fbpx Sistemi informativi e gestione delle migrazioni | Science in the net

Sistemi informativi e gestione delle migrazioni

Primary tabs

Rifugiati siriani attendono in fila di attraversare il confine tra Ungheria e Austria per raggiungere la Germania (6 settembre 2015). Credit: Mstyslav Chernov / Wikimedia Commons. Licenza: CC BY-SA 4.0..

Tempo di lettura: 3 mins

Videointervista di Giuseppe Nucera.

Come può la gestione dell’emergenza migratoria costruire l’Europa? A questa domanda si può rispondere da un punto di vista legale o politico, come la maggior parte dei politici, dei sociologi e dei giornalisti sta facendo. Oppure, vi si può rispondere da un punto di vista tecnico. In che modo le infrastrutture informatiche per la registrazione dei migranti co-producono individui, territorio e la stessa Europa?

La storia dello sviluppo tecnologico ci insegna che nel XVII secolo lo stato-nazione europeo si è costituito anche grazie a nuove tecniche di misurazione, circolazione e concentrazione di dati relativi alle popolazioni e al territorio. Nella Francia di Luigi XIV, per esempio, Jean-Baptiste Colbert introdusse una classe di burocrati con lo scopo di misurare e creare flussi informativi relativi ai territori più remoti. Ciò permise la creazione di mappe, aumentò l’influenza dell’amministrazione centrale rispetto alla nobiltà locale e, di fatto, “costruì” lo stato francese.

Emergenza migratoria e costruzione dell’Europa

Oggi le mappe hanno lasciato il posto a registri elettronici per la gestione delle popolazioni e dei territori. Tali banche dati sono solitamente amministrate dagli stessi stati, a livello nazionale o locale. Si pensi per esempio alle anagrafi demografiche. Esiste però un caso in cui i registri delle popolazioni non sono gestiti esclusivamente dagli stati: il caso in cui le popolazioni non siano europee. Quando di tratta di rifugiati, viaggiatori, migranti, nuove forme di governance trans-nazionale richiedono complesse architetture dati multi-scalari e interoperabili. Se la creazione di flussi informativi concernenti popolazioni e territori europei ha portato alla costruzione dello stato-nazione, quali inedite forme di governance vengono supportate da tali architetture emergenti?

In altre parole, la complessa gestione dei flussi migratori sta trasformando non solo le politiche europee, ma anche il modo in cui la conoscenza relativa a individui, istituzioni e territorio viene prodotta. I sistemi informativi sono attori fondamentali di tale cambiamento. Essi materializzano dinamiche legislative, politiche, amministrative in cui individui, stato e territorio vengono co-prodotti.

Il progetto “Processing Citizenship”

Queste considerazioni costituiscono il punto di partenza di Processing Citizenship. Digital registration of migrants as co-production of citizens, territory and Europe” , un progetto della durata di cinque anni che coinvolge un team di sociologi, sviluppatori informatici, etnografi e studiosi di scienza e tecnologia (cosiddetti Science and Technology Studies). Grazie al supporto finanziario di uno Starting Grant (2017-22) del Consiglio Europeo della Ricerca, con il mio team stiamo studiando le procedure informatiche di registrazione e identificazione di cittadini di paesi terzi come prassi inter-governative che sfidano le nozioni acquisite di “cittadinanza”, “stato”, “Europa” e “territorio”. Tali procedure sono “inscritte” in infrastrutture digitali che attraversano gli stati membri europei. Come tali, sollevano pressanti domande tecnologiche e organizzative. Tecnologicamente, la circolazione dei dati dei migranti richiede standardizzazione e integrazione infrastrutturali tra enti a livello europeo, nazionale e locale. Organizzativamente, lacune e disallineamenti nella raccolta, classificazione e circolazione dei dati possono condurre a inconvenienti non solo nella macchina migratoria europea, ma anche nella governance multilivello europea.

Come la tecnologia trasforma la governance

L’orizzonte di Processing Citizenship” è quindi allo stesso tempo tecnologico e storico. Esso aspira a sviluppare una “storia del presente” che consideri gli aspetti tecnologici delle procedure di registrazione degli stranieri come attività di trasformazione del sistema di governance contemporaneo. Come nel passato le infrastrutture di mobilità, informazione e gestione idrica hanno contribuito prima alla creazione del più potente assemblaggio per la gestione della conoscenza - lo stato-nazione, e poi alla costruzione europea, così “Processing Citizenship” studia il “re-make” europeo, uno dei più cruciali dal Trattato di Roma 60 anni fa.

Il progetto analizza sistemi informativi, procedure di registrazione, architetture dati e prassi comunicative. I dati sono raccolti e analizzati con tecniche qualitative e computazionali.

 


Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

Why science cannot prove the existence of God

The demonstration of God's existence on scientific and mathematical grounds is a topic that, after captivating thinkers like Anselm and Gödel, reappears in the recent book by Bolloré and Bonnassies. However, the book makes a completely inadequate use of science and falls into the logical error common to all arguments in support of so-called "intelligent design."

In the image: detail from *The Creation of Adam* by Michelangelo. Credits: Wikimedia Commons. License: public domain

The demonstration of God's existence on rational grounds is a subject tackled by intellectual giants, from Anselm of Canterbury to Gödel, including Thomas Aquinas, Descartes, Leibniz, and Kant. However, as is well known, these arguments are not conclusive. It is not surprising, then, that this old problem, evidently poorly posed, periodically resurfaces.