Bruno De Finetti (Innsbruck, 1906 – Roma, 1985) è stato un matematico e statistico che ha contribuito come pochi altri nel XX secolo allo sviluppo della teoria della probabilità.
Nato in Austria da genitori italiani (il padre è un ingegnere che ha contribuito a progettare e a realizzare la ferrovia Innsbruck-Fulpmes, chiamata anche “Stubaitalbahn”) nel 1923, a 17 anni, si iscrive al Politecnico di Milano. Ma il giovane ha una notevole capacità matematica, di cui si avvedono due suoi docenti, Tullio Levi-Civita e Giulio Vivanti, grandi matematici, che lo inducono a cambiare indirizzo di studi. Nel 1925 s'iscrive al corso di laurea in Matematica applicata, che è stato appena inaugurato a Milano.
Prima della laurea ha al suo attivo già quattro pubblicazioni scientifiche. La prima riguarda un’originale applicazione della matematica alla biologia e, in particolare, alla diffusione dei caratteri mendeliani. Gli è stata suggerita dalla lettura di alcuni testi divulgativi del biologo Carlo Foà. Il manoscritto, visto prima dallo stesso Foà e anche da Vivanti, viene letto dallo statistico Giorgio Mortara che lo invia a sua volta a Corrado Gini, presidente dell’Istituto Centrale di Statistica del Regno d’Italia. Gini lo apprezza così tanto da pubblicarlo, nel 1926, sulla rivista Metron con il titolo "Considerazioni matematiche sull’ereditarietà mendeliana".
Bruno de Finetti si laurea nel 1927, relatore Giulio Vivanti, con una tesi in analisi vettoriale. L’anno dopo partecipa al Congresso Internazionale dei Matematici di Bologna, con una relazione, "Funzione caratteristica di un fenomeno aleatorio", che contiene un teorema destinato a diventare famoso come “teorema di de Finetti”. Nel 1930 scrive "Probabilismo, saggio critico sulla teoria delle probabilità e sul valore della scienza", dove espone per la prima volta le sua visione soggettivista del calcolo delle probabilità. Ormai è un punto di riferimento per chi critica il determinismo del Circolo di Vienna, in particolare di Rudolf Carnap, Richard Von Mises e Hans Reichenbach, oltre che dell’economia John Maynard Keynes.
Intanto inizia a lavorare presso l'Ufficio matematico dell'Istituto Centrale di Statistica e nel 1931 trova lavoro presso le Assicurazioni generali di Trieste. Vi resta fino al 1946.
Nel 1930 ottiene la libera docenza in Analisi. Insegna a Padova e a Trieste. Quando, nel 1946, nella città giuliana viene fondata la Facoltà di Scienze, de Finetti lascia le Assicurazioni generali e si dedica esclusivamente all'università. Prima dalla cattedra di Matematica attuariale, poi, a partire dal 1951, da quella cattedra di Matematica finanziaria. Nel 1954 si trasferisce all’Università di Roma. Nella capitale, a partire dal 1961 e fino alla morte, insegna Calcolo delle probabilità.
Sebbene inizi a lavorare a tempo pieno all’università solo a partire dal 1946, i due terzi dei suoi lavori scientifici sono stati prodotti prima e hanno contribuito a fornirgli una solida reputazione internazionale, soprattutto nel campo della teoria delle probabilità.
Tale riconoscimento, seguito a un lungo periodo di indifferenza o di rifiuto delle sue concezioni, si deve principalmente a LJ. Savage che, a partire dal 1951, diffuse nel mondo anglosassone quegli aspetti della teoria che riguardano soprattutto il suo impiego nei problemi dell'inferenza statistica. Un cenno a parte merita, infine, il pionieristico lavoro svolto da de Finetti nel campo del Calcolo automatico, lavoro certamente stimolato dall'esperienza maturata alle Assicurazioni Generali.
Nel 1951, dopo un viaggio in USA compiuto insieme a Mauro Picone e Gaetano Fichera per visitare e studiare i Centri di Calcolo, de Finetti fu chiamato all'INAC per collaborare al progetto di installazione di un "calcolatore elettronico": Da questa esperienza scaturì la nota "Macchine che pensano e che fanno pensare", ricca di notizie, suggerimenti e riflessioni, dove tra l'altro è sottolineato l'interesse nei confronti dell'impiego di metodi statistici (Metodi Monte Carlo) per la risoluzione numerica di diversi problemi matematici ed è preconizzato il ricorso al calcolo simulato.
Notevole il suo impegno sociale. Nel 1970 diventa direttore responsabile del giornale Notizie radicali. Si batte per i diritti degli obiettori di coscienza e per questo, nel novembre 1977, viene raggiunto, insieme ad altre 89 persone, da un mandato di cattura con l’accusa di «associazione a delinquere, attività sediziosa, istigazione verso i militari a disobbedire alle leggi». Bruno de Finetti, avvertito, fa sapere che si farà arrestare a Roma, in via della Lungara 10, presso la sede dell’Accademia Nazionale dei Lincei, di cui è membro, alle ore 11, alla fine della seduta inaugurale del nuovo anno accademico. Ed è così che viene tratto in arresto e portata nell’adiacente carcere di Regina Coeli, accompagnato da uno stuolo di giornalisti e simpatizzanti. Nel pomeriggio può tornare a casa.
Quella soggettivistica è una delle scuole di pensiero nell’ambito della teoria delle probabilità. Essa considera la probabilità che alcuni eventi si verifichino il prezzo che ciascuno di noi, soggettivamente, pensa di pagare per ricevere tutto il premio nel caso l’evento si verifichi e nulla nel caso l’evento non si verifichi. Ad esempio, sebbene da un punto di vista formale la probabilità sia analoga, ciascuno di noi è disposto a investire 1 euro per partecipare a una lotteria in cui il premio è di 1.000 euro. Ma ben pochi pagherebbero un milione di euro per partecipare a una lotteria che il cui premio è un miliardo di euro.
Con Leonard Jimmie Savage, De Finetti è considerato il massimo esponente della scuola soggettivista del XX secolo.
Bruno de Finetti è stato un probabilista e uno statistico italiano, noto per la concezione “soggettiva operazionale” della probabilità. Ha fornito contributi significativi alla teoria e ai fondamenti della probabilità e il suo lavoro ha gettato le fondamenta della moderna interpretazione soggettiva della probabilità (University of Pittsburgh)
L'uomo pubblico de Finetti, lo stesso scienziato de Finetti è soltanto la punta di un iceberg, e la parte profonda di de Finetti è ancora sconosciuta (Dario Fürst)
De Finetti a Berkeley nel 1950. Da sinistra: Michel Loeve, Paul Lévy, William Feller, Bruno de Finetti