I paesi europei “industrializzati” sono davvero più immuni rispetto agli altri quanto a sicurezza alimentare? A guardare le statistiche sembrerebbe di no. Anzi, in molti casi la maglia nera per numero di infezioni batteriche da cibo nell'uomo spetta agli alfieri dell'Ue, Germania in primis, mentre l'Italia pare cavarsela un po' meglio.
Questi i risultati che emergono da un dossier pubblicato lo scorso 19 febbraio dall'EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) sui focolai delle malattie a trasmissione alimentare in Europa nel 2012.
Il report, che viene pubblicato annualmente, raccoglie tutte le informazioni prodotte da ognuno dei 27 stati membri dell'Unione Europea a proposito delle cosiddette zoonosi, malattie trasmissibili direttamente o indirettamente tra animali ed esseri umani, ad esempio tramite il consumo di cibi contaminati o il contatto con animali infetti.
Il primo dato che emerge dallo studio è una “classifica” delle infezioni da animale a uomo più diffuse in Europa. Al primo posto quella prodotta dal Campylobacter, un batterio resistente al congelamento che può trovarsi in alcuni alimenti come le carni crude non trattate, che provoca nell'essere umano la campilobatteriosi, caratterizzata da diarrea, febbre, nausea e crampi addominali, e che ha visto più di 200 mila casi solo nel 2012. Subito dopo per diffusione in Europa troviamo la salmonellosi che però ha registrato un continuo calo nel corso degli anni.
Come indica la relazione, ciò è dovuto principalmente al successo dei programmi di controllo della salmonella attuati dagli Stati membri dell’Ue e dalla Commissione europea nel pollame. La maggior parte degli Stati membri ha raggiunto il proprio obiettivo per la riduzione della Salmonella negli allevamenti avicoli.
Oltre a queste, l'EFSA ha monitorato anche l'infezione da Escherichia coli, patologia con conseguenze molto gravi per l'uomo di cui sono stati verificati 5671 nuovi casi, e la listeriosi - al quarto posto con 1642 casi - un'infezione batterica che può provocare tra le altre cose patologie gravi come peritonite, meningite, paralisi dei nervi cranici e perdita motoria. Seguono, anche se a distanza, rispettivamente la febbre Q, che sebbene sia rara da contrarre per l'uomo, ha comunque contato 643 nuovi casi, e la brucella, 328 casi, una rara forma di febbre morbosa.
Con 301 casi troviamo la trichinellosi, una malattia zoonotica parassitaria di origine alimentare causata da vermi nematodi del genere Trichinella. Nell’uomo la malattia provocata dal consumo di carne infetta da trichine può essere grave e pericolosa per la vita. Chiude la classifica la tubercolosi bovina con soli 125 casi in tutta Europa, una malattia che può diffondersi nel bestiame ad esempio attraverso starnuto di animali infetti e che può passare all'uomo sia attraverso la carne che bevendo latte non pastorizzato.
Come emerge dal grafico però, la differenza tra il numero di casi accertati e i dati sulla mortalità è ancora globalmente molto elevata, anche se da caso a caso si notano divergenze significative. Non è così difficile ad esempio entrare in contatto con la salmonellosi o con la campilobatteriosi, ma i tassi di mortalità sono oggi molto bassi, rispettivamente dello 0,06% e dello 0,01%. Diverso è invece il caso della listeriosi, dove le morti rappresentano ancora il 12% dei casi accertati, o della West Niles Fever dove il tasso di mortalità si attesta intorno al 9,5%.
E in Italia? Con una parziale differenza rispetto al trend europeo, nel nostro paese nel 2012 a farla da padrona è stata senza dubbio la salmonellosi con 1453 nuovi casi, una media di 4 al giorno, il doppio dei casi di Campylobacter, mentre all'ultimo posto troviamo la tubercolosi da bovino, con soli 9 casi.
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Al di là delle statistiche però, è fuor di dubbio però che la più nota di queste patologie sia ancora oggi la salmonellosi, sebbene negli ultimi anni abbiamo assistito a una rapida diminuzione dei casi in tutta Europa, passando dai 134 mila del 2008 ai 90mila del 2012, al contrario del Campylobacter che nello stesso periodo ha visto aumentare le infezioni annue da 190 mila di 5 anni fa alle 215 mila del 2012. Riflettendo questa volta appieno il trend europeo, anche nel nostro paese in soli 4 anni, dal 2008 al 2012, i nuovi casi di salmonellosi sono drasticamente diminuiti, passando da 6662 a 1453, il 75% in meno.
Passando invece all'incidenza nei singoli paesi, i dati EFSA mostrano che il primato è senza dubbio tedesco con più di 20mila nuovi casi, il doppio della seconda in classifica, la Repubblica Ceca. L'Italia con i suoi 1453 casi è al 15 posto in classifica, dato molto significativo se consideriamo gli stati che occupano le prime posizioni. Al contrario di quanto si può immaginare infatti, sono i paesi cosiddetti “ricchi” a cavarsela peggio con il maggior numero di casi e ospedalizzazioni: Regno Unito, Francia, Belgio, Svezia, Finlandia e Olanda.
Un ulteriore aspetto esaminato nel report dell'EFSA riguarda i nostri animali domestici e le possibili infezioni trasmissibili all'uomo, in particolare toxoplasmosi e rabbia.
La prima nel 2012 non ha prodotto infezioni nell'uomo, mentre si sono verificati due casi di esseri umani contagiati con il virus della rabbia, entrambi risultati mortali. Il pericolo per l'uomo dunque pare a prima vista scongiurato, ma ben diversi sono i numeri che raccontano i casi accertati negli amici a quattro zampe, specie gatti e cani. Riguardo alla toxoplasmosi la maglia nera va certamente e nuovamente alla Germania, seguita da Spagna, Finlandia e Svizzera.
Qui il nostro paese non compare, diversamente dalla classifica che riporta i casi di rabbia, in cui l'Italia compare addirittura al terzo posto per numero di casi nei cani, circa a pari merito con la Romania.
Anche nel caso delle infezioni sugli animali domestici dunque, i dati sembrano confermare le osservazioni precedenti, suggerendo ancora una volta una differenza sempre più sottile tra paesi cosiddetti ”sviluppati” d'Europa e quelli considerati ancora in cammino.