I rapporti dell’OECD, così come quelli di grandi organismi internazionali, questo hanno di buono: si riferiscono a un passato abbastanza recente da essere significativo per il presente, ma abbastanza lontano da essere fuori dalla polemica politica contingente. È questo il caso anche di Education at a glance 2015, l’ultimo rapporto dell’OECD, appunto, sul sistema educativo dei 40 paesi dell’organizzazione.
Ebbene, i dati strutturali del rapporto ci dicono che il sistema educativo italiano soffre il paragone con quello degli altri paesi, europei e non. Ma in maniera differenziata. La scuola elementare (educazione di primo livello) e media (educazione di secolo livello) fatica a tenere il passo, ma il distacco non è né drammatico né incolmabile.
Altra storia riguarda l’università. In questo caso il distacco è drammatico: in pratica siamo gli ultimi tra i 40 paesi OECD. E potrebbe presto diventare incolmabile.
Ma lasciamo parlare i numeri.
Tabella 1. Spesa in educazione rispetto al PIL (in %)
Nazione | Scuola* | Università | Totale |
---|---|---|---|
Italia | 2,9 | 0,9 | 3,8 |
Germania | 3,0 | 1,1 | 4,1 |
Spagna | 3,1 | 1,2 | 4,3 |
Canada | 3,6 | 2,5 | 6,1 |
USA | 3,6 | 2,8 | 6,4 |
Corea del Sud | 3,7 | 2,4 | 6,1 |
Media OCSE | 3,7 | 1,5 | 5,2 |
Svezia | 3,7 | 1,6 | 5,3 |
Olanda | 3,7 | 1,6 | 5,3 |
Francia | 3,8 | 1,4 | 5,2 |
UK | 4,5 | 1,8 | 6,3 |
Nuova Zelanda | 5,0 | 1,9 | 6,9 |
* scuola di primo e secondo livello (elementare e media). Fonte: OECD |
L’Italia investe il 2,9% della ricchezza che produce ogni anno nella formazione dei giovani tra 3 e 19 anni, nella scuola di ogni ordine e grado prima dell’università (Tabella 1). Un investimento che è el 22% in meno rispetto alla media OECD. Molto distante da paesi molto virtuosi come la Nuova Zelanda, il Regno Unito o la Francia. Ma, appunto, non troppo distante da tanti altri.
Come dimostra, per altro, la spesa per studente (Tabella 2).
Tabella 2. Spesa per studente (in dollari USA) anno 2012 nella scuola*
Nazione | $ USA |
---|---|
Turchia | 3.000 |
Corea del Sud | 8.000 |
Media OCSE | 8.000 |
Italia | 8.100 |
Giappone | 8.100 |
Francia | 9.200 |
Olanda | 10.500 |
Svezia | 10.800 |
USA | 11.800 |
* scuola di primo e secondo livello (elementare e media). Fonte: OECD |
In questo caso l’Italia risulta in perfetta media OECD. Potrebbe sembrare strano che l’Italia ha un PIL pro-capite inferiore a molti paesi europei, spende di meno in termini relativi, poi ha una spesa assoluta per studente piuttosto elevata. Una parte della contraddizione sta nel fatto che la spesa pro-capite è calcolata a parità di potere d’acquisto e non del valore nominale della moneta.
Questo vale anche per la spesa per studente al terzo livello di education, quello universitario. Ebbene, per i suoi studenti universitari l’Italia spende poco (Tabella 3). O, almeno, molto meno della media OECD (-26%), circa la metà di paesi come l’Olanda o la Svezia, circa un terzo degli Stati Uniti. La spesa carente in termini assoluti trova conferma in quella in termini relativi: con meno dell’1% del PIL, l’Italia è tra i paesi OECD quella che investe di meno nell’università.
Tabella 3. Università: spesa per studente (in dollari USA) anno 2012
Nazione | $ USA |
---|---|
Turchia | 8.000 |
Italia | 10.000 |
Corea del Sud | 10.000 |
Brasile | 10.500 |
Spagna | 12.500 |
Media OCSE | 13.600 |
Francia | 15.200 |
Giappone | 17.000 |
Olanda | 19.100 |
Svezia | 22.500 |
Usa | 26.700 |
Fonte: OECD |
Non solo. È anche uno dei paesi che (con Austria e Svizzera) facilita di meno l’ingresso dei suoi studenti nell’università, conferendo pochi aiuti in qualsiasi forma, pubblica o privata (Tabella 4). Mancano le borse di studio, i prestiti d’onore o qualsiasi altra forma di sostegno (come le case per gli studenti). È vero che in Italia si pagano meno tasse per frequentare l’università che nel Regno Unito o negli Stati Uniti. Ma la differenza in termini di sostegno allo studio per i propri giovani rispetto a questi paesi – che pure sono considerati i più liberisti del mondo occidentale – è impietosa.
Tabella 4. Studenti che beneficiano di aiuto tipo borsa di studio, pubblico 0 privato (in %)
Nazione | % |
---|---|
Austria | 18 |
Italia | 20 |
Francia | 35 |
Turchia | 55 |
Stati Uniti | 85 |
Australia | 88 |
UK | 91 |
Fonte: OECD |
Tutto questo rende meno inatteso ma non meno grave il dato contenuto in Tabella 5: l’Italia è ultima tra i 40 paesi OECD per numero di laureati. Appena il 24% nella fascia di età tra i 25 e i 34 anni: quasi il 42% in meno della media OECD. Da ultimo ci ha superato la Turchia, dopo la Romania e la Bulgaria. È un dato preoccupante. Che dovrebbe interrogare il paese. Me se ne parla poco o punto.
Tabella 5. Laureati nella fascia di età compresa tra 25 e 34 anni (in %)
Nazione | % |
---|---|
Italia | 24 |
Turchia | 25 |
Germania | 28* |
Giappone | 37 |
Media OCSE | 41 |
Spagna | 41 |
Francia | 44 |
Olanda | 44 |
Svezia | 46 |
Stati Uniti | 46 |
UK | 49 |
Canada | 58 |
Corea del Sud | 68 |
* In Germania esistono altri tipi di diplomi di studi superiori equiparabili alla laurea che rendono il dato abbondantemente sottostimato. Fonte: OECD |
D’altra parte questo è il risultato di un investimento nel complesso della formazione (la somma dei soldi spesi nelle scuole di ogni ordine e grado, università compresa) che ci vede praticamente ultimi tra i 40 paesi dell’OECD. I dati, lo ripetiamo, parlano chiaro: l’Italia non crede nella formazione dei suoi giovani.
Resta da capire perché. Temiamo che questo sia legato al suo sistema produttivo, che da almeno sessant’anni segue un ormai superato “modello di sviluppo senza ricerca”. Ma questa è un’altra storia. Per ora diciamo che bisognerebbe partire da questi dati per iniziare a parlare della “buona formazione”.