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Presidente Cirio, sulle alluvioni non si improvvisa

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Una maldestra dichiarazione del presidente della Regione Piemonte Cirio (“le precipitazioni erano allora come sono oggi; dobbiamo fare in modo che i nostri Comuni, i nostri sindaci, i nostri anziani, che hanno sempre puliti i fiumi, possano continuare a farlo. Non avevano la laurea né in geologia né in ingegneria idraulica, eppure li mantenevano e questi problemi non li avevamo”) provoca un comunicato di associazioni e scienziati che fa il punto sull'importanza di avvalersi di competenze tecniche per gestire i corsi d'acqua nella loro complessità e diversità. Il cambiamento climatico sta già mutando il regime delle piogge. Ignorarlo è qualcosa di più di una gaffe.

Tempo di lettura: 4 mins

Non bastavano i due morti per alluvione in Piemonte, uno ad Arquata Scrivia (Alessandria) e a Strambino (Torino) tra il 21 e il 22 ottobre, dove piogge eccezionalmente intense hanno provocato allagamenti e frane e danneggiato strade, case e infrastrutture. Ci voleva anche la maldestra dichiarazione del presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, che dopo uno scontato “vogliamo evitare queste crisi per il futuro”, ha aggiunto: “le precipitazioni erano allora come sono oggi; dobbiamo fare in modo che i nostri Comuni, i nostri sindaci, i nostri anziani, che hanno sempre puliti i fiumi, possano continuare a farlo. (…) non avevano la laurea né in geologia né in ingegneria idraulica, eppure li mantenevano e questi problemi non li avevamo”.

Dall’incidente ne è nato un appello1 che in poco tempo ha fatto il pieno fra associazioni (Legambiente, Italia Nostra, Pro Natura, ecc.), ma soprattutto esperti e scienziati di società scientifiche, enti di ricerca e università (Società meteorologica italiana, CNR, Università di Torino, Università del Piemonte orientale, Università di Milano), che hanno voluto fare qualche precisazione.

Per prima cosa i firmatari dell’appello richiamano l’attenzione sull’eccezionalità delle piogge degli scorsi giorni, che configura una situazione diversa dal passato a causa del cambiamento climatico in corso. “Se in una cittadina come Gavi il 21 ottobre sono caduti 480 mm di pioggia in un solo giorno, e ben 428 in 12 ore, qualcosa rispetto al passato sta effettivamente cambiando. Una precipitazione di questa intensità è infatti la più elevata mai registrata da quando esiste la rete di pluviometri di Arpa Piemonte, ovvero da un trentennio” si legge nell’appello.

Il cambio del regime delle piogge riguarda tutta Italia. Come ha mostrato l’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche, negli ultimi 100 anni si è già verificato un aumento significativo delle precipitazioni intense (mm/giorno) nelle regioni del nord ovest (+17% per le precipitazioni autunnali, +10% su base annuale), nord est (+17% estive, +13% autunnali, +12% annuali) e centro-est (+9% autunnali)2.

In queste condizioni ambientali mutate, anche le risposte devono cambiare. “La ricerca ha chiarito infatti che i processi idrogeologici e i fattori di rischio che caratterizzano i torrenti montani sono radicalmente differenti da quelli dei fiumi di pianura. La rimozione del sedimento e della vegetazione in alveo - evocata dal presidente della Regione - va considerata in tutte le sue implicazioni a valle e a monte dell’intervento, e può sortire una diminuzione o un aumento del pericolo a seconda delle caratteristiche del corso d’acqua”.

Smentite le dichiarazioni del presidente Cirio, l’appello prosegue indicando quattro cose da fare, possibilmente subito:

  1. avvalersi delle competenze scientifiche per la programmazione e il monitoraggio degli interventi di gestione degli alvei, incluse le asportazioni di materiali. In particolare, va previsto il contributo di geologi, ingegneri idraulici e esperti in sistemazioni idraulico-forestali. Un’esigenza che si fa oggi ancor più pressante a causa degli effetti del consumo di suolo, dell’aumento della vulnerabilità dovuto a urbanizzazione e degli effetti del cambiamento climatico.
  2. pianificare gli interventi sul territorio in osservanza alle norme comunitarie (Direttiva alluvioni, Direttiva quadro sulle acque, Direttiva habitat e Direttiva uccelli), regionali e dell’Autorità di Bacino, nonché dei piani di gestioni dei corsi d’acqua vigenti, limitando a casi eccezionali azioni localizzate e fuori contesto.
  3. far partecipare alle decisioni in capo agli amministratori: ricercatori, rappresentanti delle aree protette, residenti e associazioni locali in un’azione a tutela delle varie funzioni del corso d’acqua, per evitare interventi parziali che spesso non tengono conto della naturale complessità del sistema.
  4. coinvolgere anche le comunità locali nell’interpretazione delle allerte meteorologiche e dei messaggi della Protezione Civile, fare educazione alla gestione del rischio associato ad episodi di maltempo intenso, possibili conseguenze e impatti del cambiamento climatico. La scuola e il mondo dell’associazionismo possono dare un contributo fondamentale a una corretta preparazione a queste emergenze.

Quindi competenze scientifiche, legalità, partecipazione ed educazione all’emergenza. “La crisi climatica e le alluvioni non hanno colore politico” conclude il documento. "Auspichiamo che la gravità di questi problemi possa essere uno stimolo per un’efficace azione comune per la risoluzione di un problema che riguarda ognuno di noi”.

Ha rincarato la dose il Consiglio dell'Ordine dei geologi del Piemonte con una durissima lettera aperta. "Nel Suo intervento si richiama, in sostanza e a gran voce, la necessità e l’urgenza di agevolare l’operatività e l’autonomia delle comunità locali nella manutenzione degli alvei, prevedendo modifiche all’attuale normativa, perché la storia ci insegnerebbe che, fino quando queste avevano la possibilità di intervenire direttamente, senza complicazioni burocratiche, il rischio alluvionale era molto più limitato" si legge. "Con tali imprudenti affermazioni si stracciano letteralmente decenni di qualificati studi (di geologi ed ingegneri idraulici) sulla dinamica fluviale dei processi fluvio-torrentizi, mettendo in discussione esplicitamente l’approccio tecnico-scientifico, sul quale si sono basate, peraltro, le innovative norme in materia urbanistica e di uso e difesa del suolo, fiore all’occhiello della Regione Piemonte, da sempre all’avanguardia nella difesa della stabilità geomorfologica, sia per quanto riguarda la dinamica fluviale sia per quanto concerne quella collegata ai versanti".

 

Fonti
1. Comunicato, "Crisi climatica e alluvioni in Piemonte", 28 ottobre 2019.
2. Michele Brunetti, Maurizio Maugeri , Fabio Monti,  Teresa Nanni, Changes in daily precipitation frequency and distribution in Italy over the last 120 years, 20014, Journal of Geophysical Research, Vol. 109, D05102 https://agupubs.onlinelibrary.wiley.com/doi/full/10.1029/2003JD004296

 


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