Piccoli musei scientifici,
di qualità, già esistono a Roma, ma spesso sono poco noti, poco valorizzati, e
restano esclusi dal grande circuito turistico più classico. Altri sono da tempo
in gestazione ma la carenza di risorse adeguate e di giusta lungimiranza
politica ne fanno dei progetti di serie B.
Eppure la fame di scienza è alta da
sempre, e viene registrata puntualmente ogni volta che la città organizza
mostre ben fatte su temi anche apparentemente di nicchia. Ciò che certamente
manca alla capitale d’Italia è una città della scienza vera e propria, una
struttura di nuova generazione al pari – se non migliore
– di quelle da decenni già presenti nelle principali metropoli europee e
internazionali. Da lungo tempo Roma riflette e lavora per dotarsi
di una struttura all’altezza del suo ruolo, e nonostante a inizio millennio ci
sia andata molto vicina, fino ad oggi non si è mai giunti ad un risultato
compiuto.
Finalmente, però, i tempi sono maturi per portare a buon fine
l’iniziativa. Partendo dall’ottima esperienza avviata in passato, Roma potrà
progettare una realtà davvero innovativa, un luogo che sia anche spazio sociale
e che renda più fruibile, quindi che potenzi, la cultura scientifica. Lo farà
sfruttando anche ciò che altre città non possiedono, ossia quel
patrimonio archeologico e artistico che rende la capitale italiana unica.
Nel
1998, un enorme impulso al progetto iniziale derivò dalla lungimiranza e dalla
volontà di una figura di spicco come quella di Antonio Ruberti, che creò uno
specifico settore della Sovrintendenza comunale dedicato ai Musei Scientifici e
all'avanzamento della cultura scientifica, nominò una commissione di esperti di
altissimo livello per delineare le linee guida del progetto e approntò un procedimento
amministrativo caratterizzato da una stringente logica operativa. Tutt’oggi,
l’iter procedurale seguito allora resta un esempio di buona pratica e un
patrimonio a cui attingere con generosità.
L’importante novità delle
ultime ore è l’identificazione di una location disponibile, che ospiterà la
struttura all’interno di un’area più ampia, protagonista di un progetto
articolato di rigenerazione urbana. In passato, un punto di impasse fu proprio
la mancata disponibilità di uno spazio adatto.
La Città della Scienza di
Roma sorgerà al posto di una ex caserma, un tempo sede di un centro produttivo
di materiale elettronico e di precisione, in zona Flaminio, un’area cittadina di
grande fascino, che già vanta importanti presenze culturali come l’Auditorium e
il MAXXI. Qui, 27mila metri quadrati saranno destinati agli spazi
espositivi che si conta di inaugurare entro il 2017.
Nella
progettazione della struttura, oggi come in passato, si inizierà dai contenuti,
per dedicarsi solo in un secondo tempo alla veste architettonica.
La museologia scientifica a cui fare riferimento
per la pianificazione di una nuova struttura è quella che valuta
realisticamente gli obiettivi, misurando l’impatto di un nuovo museo su più
fronti: personale, sociale, politico, economico. La ECSITE (European Network of
Science Centres and Museums) ha raccolto studi che quantificano l’influsso di
simili centri museali, in termini di potenziamento e diffusone della
cultura scientifica, di impatto durevole sul comportamento e sulle attitudini
dei visitatori rispetto ai temi trattati, sull’apprendimento intergenerazionale
e sul miglioramento del rapporto fra pubblico e comunità scientifica.
La Città della Scienza di Roma sarà di un polo scientifico di rilevanza internazionale in grado di accogliere, esporre e rendere accessibile al grande pubblico il sapere scientifico e tecnologico in tutte le sue evoluzioni e articolazioni, ma anche di promuovere la conoscenza scientifica, di sperimentarla e di diffonderla, stimolando la curiosità dei giovani e risvegliando l'interesse delle generazioni adulte. Insomma, una Città della Scienza per tutti.