Adelchi Negri (Perugia, 1876 – Pavia, 1912), dopo la laurea in Medicina e chirurgia conseguita presso l’Università di Pavia, divenne assistente di Camillo Golgi e poi, nel 1909, professore di Batteriologia presso l’Istituto di patologia generale del medesimo ateneo.
La sua maggiore impresa scientifica fu la scoperta di alcuni corpuscoli, oggi noti come “corpi di Negri”, nelle cellule nervose degli animali ammalati di rabbia. Negri osservò dei corpi tondi e ovali nei neuroni, in particolare nei neuroni dell’ippocampo e del lobo temporale di conigli, cani, equini, bovini e anche uomo.
Ne diede notizia in una conferenza della Società Medico-Chirurgica di Pavia il 27 marzo 1903. La notizia scientifica venne poi diffusa su alcune riviste tedesche, dando a Negri una notevole notorietà internazionale.
Sokolov e Vanag nel 1962 dimostrarono che i “corpi di Negri” sono frammenti del virus che causa la rabbia.
Adelchi Negri morì di tubercolosi nel 1912, a soli 35 anni.
Il giovane ricercatore accettò senza entusiasmo l’invito a studiare l’anatomia patologica della rabbia, anche perché si era oramai diffusa l’idea che il problema non fosse aggredibile con i mezzi scientifici disponibili all’epoca. Tuttavia, fin dalle prime osservazioni su preparati istologici dei gangli spinali di conigli infetti (ripetute e confermate poi nel cane, nell’uomo, negli equini e nei bovini), Negri riuscì ad osservare nelle cellule nervose la presenza di particolari corpiccioli che identificò e descrisse come i protozoi responsabili della malattia. Il 27 marzo 1903 rendeva ufficialmente nota la sua scoperta ad una seduta della Società Medico-Chirurgica pavese e subito dopo, con l’appoggio di Golgi, la diffondeva nelle riviste tedesche acquisendo immediatamente un’ampia notorietà negli ambienti internazionali dei “cacciatori di microbi” (Paolo Mazzarello)