattito fosse preceduto da una corretta informazione, con la chiara esplicitazione dell’evidenza scientifica, dei rischi e dei benefici in gioco, le decisioni sarebbero più razionali e consapevoli.
Per questo l’ipotesi di disporre di istituzioni in grado di esprimere forti competenze e capaci di aiutare l’attività legislativa con analisi, ricerche e consultazioni informate sembra al Gruppo 2003 un miglioramento del processo attraverso il quale si prendono decisioni importanti per il Paese.