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Il nuovo approccio alla difesa antimissile in Europa

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Il 17 settembre scorso il presidente americano Barak Obama ha annunciato di aver approvato il nuovo programma americano per la difesa antimissile balistico in Europa sviluppato dal Segretario alla difesa Robert Gates e dai capi di stato maggiore delle forze armate, nel contesto della revisione globale del programma antimissile richiesta dal Congresso nel 2008.

Il nuovo approccio cancella di fatto il piano di Bush del 2007 per la creazione in Europa di un terzo "piede" di difesa degli USA dai missili balistici intercontinentali, accanto alle basi in Alaska e California, a contrastare una potenziale minaccia iraniana; in pratica si prevedeva per il 2018 l'installazione di un grande radar operante nella banda X nella Repubblica Ceca e di un sistema di 10 missili intercettori  in Polonia (per un'analisi del sistema vedi G.L. Lewis e A. Postol, The European missile defense, in Bulletin of Atomic Scientists, vol 64, n2, p 32-39, 2008).

Il nuovo piano si basa su due fattori principali: anzitutto un riesame realistico della minaccia missilistica iraniana: l'Iran risulta procedere a un rapido sviluppo dei suoi missili balistici a corto e medio raggio d'azione, in grado di colpire l'Europa e il Medio oriente, mentre è molto più lento e incerto del previsto quello di missili intercontinentali; in secondo luogo una verifica della tecnologia e delle effettive capacità attuali dei sistemi antimissile: secondo il Pentagono sono attualmente disponibili, di provata affidabilità e di costo ragionevole sia sistemi di controllo e sensori che intercettori su basi mobili contro missili a corta e media portata.

Il progetto si articola in più fasi adattabili, al fine di assicurare flessibilità  nel far fronte all'evoluzione delle minacce e della tecnologia:

- la prima fase, realizzabile entro il 2011, prevede l'impiego del sistema difensivo Aegis basato su navi operanti nel Mediterraneo e utilizzante i Missili  Standard SM-3 (IA) della Raytheon e il sistema di avvistamento radar AN/TPY-2. Già questa fase dovrebbe garantire la protezione di tutta l'Europa da missili iraniani a corto e medio raggio d'azione;

- la seconda fase, da completare antro il 2015 una volta provati nuovi sensori  e le versioni avanzate dei missili SM-3 (IB) , vedrà la predisposizione anche di basi missilistiche terrestri per estendere l'area protetta a paesi del Medio oriente;

- la terza fase, entro il 2018, prevede l'introduzione dei missili SM-3 (IIA) attualmente in sviluppo, per ingaggiare anche missili a portata intermedia;

- la quarta fase, prevista entro il 2020, si baserà su intercettori SM-3 (IIB) di prestazioni ancora superiori, in grado di colpire anche missili intercontinentali.

La creazione di sistemi antimissile balistico  ha essenzialmente una valenza strategica e politica, al di là e prima degli aspetti militari: in questo caso sono importanti gli effetti interni alla politica americana, i riflessi sui rapporti con la Russia, con la Polonia e la Repubblica Ceca, con la NATO e gli altri paesi europei, con Israele e gli alleati americani in Medio oriente e, infine con l'Iran.

Negli USA la difesa anti-missile è un punto fermo del partito repubblicano e trova un largo sostegno popolare, per cui Obama, al fine anche di ridurre la resistenza interna, sottolinea la continuità  con la politica precedente offrendo una razionalizzazione del sistema difensivo europeo e non una cancellazione, con obiettivi realistici e credibili e con notevoli economie di bilancio.

Il superamento del progetto di Bush agevola la creazione dei nuovi rapporti con la Russia che Obama sta sviluppando per un approccio comune ai vari problemi internazionali; la Russia vedeva infatti, e non a torto, il precedente sistema  antimissile come una minaccia ai propri sistemi missilistici più che agli improbabili missili intercontinentali iraniani, e considerava comunque ostile la creazione di basi americane nell'Europa orientale. Il nuovo piano elimina questi sospetti e permette a Obama di invitare la Russia alla collaborazione, se non integrazione, delle difese missilistiche dei due paesi.

La cancellazione delle basi crea invece preoccupazione in Polonia e nella Repubblica Ceca: il progetto precedente  garantiva appunto, con le basi e il personale americano, un più stretto rapporto con gli USA in funzione anti-russa, e quindi una garanzia concreta di sicurezza contro potenziali minacce da oriente.

Così Obama, prima di approvare il nuovo progetto, ha sentito i governi di Varsavia e Praga e ha ribadito l'impegno americano a rispettare l'articolo V della NATO, che prevede appunto la difesa comune di ogni paese aderente.

Per quanto riguarda gli altri paesi europei, ora viene protetta anche l'Europa meridionale, prima esclusa, ma sopratutto Obama intende integrare il nuovo progetto con le iniziative dei singoli paesi, svilupparlo in collaborazione e inserirlo nella rete di comando e controllo che la NATO sta sviluppando; invece il piano precedente era un'iniziativa puramente americana con Polonia e repubblica Ceca, senza coinvolgere la NATO e gli altri alleati europei.

L'estensione a Israele della copertura antimissile può contribuire a ridurre le preoccupazioni di Tel Aviv a fronte delle minacce iraniane e a evitare possibili intenzioni militari preventive.  La protezione di Giordania, Egitto e Arabia Saudita  dovrebbe inoltre ridurre le tensioni locali e favorire le iniziative per l'attenuazione dei conflitti regionali. Il riconoscimento da parte americana che l'Iran  non costituisce una minaccia missilistica diretta agli USA può alleviare il confronto retorico fra i due paesi, senza ignorare le effettive minacce che i missili iraniani possono rappresentare a livello continentale.

Ritornando agli aspetti militari, si osservi che mentre qualunque sistema antimissile balistico è irrilevante contro armi nucleari, in quanto non può garantire l'efficacia totale necessaria per evitare una distruzione inaccettabile e quindi non può modificare la strutturazione strategica di un paese, diventa efficace una difesa, anche imperfetta, da missili con testate convenzionali o anche chimiche, armi che richiedono un impiego massiccio per avere  effetti considerevoli. E il nuovo sistema europeo di contrasto a missili a corta e media portata si candida in particolare a una tal funzione


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