Galileo Ferraris (Livorno Vercellese, 1847 – Torino, 1897) nasce in un piccolo paesino del Piemonte, Livorno Vercellese, che oggi porta il suo nome: Livorno Ferraris. Insieme ad Antonio Pacinotti è l'ingegnere italiano che, nel XIX secolo, ha dato il massimo contributo allo sviluppo dell’elettrotecnica. Sono sue invenzioni il campo magnetico rotante e una sua immediata conseguenza, il motore elettrico a corrente alternata.
Figlio di Antonio, il farmacista del paese, e di Antonia Messia, vive all’interno di una famiglia piuttosto numerosa: ha, infatti, tre fratelli e tre sorelle. Il suo nome indica quanta attenzione si prestasse in famiglia alla scienza. Un interesse che non viene meno neppure quando Galileo, a soli otto anni, resta orfano del padre e si trasferisce in casa di uno zio medico, a Torino. Compie gli studi classici presso il Collegio di San Francesco di Paola, poi si laurea in Ingegneria civile nel 1869, discutendo una tesi fondata sugli studi del francese Gustave-Adolphe Hirn sulla dissipazione dell'energia meccanica.
Entra da subito nell'ambiente accademico, dapprima come aiuto, poi nel 1877, come insegnante di Fisica tecnica presso il Regno Museo Industriale di Torino. Nominato membro dell'Accademia delle Scienze, è stato il primo civile a insegnare presso l'Accademia Militare.
Nel 1881 è inviato dal governo del giovane Regno d’Italia a rappresentare il paese alle esposizioni internazionali di Parigi e di Vienna. Ritornato in Italia fonda a Torino una scuola di ingegneria elettrotecnica nell'ambito del Museo industriale. Approfondendo i temi della tesi di laurea, lavora negli anni successivi alla possibilità di utilizzare la forza meccanica dei corsi d'acqua per alimentare macchine alternative o complementari al carbone (materiale di cui l’Italia non ha mai abbondato).
Galileo Ferraris è un patriota che sente il dovere di lavorare per il giovane paese. Ma, dice, «sono un professore, non un industriale», fornendo una concreta dimostrazione di come persino gli ingegneri nell’Italia post-risorgimentale non coltivassero particolarmente lo spirito imprenditoriale e, dunque, contribuissero a frenare la trasformazione del paese da agricolo a industriale. Al contrario, come è nello spirito italiano del tempo, Galileo Ferraris mantiene stretto il rapporto tra tecnologia e matematica pura.
Per tutta la sua vita dimostrerà di possedere il genio dell’invenzione ma non lo spirito dell’industriale.
Ferraris si interessa di vari temi, ivi inclusa i principi fisici dell’arte musicale. Ma i suoi maggiori contributi sono in elettrodinamica. Riprendendo i lavori di Ottaviano Fabrizio Mossotti sulle correnti alternate, nel 1885 realizza il campo magnetico rotante che rende possibile la realizzazione di un motore asincrono. Fino ad allora i motori o funzionavano a corrente continua o dovevano compiere un giro a ogni periodo della corrente.
Il motore elettrico asincrono a corrente alternata ha un grande successo e Galileo Ferraris diventa noto in tutto il mondo.
Ma non è lui a cogliere i benefici economici dell’invenzione. Ferraris, infatti, insiste nel sostenere che lui è un professore, non un industriale. E non brevetta la sua invenzione. Nel 1888 pubblica un articolo dove spiega in dettaglio la costituzione del suo motore. Quarantatre giorni dopo Nikola Tesla ottiene in America cinque brevetti, tra cui uno sul motore asincrono.
Nel 1892 la Westinghouse, che ha acquistato i diritti da Tesla, e la General Electric iniziano la produzione industriale dei motori asincroni, facendo ampio uso delle idee di Galileo Ferraris.
A parte quelle economiche, l’ingegnere riceve tutti le gratificazioni che merita. Diventa socio dell’Accademia dei Lincei, fonda insieme ad altri l’Associazione Elettrotecnica Italiana e nel 1896 viene nominato Senatore del Regno d’Italia.
Muore nella sua Torino l’anno successivo.
Parola propria, discorso esatto, ragionare semplice ed a filo tale da renderne evidenti le conclusioni, infaticata industria di spiegare ogni più difficile teoria, di dimostrare ogni legge, ogni fenomeno con il minore sussidio di calcoli o di formole trascendentali, aprirono a più d'uno larghi e chiari orizzonti da nebbie arcane prima ravvolti e preclusi. Tutti nella scuola pendevano dal suo labbro: tutti dalla ingenuità, dalla soavità dei suoi modi erano attratti ed avvinti. L'insegnamento dell'elettrotecnica, le scoperte, le applicazioni dell'elettricità lo levarono in grande rinomanza.
D'ogni maggiore onore, natura l'aveva fatto degno (Domenico Farini, Presidente del Senato)
Sono un professore, non un industriale (Galileo Ferraris)