Sante de Sanctis (Parrano, Terni 1862 – Roma, 1935), è nato in un piccolo paesino umbro, Parrano, di poche centinaia di abitanti, da Sante e di Amalia Bologna. Ha conseguito la laurea in medicina e chirurgia presso l'università di Roma nel 1886, con una tesi molto apprezzata sulle afasie. Subito dopo inizia a lavorare come medico condotto a Orvieto e a Ficulle, nella provincia ternana. Ma la sua passione sono le neuroscienze e così approda al laboratorio di anatomia patologica che Giovanni Mingazzini dirige presso nel manicomio di S. Maria della Pietà a Roma, dove si occupa di anatomia, fisiologica e patologica, del sistema nervoso centrale. Viene poi chiamato in qualità di aiuto alla clinica psichiatrica dell'università di Roma nel 1892 e, sotto la supervisione di Ezio Sciamanna, approfondisce il campo della psicopatologia, Intanto frequenta i seminari di Luigi Luciani, un fisiologo esperto del sistema nervoso. La frequentazione di Giuseppe Sergi, un noto antropologo, farà in nascere in De Sanctis un interesse umanistico per l’etnografia e i modelli umani.
Se nei primi anni di attività si dedica principalmente allo studio dell’anatomia del sistema nervoso, nel 1893 più tardi andrà a Parigi per specializzarsi in psichiatria e a Zurigo per studiare l’ipnosi. Nel 1896, tornato in Italia, discute una tesi per la libera docenza in psichiatria dedicata a "I sogni e il sonno nell’isterismo e nell’epilessia". Nel 1897 fonda con Giuseppe Sergi la Rivista quindicinale di psicologia, psichiatria, neuropatologia.
I suoi interessi scientifici in questi anni sono molteplici. Il suo pensiero acuto, mai rigido. In un primo momento è vicino alla scuola di Cesare Lombroso, ma poi andrà spostandosi verso posizioni più funzionaliste e dinamistiche della vita psichica e resterà sempre, nonostante le numerose critiche che i suoi lavori subiranno nell'ambiente accademico e in quello dei grandi psicanalisti (Sigmund Freud lo definirà povero d'idee), sarà un fervido ricercatore della psicologia e del sogno.
Eppure la conoscenza di Freud è per De Sanctis, che finora ha considerato la psicologia solo in termini clinici, un autentico punto di svolta: la corrispondenza con l’austriaco, iniziata a partire dal 1900, e la lettura dei testi freudiani lo spingono a smettere di pensare nei termini canonici della semiotica pura e ad abbracciare la dimensione storica, antropologica e filosofica insita nella psicanalisi. Pur restando sostanzialmente un medico, De Sanctis si sforza di diffondere la psicoanalisi in Italia e di apportarvi dei contributi originali (mai, però, fondamentali).
In seguito alla legge Giolitti sui manicomi del 1904, che riconosceva la psichiatria come pubblica e ufficiale attività di cura per gli alienati e fissava commissioni di vigilanza e norme valide per tutto il territorio nazionale, De Sanctis viene nominato medico alienista e componente della Commissione di vigilanza per i manicomi pubblici e privati.
Intanto dirige l'istituto di psicologia sperimentale presso la facoltà di medicina di Roma fino a quando, nel 1929, non lo abbandona per divenire direttore d'una prestigiosa clinica neuropsichiatrica. Tentando di ricomporre la scissione tra dualismo e monismo, elaborando una teoria detta del proporzionalismo, De Sanctis afferma un rapporto di proporzione tra sistema nervoso e attività psichica, e suggerisce l’esistenza di un principio ciclico alla base dell'attività nervosa.
Nel 1925 fonda la rivista Neuropsichiatria Infantile che costituisce l'atto di nascita di questa nuova disciplina. Nell’ambito di questo tipo di studi De Sanctis scopre nuove forme patologiche come la “dementia precocissima”o la "sindrome aparetico-afasica tardiva della frenastenia cerebropatica postnatale".
Nel congresso della Lega italiana per l'igiene e profilassi mentale del 1933 venivano discusse apertamente teorie eugenetiche di controllo delle nascite in famiglie ritenute portatrici di caratteri ereditari fallaci, De Sanctis prese posizione contro tali affermazioni dichiarando sì la necessità di approfondire la genetica e l'ereditarietà, ma anche la mancanza di basi scientifiche all'approccio eugenetico.
Inoltre, pone il problema della distinzione tra veri anormali e anormali fasulli, ovvero tra coloro che realmente sono frenastenici e quelli che lo appaiono soltanto per influenza negativa di fattori ambientali, o per scarsa educazione. Di conseguenza questi dovrebbero avrebbero intraprendere un'istruzione differenziale sì, ma a scuola. Lavoratore instancabile e grandissimo pubblicista, De Sanctis muore nel 1935.
Come hanno scritto Guido Cimino e Giovanni Pietro Lombardo, Sante de Sanctis è considerato uno dei pilastri della psicologia italiana. Perché ha avuto un ruolo determinante nella fondazione e nello sviluppo della psicologia in Italia, fra la fine del 1800 e i primi del 1900. Il contributo è costituito nasce dalla consapevolezza di una doppia necessità: da un lato "fondare" teoricamente una nuova e autonoma scienza psicologica e dall’altro realizzare ricerche sperimentali sui fenomeni (il che lo porta a creare un Laboratorio di Psicologia Sperimentale).
Nella storia della psicologia italiana De Sanctis è stato indubbiamente un personaggio di primo piano, un "pilastro" e può essere considerato uno dei fondatori della nuova disciplina tra Ottocento e Novecento (Guido Cimino e Giovanni Pietro Lombardo)
Credo che trassi un forte aiuto per raffinare la mia consapevolezza oltre che dagli studi psicologici anche dalle mie conoscenze psicoanalitiche, dalla lettura delle opere di S. Freud […] L'influenza freudiana mi è chiara nella pratica di ogni giorno e nello studio dei minorenni criminali. Dichiaro con piacere che da S. Freud imparai a completare le mie conoscenze sull'anima infantile, sugli individui nervosi e sull'interpsicologia famigliare (Sante De Sanctis)