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La mia avventura nella Abilitazione Scientifica Nazionale

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Da pochi mesi sono stati pubblicati i risultati della Abilitazione Scientifica Nazionale 2012 che doveva selezionare su basi oggettive i ricercatori con i requisiti per insegnare nelle università pubbliche italiane come professori ordinari o come professori associati. Anche io ho partecipato, nel settore biomedico, alla “tornata 2012”.
Ho voluto fare un esperimento: esaminare la qualità della selezione operata dalle diverse commissioni di Biologia.
I dettagli di questo curioso reversal of fortune tolstoiano sono spiegati qui sotto. Sono emerse similitudini, differenze e qualche proposta per migliorare il sistema di valutazione. Questo piccolo esperimento comparativo è frutto di un stimolo alla base di molte sperimentazioni: l’ignoranza. Non facendo parte del sistema universitario non avevo molta idea a che settore concorsuale applicare. Armato di tempo e di molta pazienza ho studiato il metodo di selezione, di cui Scienzainrete si è già occupata.
I miei indicatori biometrici per molti dei settori di biologia superavano due delle tre soglie previste. Avendo pochi articoli scientifici ma abbastanza citati, in molti casi non superavo la soglia del numero di pubblicazioni, ma ero ampiamente al di sopra di quella delle citazioni medie e del “contemporary H-index”.
Ho quindi deciso di fare domanda per tutti i settori di Biologia per i quali pensavo di possedere titoli, non trovando nessuna norma che vietasse esplicitamente applicazioni multiple. Nello specifico per Biologia ho applicato a 05/B1 (Zoologia), B2 (Anatomia Comparata e Citologia), E2 (Biologia Molecolare), F1 (Biologia Applicata), H2 (Istologia), I1 (Genetica e Biologia dei Microorganismi), oltre che 06/A1 (Genetica Medica) in medicina.

Visto che i miei “numeri” superavano spesso due delle tre soglie sia per II fascia (abilitazione a professore associato) che per I fascia (abilitazione a professore ordinario), in molti casi ho applicato ad entrambe. Ho sottomesso lo stesso curriculum con gli stessi numeri, a 7 settori per un totale di 14 applicazioni, con buona pace della mia assistente che ha rapidamente scoperto di dover riempire gli stessi campi per quattordici volte.
Insomma, un esperimento con 7 campioni, di cui un controllo positivo (sono un biologo molecolare) e un controllo negativo (non sono un medico).

Come spesso accade negli esperimenti, le indicazioni più interessanti sono derivate dai risultati inaspettati. I giudizi, infatti, delle nove applicazioni non andate a buon fine dicono che in alcuni casi le tematiche che affronto non sono coerenti con quelle di un dato settore concorsuale (sono un candidato inappropriato) o che non ho affrontate con abbastanza successo (candidato insufficiente). Qui sotto il sommario della mia situazione ora che la valutazione è terminata (i giudizi completi sono pubblici e scaricabili).

Come atteso, ma non senza qualche sorpresa, ho scoperto di essere un biologo molecolare, ma anche un citologo e un genetista medico alle prime armi; di non essere né uno zoologo; né un genetista o microbiologo; di essere decisamente ancora troppo acerbo per l’istologia; deduco infine di andare molto bene come biologo applicato.
La maggior parte delle commissioni ha deciso se rientravo nel campo o meno e se avevo sufficiente esperienza per la fascia in questione. Le commissioni di citologia (05B2) e genetica e microbiologia (05I1), mi hanno giudicato inappropriato nel giudizio di I fascia, ma appropriato per la II. Inoltre, considerata la coincidenza di candidato, settore e composizione della commissione, curiosamente quasi nessuna commissione ha riciclato la parte valutativa del giudizio, ad eccezione di quella di Istologia (05H2). Uno sguardo alla lista degli applicanti e abilitati nelle commissioni in questione indica che non sono stato ovviamente l’unico ad applicare per più settori e che i diversi settori hanno registrato un numero di applicanti e abilitati altamente variabile, in pressoché tutte le combinazioni possibili (tanti applicanti, pochi abilitati, pochi applicanti, quasi tutti abilitati, ecc.), con presumibilmente poco riguardo delle effettive necessità di personale nei settori in questione.

Se dovessi scrivere la discussione di un lavoro scientifico che si basa sui dati e analisi di cui sopra, ispirandomi a Tolstoj direi che la maggior parte delle commissioni in questione ha fatto bene, e in questo molte commissioni si sono inutilmente assomigliate, con ingenti duplicazioni del lavoro e conseguente spreco di risorse. Le poche che hanno fatto meno bene hanno trovato modi diversi di farlo. Questo “principio di Anna Karenina” (Happy families are all alike; every unhappy family is unhappy in its own way) è in realtà studiato nella teoria dei sistemi complessi. Il principio viene usato ripetutamente per predire il comportamento di situazioni con molte variabili. Il noto biologo-etologo-ecologo Jared Diamond, per esempio, l’ha usato in Armi, acciaio e malattie per spiegare perché solo alcuni animali siano stati addomesticati. Basta che un animale non possedesse uno dei molteplici tratti necessari per l’addomesticazione per renderla impossibile in molti modi diversi, a seconda dell’animale in questione.
Più semplicemente come in un auto con molti pezzi, molti si possono guastare, lasciandoci per strada per ragioni sempre diverse. Da qui la celebre frase di Henry Ford “quello che non c’è non si rompe”, riferita alla semplicità della Ford Model T.

Quando lo applichiamo all’Abilitazione Scientifica Nazionale, il principio di Anna Karenina suggerisce che il sistema di valutazione nella sua presente forma è fragile perché troppo complesso. La fragilità è testimoniata dai numerosi ricorsi al TAR, un organo non necessariamente competente a valutare l’operato di commissioni scientifiche (come il recente caso Stamina ci insegna), ma estremamente efficiente nel rimettere in discussione i risultati dell’abilitazione per ragioni diverse. Per irrobustire il sistema si potrebbe tornare al Model T, cioè semplificare, creando poche commissioni (chiaramente con molti più commissari). Idealmente, potrebbe esserci una commissione per disciplina (una per Biologia, una per Medicina, una per Fisica, ecc.). Ogni candidato potrebbe presentare una singola applicazione, indicando un massimo di 3 discipline, visto che esistono pur sempre i bio-chimici medici e i Jared Diamond. Ogni commissione potrebbe giudicare se abilitare o meno un candidato, per quale fascia e, se si vuole essere più specifici, anche i settori per cui il candidato è appropriato. Ogni commissione potrebbe abilitare tutti i candidati che lo meritano, con un occhio al numero minimo necessario per coprire ogni disciplina per il quadriennio per il quale l’abilitazione è valida. 

La tornata 2013 dell’abilitazione è partita con criteri simili a quelli del 2012 e non mi è chiaro se e come il nuovo ministro metterà mano al sistema. I problemi emersi dalla mia riflessione introspettiva nella condizione di esaminato sono probabilmente la punta di un iceberg, considerato che il mio ambito scientifico beneficia pur sempre di criteri bibliometrici oggettivi e accurati. Mi auguro che anche il ministro Stefania Giannini sia un estimatore di Lev Tolstoj e ne apprezzi gli insegnamenti.

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