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Perché la politica ignora la scienza

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La consulenza scientifica ai governi è in crisi: l'80% degli esperti giudica inefficaci i sistemi attuali. Il 78% ritiene che i politici ignorino i pareri scientifici, mentre il 73% nota che i ricercatori non comprendono i processi politici. La disinformazione ostacola ulteriormente il dialogo, minando la fiducia nelle prove scientifiche. Ma c'è dell'altro. Immagine: Distracted boyfriend meme, Antonio Guillem, Wikipedia.

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Un recente sondaggio condotto da Nature tra circa 400 esperti del rapporto fra scienza e politiche a livello globale ha messo in luce una criticità preoccupante: l'80% degli intervistati ritiene che il sistema di consulenza scientifica nel proprio paese sia inefficace o lacunoso, e il 70% afferma che i governi non utilizzano regolarmente i pareri scientifici nelle loro decisioni.

Le ragioni sono varie. Da un lato, come evidenzia l'editoriale di Nature, c'è un problema di competenze: essere un brillante scienziato non significa automaticamente saper comunicare efficacemente con i politici o comprendere le dinamiche del processo decisionale governativo. L'editoriale sottolinea come sia necessaria una formazione specifica per gli scienziati che vogliono interfacciarsi con la politica, con particolare attenzione alle capacità comunicative e alla comprensione dei meccanismi istituzionali, come peraltro prevede il science advice correttamente inteso.

 

Nota: Percentuali arrotondate all'intero più vicino. Base: 386 risposte valide (escluse 3 "No opinion").

Un aspetto particolarmente delicato riguarda la comunicazione dell'incertezza scientifica. Secondo uno studio che ha analizzato la comunicazione durante la pandemia di COVID-19, comunicare l'incertezza non avrebbe effetti sulla fiducia del pubblico quando la qualità delle prove è alta, ma può ridurre la fiducia quando i dati sono scarsi o gli esperti sono in disaccordo. Questo suggerisce che in situazioni di emergenza, dove è prioritario il cambiamento comportamentale e la qualità delle prove relativamente bassa, potrebbe essere più efficace non enfatizzare l'incertezza. Cosa che confligge con altri orientamenti come la scienza post normale, che dice esattamente il contrario. La materia è controversa, insomma, e merita approfondimenti.

Il sondaggio mette in luce altri ostacoli: il 78% degli intervistati ritiene che i politici ignorino la consulenza scientifica, mentre il 73% afferma che i ricercatori non comprendono adeguatamente i processi politici. L'ignoranza insomma è reciproca, e questo rallenta la collaborazione fra i due ambiti, ciascuno caratterizzato dalle proprie regole e pretese di autonomia.

 

Nota: Percentuali arrotondate all'intero più vicino. I rispondenti potevano selezionare più opzioni. Le percentuali rappresentano la somma delle risposte "Strongly agree" e "Agree" per ciascun ostacolo.

Emerge inoltre una preoccupazione crescente per l'impatto della disinformazione, con oltre il 70% dei partecipanti che la considera un ostacolo alla corretta accoglienza dei pareri scientifici, evidentemente meno sexy delle fake news...

La situazione appare particolarmente critica nei paesi a basso e medio reddito, dove spesso mancano strutture istituzionali consolidate per la consulenza scientifica. Tuttavia, anche nei paesi più sviluppati, la pandemia di COVID-19 ha messo in luce significative debolezze nei sistemi esistenti.

 

Nota: Percentuali arrotondate all'intero più vicino. Base: 283 risposte valide (escluse 9 "No opinion").

Il futuro della consulenza scientifica richiederà probabilmente - secondo Nature - un approccio più strutturato alla formazione dei consulenti scientifici, una maggiore istituzionalizzazione dei processi di consulenza e una più efficace integrazione tra comunità scientifica e decisori politici. Come sottolinea Mark Ferguson, ex consigliere scientifico capo dell'Irlanda e attuale direttore del board dell'European Innovation Council, è fondamentale sviluppare la capacità di comunicare idee complesse in modo conciso e comprensibile, costruendo relazioni di fiducia con i politici. Vaste programme che porta acqua anche al mulino della divulgazione e giornalismo scientifico.

Scienza in rete ha sempre seguito con attenzione questi temi, e l'iniziativa Scienzainparlamento ne ha fatto il proprio cavallo di battaglia.

Ricordiamo che il Parlamento italiano è uno dei pochi che non si è ancora dotato di un Ufficio di consulenza scientifica. Che secondo questo sondaggio non funziona a dovere. Ma se non c'è non funziona affatto.

 

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