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Via la parola "razza" dalla Costituzione

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Con una mozione resa pubblica lo scorso 7 maggio (vedi allegato), l’Associazione Antropologica Italiana (AAI) e l’Istituto Italiano di Antropologia (IsItA), chiedono alle massime autorità istituzionali del nostro paese – il Presidente della Repubblica; i presidenti di Senato e Camera; il Presidente del Consiglio – di farsi carico, per quanto di loro competenza, di un problema: l’eliminazione del termine “razza” dalla Costituzione e, di conseguenza, da tutti gli atti ufficiali della Repubblica. Il motivo? Il termine “razza”, per quanto riguarda la nostra specie (Homo sapiens) è privo di ogni significato scientifico. Detta in altri termini, non esistono “razze umane”.

La richiesta di eliminare il termine “razza” dalla Costituzione non è nuova. I lettori di Scienzainrete ricorderanno Un appello per l'abolizione del termine razza, pubblicato il 14 ottobre 2014 a firma di Olga Rickards e Gianfranco Biondi, i primi a sollevare il tema in Italia, sull’onda di un’analoga iniziativa realizzata in Francia. Quello che c’è di nuovo oggi è che non sono solo più due studiosi, per quanto autorevoli, ma le due associazioni in cui si riconoscono tutti gli antropologi italiani. In altri termini: è la richiesta ufficiale di un’intera comunità scientifica.

Non mancano, anche tra gli antropologi, le manifestazioni di dissenso rispetto a questa richiesta. Con alcune argomentazioni niente affatto banali. Nessuno, sia chiaro, pensa che la specie umana sia divisibili in razze. I critici pongono il problema dell’opportunità della eliminazione del termine dalla Costituzione. Non è che si solleverà un polverone e la proposta si rileverà un boomerang?

Più in dettaglio, i principali argomenti critici sono questi.

1) Nell’articolo 3 della Costituzione italiana il termina “razza” è presente per una finalità nobile e inequivoca: per bandire ogni discriminazione di tipo razziale. Eliminare il termine “razza” significherebbe trovarne un altro che lo sostituisca, più fondato scientificamente ma altrettanto evocativo, per continuare a bandire in maniera chiara e inequivoca ogni discriminazione in nome della “razza”. Non è semplice.

2) Intervenire sulla prima parte della Costituzione comporta un pericolo: quello di mettere a rischio le componenti più significative del patto sociale e politica tra gli italiani. Oggi, per fini nobili, eliminiamo il termine “razza”. Ma non è che, in qualche modo, spianiamo la strada a qualcuno che vuole cambiare il patto costituzionale per fini molto meno nobili?

3) Razza non è la stessa cosa di razzismo. I due termini possono esistere in maniera indipendente l’uno dall’altro. In particolare, si può essere – e spesso si è – razzisti anche riconoscendo che non le razze umane non esistono. Dunque l’operazione di eliminazione del termine “razza” dalla Costituzione rischia di essere puramente nominalistica, senza risolvere il problema, crescente, del razzismo.

A queste tre obiezioni le istituzioni sociali degli antropologi italiani e, comunque, i fautori della loro proposta rispondono in vario modo. Noi cerchiamo di proporre alcuni contro argomenti senza presunzione né di completezza né di corretta interpretazione della comunità scientifica cui ci stiamo riferendo.

1) L’articolo 3 della Costituzione recita:

«Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che limitando di fatto eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all organizzazione politica, economica e sociale del paese».

Potrebbe diventare:

«Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge senza distinzione di sesso, di provenienza geografica, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.  È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che limitando di fatto eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all organizzazione politica, economica e sociale del paese."

In pratica il termine concettualmente sbagliato di “razza” verrebbe sostituito da una locuzione – provenienza geografica – che non solleva alcun problema semantico e, nel medesimo tempo, non mina la forza e la nobiltà di questo articolo costituzionale.

2) Non è possibile escludere che in futuro – in un futuro più o meno immediato – qualche malintenzionato, in forma più o meno organizzata, si proponga di modificare la lettera e lo spirito della nostra Costituzione. Ma non è che imbalsamandola difendiamo la nostra Carta fondativa. Al contrario, la Costituzione è un patto giuridico, politico e culturale necessariamente dinamico. Che si adatta – che si deve adattare – con equilibrio e prudenza, ma anche con tempestività ed efficacia ai grandi cambiamenti. In primo luogo a quelli proposti, in maniera sempre più incessante, dalle nuove conoscenze scientifiche. In questo caso un termine giustamente evocato dai Padri costituenti in un contesto storico – quello dell’immediato dopoguerra – tragicamente vicino all’Olocausto perpetrato nel nome della razza (del concetto biologico di razza) decenni dopo, alla luce di nuove acquisizioni scientifiche, privo di significato Non perché non esistano le discriminazioni in nome della razza, ma perché non esistono le razze umane. Di conseguenza la Costituzione darebbe prova di essere una Carta nobile, ma anche viva e dinamica, prendendo atto del nuovo contesto culturale. Continuando a condannare il razzismo (che esiste) senza far ricorso alla razza (che non esiste).

3) È vero che il razzismo esiste a prescindere dalla razza. Che si può essere razzisti senza dover far ricorso al concetto biologico di razza umana. Dunque, nessuno si illude che togliendo il termine “razza” dalla Costituzione si pone fine al razzismo. Tuttavia è anche vero che, storicamente, i razzisti hanno cercato un appoggio scientifico alle loro farneticazioni. E, molto spesso, non si sono limitati, per così dire, a rilevare e a gerarchizzare le differenze culturali tra diversi gruppi umani, ma hanno cercato questo appoggio nel concetto biologico di razza. Il motivo è molto semplice: le distinzioni culturali sono piuttosto effimere. Gli uomini sono in grado di cambiare la loro identità culturale o di integrarla con altre. Quasi tutti gli Ebrei, nei decenni prima dell’Olocausto, hanno cercato di integrarsi nella società tedesca. Hanno cercato di essere semplicemente cittadini tedeschi. Ma i razzisti non si sono fermati. Hanno sollevato la questione biologica per riaffermare la loro volontà di discriminazione. Hanno usato il termine razza per giustificare il proprio razzismo. Togliere dal campo questa possibilità non sarà risolutivo per battere il razzismo, ma può essere utile.

In ogni caso è bene parlarne. Perché solo riproponendo l’inaccettabilità di ogni forma di discriminazione è possibile battere la più temibile forma di razzismo, quella strisciante.


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