Ci siamo. Finalmente possiamo goderci le fantastiche immagini ravvicinate del nucleo bitorzoluto della cometa scoperta nel 1969 da Klim Churyumov e Svetlana Gerasimenko e che ora porta il loro nome.
La prima parte del difficile compito che da dieci anni grava sulle spalle della sonda Rosetta possiamo dunque archiviarla come un pieno successo. Eppure la missione non era proprio cominciata sotto buoni auspici. Rosetta, infatti, avrebbe dovuto salpare nel gennaio 2003 e correre incontro alla cometa 46P/Wirtanen.
Un mese prima della partenza, però, un Ariane 5 - il vettore deputato a lanciare Rosetta nella sua avventura - manifestò qualche problema durante le fasi iniziali di una missione (avrebbe dovuto mettere in orbita i due satelliti HotBird e Stentore) e lo si dovette far esplodere a una quota di circa 70 km. Quell'improvvisa perdita di affidabilità del lanciatore impose all'ESA di non mettere a rischio una missione così importante (una cosiddetta Cornerstone Mission) e, soprattutto, costosa (un miliardo di euro in valuta attuale).
Il rinvio, però, avrebbe comportato una completa riprogettazione della missione, a cominciare dalla necessità di individuare una destinazione finale tutta nuova. La scelta cadde su un'altra cometa appartenente al foltissimo gruppo delle cosiddette comete della famiglia di Giove, la 67P/Churyumov-Gerasimenko. Un cambio che avrebbe reso ben più impegnativa la rincorsa alla cometa. Anziché gli otto anni previsti dal piano di volo originario, Rosetta avrebbe dovuto viaggiare per più di dieci anni prima di giungere nei pressi del suo obiettivo. Per ottimizzare il percorso, inoltre, sarebbero stati necessari ben quattro flyby planetari, tre con la Terra e uno con Marte.
Rosetta’s twelve-year journey in space (fonte ESA)
Superati tutti i dubbi sull'affidabilità di Ariane 5 e dopo un ultimo rinvio tecnico di qualche giorno, il 2 marzo 2004 Rosetta spicca finalmente il volo. Da manuale i tre flyby con il nostro pianeta (4 marzo 2005, 13 novembre 2007 e 12 novembre 2009), come pure quello con Marte del 25 febbraio 2007. Un passaggio, quest'ultimo, particolarmente complicato, tanto che vi fu chi lo definì l'azzardo da un miliardo di euro.
Non si pensi che, durante il lungo viaggio, Rosetta se ne sia stata con le mani in mano: ben due gli asteroidi avvicinati e fotografati. Il primo fu 2867 Steins, una montagna spaziale di 6 chilometri ripresa nel settembre 2008 da circa 800 chilometri di distanza, seguito nel settembre 2010 da 21 Lutetia, ripreso da circa 3100 chilometri di distanza. Con i suoi 100 chilometri di diametro, quest'ultimo è il più grande asteroide visitato da una sonda.
La distanza dal Sole, però, comincia a farsi sentire e i due pannelli solari, benché lunghi 14 metri e con una superficie complessiva di 64 metri quadrati, non riescono ad alimentare correttamente tutti i sistemi. Il piano di volo prevede dunque che nel giugno 2011 venga attivata una sorta di ibernazione, un lungo sonno strumentale dal quale la sonda è stata destata solamente nel gennaio di quest'anno. Ormai per Rosetta la parte solitaria della sua lunga marcia sta per concludersi: il suo incontro con la cometa è fissato per l'inizio di agosto.
Puntualmente, dopo un viaggio di quasi 6 miliardi e mezzo di chilometri percorso in 10 anni cinque mesi e quattro giorni, lo scorso 6 agosto Rosetta giunge dunque a destinazione, confermando che gli esperti di dinamica spaziale dell'ESA che dovevano programmare gli aggiustamenti di rotta della sonda hanno fatto un ottimo lavoro. Ora bisogna apportare gli ultimi ritocchi per trasferire la sonda in orbita stabile intorno al nucleo cometario, portandola prima su un'orbita ellittica (circa 10 chilometri per 30) e poi sulla definitiva orbita circolare (10 chilometri).
Inizierà a quel punto il paziente lavoro di mappatura del nucleo che dovrà indicare il luogo più sicuro per l'approdo di Philae, il lander che il prossimo novembre si poserà delicatamente sul nucleo della 67P/C-G e che, per almeno una settimana, con i dieci strumenti a sua disposizione andrà a caccia dei segreti che racchiude. A questa dettagliata conoscenza del nucleo cometario contribuiranno in modo altrettanto significativo gli undici esperimenti ospitati a bordo della stessa Rosetta. Neppure la famosa flottiglia di sonde spaziali che nel 1986 attesero al varco la cometa di Halley era così attrezzata e agguerrita.
Non è un caso che per la missione sia stato scelto il nome di Rosetta. Quel grosso frammento di stele e il suo messaggio vergato in geroglifico, demotico e greco divennero per Jean François Champollion il grimaldello per violare la misteriosa scrittura degli antichi Egizi. L'ESA e i numerosi centri di ricerca europei che hanno lavorato a questa missione sono certi che Rosetta ci possa consegnare informazioni cruciali che ci permetteranno non sono di comprendere meglio i meccanismi che caratterizzano le comete, ma soprattutto di gettare nuova luce sulle origini del nostro Sistema planetario. Le comete, infatti, sono gli oggetti del Sistema solare che più di tutti ci possono fornire preziosi indizi sulle epoche più remote.
Le fantastiche immagini dei giorni scorsi, insomma, sono solo l'antipasto. E non si pensi che per Rosetta la parte rischiosa della missione sia ormai alle spalle. Accompagnando la cometa nel suo giro di boa intorno al Sole (il passaggio al perielio di 67P/C-G è previsto il 13 agosto 2015), la sonda dovrà fare i conti con un ambiente sempre più turbolento. Saranno quei momenti che ci mostreranno veramente di che pasta è fatta.
Per approfondire
Sito ufficiale ESA
Wikipedia