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Luci della ribalta per Dragon V2

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Davvero emozionanti gli scroscianti applausi e la cornice di festa che il 21 luglio 2011 accompagnarono l'atterraggio dello Shuttle Atlantis. Con quella perfetta manovra che concludeva la missione STS-135 si presentava al capolinea anche l'ultimo degli Space Shuttle. Trent'anni dopo lo storico decollo del Columbia - era il 12 aprile 1981 - si chiudeva dunque un importante periodo della scienza spaziale Americana. Un'autentica epopea, costellata di momenti esaltanti e importanti progressi tecnologici e scientifici: gli Shuttle hanno giocato un ruolo chiave nella costruzione della Stazione spaziale internazionale, hanno fatto instancabilmente la spola trasportando astronauti e scienziati, hanno permesso di lanciare, recuperare e riparare satelliti. Un'epopea, purtroppo, rattristata da momenti altamente drammatici, con le ben note tragedie del Challenger (28 gennaio 1986) e del Columbia (1 febbraio 2003).

Da quell'ultimo e osannato atterraggio dell'Atlantis, però, gli Stati Uniti hanno perduto la loro capacità di mandare autonomamente nello spazio i loro astronauti. La decisione della NASA è stata sì la diretta conseguenza dei tagli voluti dall’amministrazione Obama, ma sarebbe stato comunque impossibile per un veicolo ormai datato come lo Shuttle prestare servizio ancora per molto. Da tre anni, dunque, gli avvicendamenti dell'equipaggio della Stazione spaziale, il cambio delle apparecchiature per gli esperimenti e gli indispensabili approvvigionamenti sono garantiti dalla Russia e dai suoi lanciatori. Evitando di addentrarci in considerazioni politiche, è chiaro che la perdita di autonomia nel lancio degli astronauti è un grave colpo all’autostima della NASA, ma non è certo di minor impatto il risvolto economico. Un posto a sedere sul Soyuz russo, infatti, costa la bellezza di 71 milioni di dollari (senza poi contare il fastidio di dover partire dal Kazakistan…).

Con la sofferta decisione di chiudere l’era degli Shuttle la NASA non ha comunque fatto un salto nel vuoto. Tre società private (SpaceX, Boeing e Sierra Nevada Corp.) stanno infatti collaborando con l’ente spaziale americano per lo sviluppo di veicoli innovativi, affidabili e - fattore altrettanto cruciale - più economici di Soyuz. Un progetto davvero importante il cui valore complessivo ammonta a quasi un miliardo e mezzo di dollari. I primi risultati concreti per quanto riguarda il trasporto commerciale si sono visti nell’ottobre 2012 con il lancio della capsula Dragon verso la Stazione spaziale internazionale. La navetta, prodotta dalla SpaceX e lanciata con un vettore Falcon 9, ha portato a termine il suo compito (missione SpaceX-1) senza intoppi, un successo replicato altre due volte: nel marzo 2013 (SpaceX-2) e nel maggio scorso (SpaceX-3).

Una decina di giorni dopo la conclusione dell'ultima missione di Dragon, con una scelta di tempo davvero azzeccata, il fondatore e CEO di SpaceX Elon Musk ha presentato lo stadio successivo del progetto. Nel corso di una cerimonia trasmessa anche in diretta streaming, Musk ha presentato il prototipo delle capsule Dragon progettate per il volo umano. Al di là dell'aspetto accattivante che in genere ci si attende da ogni prototipo, Dragon V2 - questo il nome della navetta - presenta caratteristiche davvero innovative. Anzitutto è stata progettata per accogliere un equipaggio di sette astronauti, un avanzamento importante rispetto a Soyuz, che è in grado di ospitarne solamente tre. E' inoltre equipaggiata con quattro coppie di motori SuperDraco, il cui compito non è solo quello di garantire una via di fuga in caso di malfunzionamento al lancio, ma anche quello di permettere un'innovativa strategia di rientro al termine della missione. Gli otto motori e un sistema di zampe retrattili le permetteranno infatti atterraggi precisi e morbidi, “esattamente come un elicottero” ha spiegato Musk. Per ragioni di sicurezza Dragon V2 disporrà comunque del normale sistema di paracadute che assicurerà le procedure di emergenza in caso di malfunzionamento dei motori. Un altro importante avanzamento rispetto alle capsule attuali è la capacità di attraccare in modo autonomo alla Stazione spaziale, cioè senza dover ricorrere all'intervento del braccio robotica.

Stando sempre alle parole del fondatore di SpaceX, le nuove navette potrebbero prendere servizio nel 2017 e alla NASA il trasporto di un astronauta costerebbe meno di 20 milioni di dollari. E' certamente troppo presto per concludere che sarà proprio Dragon V2 o una sua evoluzione a raccogliere l'eredità dello Shuttle, anche perché Boeing e Sierra Nevada non butteranno certo la spugna. Dopo la presentazione del prototipo di SpaceX, però, si è fatta molto più concreta la speranza che, nel giro di pochi anni, l'astronautica made in USA potrà finalmente ritrovare gli antichi splendori.


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