Emanuele Paternò (Palermo, 1847 - Palermo, 1935), marchese di Sessa, appartiene a una famiglia nobile giunta in Sicilia con i Normanni. Giovanissimo è costretto a seguire la famiglia in esilio, perché il padre ha partecipato ai moti rivoluzionari del 1848 contro i Borboni. Può tornare a Palermo solo dopo l’unità d’Italia, dopo il 1860. Benché sia ancora un adolescente, inizia a frequentare il laboratorio di Stanislao Cannizzaro, con cui è anche imparentato.
Nel 1870 contribuisce a fondare La Gazzetta Chimica Italiana, cui dedicherà sempre una cura e un’attenzione che gli meriteranno la gratitudine di Cannizzaro.
Consegue la laurea nel 1871 e diventa professore di Chimica generale presso l’Università di Torino in quel medesimo anno. All'attivo ha già numerose pubblicazioni, compresa una memoria sul carbonio tetraedrico. Il valore di quest'ultima, fondamentale per lo sviluppo della chimica organica e della stereochimica, rimase sconosciuto a lungo, perché la memoria era stata pubblicata su una piccola rivista siciliana di scarsa diffusione, il Giornale di scienze naturali ed economiche di Palermo. Riscoperta più tardi da Le Bel (1874), fa di Paternò un chimico di fama internazionale.
Intanto nel 1872 torna proprio a Palermo, in sostituzione di Cannizzaro, che si è trasferito a Roma. Tra il 1885 e il 1890 Paternò diventa rettore dell’Università di Palermo. Nel 1892 si sposta a Roma ottenendo prima la cattedra di Chimica analitica e poi, nel 1910, sempre in sostituzione di Cannizzaro, la cattedra di Chimica.
Dopo gli studi sul carbonio tetraedrico e sull’isomeria rotazionale del dibromoetano, a partire dal 1885, Paternò si occupa di crioscopia, determinando le masse molecolari di numerose sostanze organiche.
Tra il 1889 e il 1910 si occupa dello stato colloidale, con risultati che ancora una volta hanno eco internazionale. Nel 1909 inizia a interessarsi di fotochimica organica, entrando per questo in polemica con Giacomo Ciamician (un altro allievo di Cannizzaro) e scoprendo la reazione, fotochimica appunto, di cicloaddizione di olefine e composti carbonilici, nota come reazione di Paternò-Buchi.
Paternò è stato anche Presidente del Consiglio Superiore della Sanità e dell’Accademia Nazionale delle Scienze detta dei XL.
All’intensa attività scientifica, il marchese noto anche come il “Presidente scienziato” e il “patriarca della chimica italiana” ha associato una non meno intensa attività politica. È stato sindaco di Palermo (1890-92); presidente della Provincia (1898-1914); senatore del Regno dal 1890.
È morto a Palermo nel 1935. Su esplicita richiesta di Paternò, il presidente fascista del Senato fascista, Luigi Federzoni, non lo commemorerà.
[Paternò utilizzò] nel 1869 i modelli di Kekulè [e] applicò per la prima volta la teoria del carbonio tetraedrico ai composti organici saturi, e discusse l’isomeria conformazionale di tali composti (Giorgio Montaudo)
In merito alla determinazione del numero di isomeri del dibromoetano. Il signor Paternò persevererà nel suo lavoro e spera di riuscire ad accumulare risultati sufficienti per rispondere al quesito: se la diversa posizione relativa dei due atomi eguali riuniti nei due atomi di carbonio possa dar luogo a composti isomeri. […] L'argomento è di tale importanza fondamentale per la teoria dei composti del carbonio che merita lo studio perseverante forse anche di più anni (Stanislao Cannizzaro)