Renato Dulbecco (Catanzaro, 1914 – La Jolla, 2012), premio Nobel per la Medicina nel 1975, è tra i biologi che hanno progettato il mappatura e poi il sequenziamento del genoma umano.
Nato in Calabria, a Catanzaro, a cinque anni si trasferisce in Liguria. Studia al liceo di Imperia e nel 1930, a 16 anni, si iscrive a Medicina, presso l’Università di Torino, dove si laurea nel 1936 con Giuseppe Levi. Tra i suoi compagni vi sono altri due futuri premi Nobel, Salvatore Luria e Rita Levi Montalcini.
Dal 1940 fino al 1946 è assistente presso l’Istituto di patologia nel capoluogo piemontese. Ma durante la guerra è al fronte, prima in Francia poi in Unione Sovietica, come medico militare. Rientrato in Italia dopo la disfatta della campagna di Russia, si arruola come medico militare con le formazioni partigiane e nel 1945 entra nella Giunta popolare di Torino.
Lavora con Levi, ma segue la fisiologia e la fisica. Nel 1947, su consiglio di Rita Levi Montalcini, si trasferisce negli Stati Uniti per lavorare con Salvador (Salvatore) Luria, ormai docente all’università di Bloomington (Indiana).
Lavora sui batteriofagi e ne rileva la “riattivazione” a opera della luce visibile dopo l’uccisione a pera della luce ultravioletta. Dulbecco scopre così i meccanismi di autoriparazione del Dna danneggiato dalle radiazioni. È anche per questo che viene chiamato da Max Delbrück a lavorare al California Institute of Technology, dove inizia a lavorare anche sui virus.
Nel 1953 diventa cittadino degli Stati Uniti. Nel 1955 isola il primo mutante del virus della poliomielite. Una scoperta decisiva per la messa a punto del vaccino a opera di Albert B. Sabin.
Nel 1960 inizia a occuparsi di oncologia e dei virus che causano tumori. Dimostra che il materiale genetico del virus viene incorporato nel DNA della cellula ospite, diventando parte del genoma della cellula. Per questa scoperta viene insignito del premio Nobel nel 1975, insieme ai suoi allievi Baltimore e Temin.
Dal 1972 al 1976 si trasferisce all’Imperial Cancer Research Fund. Torna poi negli Stati Uniti, presso il Salk Institute di La Jolla in California, diventandone il presidente tra il 1982 e il 1992.
Nel 1986 lancia la proposta di un progetto internazionale di ricerca per mappare prima e poi sequenziare il genoma umano. Progetto che viene accolto e realizzato.
È ritornato anche in Italia, lavorando ad alcuni progetti con il Consiglio Nazionale delle Ricerche. Muore nel 2012 a La Jolla, località nei pressi di San Diego dove risiedeva da anni, colpito da un infarto due giorni prima del suo 98º compleanno
Il mio lavoro negli anni sono stati fortemente influenzati dalle persone con cui ho lavorato. Giuseppe Levi mi ha insegnato il valore essenziale dello spirito critico nel lavoro scientifico, Rita Levi Montalcini mi ha aiutato ha mettere a fuoco i miei obiettivi in ciascuno stadio, Salvador Luria mi ha introdotto allo studio dei virus; Herman Muller alla University of Indiana mi ha insegnato la genetica; Max Delbrück mi ha aiutato a comprendere il metodo scientifico e gli obiettivi della biologia e Marguerite Vogt ha contribuito alla mia conoscenza delle culture cellulari animali. Ma, forse più importatnte di tutto ciò, è stata l’interazione negli anni con il gruppo in continuo cambiamento di giovani ricercatori che ha modellato il mio lavoro (Renato Dulbecco)