"Lo devo vaccinare il mio bambino di tre anni? E con che vaccino, voglio dire con adiuvante o no?"
Sull'influenza le domande delle mamme si fanno più sofisticate, si vorrebbe poter rispondere sì o no, ma non sempre ci sono dati per poterlo fare.
Il caso dell'adiuvante è emblematico. Tanti si chiedono cosa sia di preciso, e perché aggiungerlo ai vaccini, e perché ci siano vaccini con adiuvante e altri senza, e quali si debbano fare ai bambini o alle donne in gravidanza, per esempio.
L'adiuvante si aggiunge ai vaccini per aiutare la risposta immune, che così è più vivace e il vaccino funziona meglio.
Ma facciamo un passo indietro.
Una volta i vaccini si preparavano con il virus intero - proprio quello contro il quale ci si voleva proteggere - che prima veniva ucciso o inattivato. Adesso i vaccini si fanno con una sola delle proteine del virus (certe volte non serve nemmeno tutta la proteina, ne basta un pezzo). Così il vaccino è più pulito e lo si può preparare più in fretta. Ma con preparazioni purificate la risposta immune è molto meno vivace che col virus intero, e allora serve l'adiuvante. Ma a chi è venuta l'idea dell'adiuvante? A Gaston Ramon un veterinario dell'Istituto Pasteur nel 1920 a Parigi. Aveva notato che i cavalli a cui davano la tossina per proteggerli dalla difterite avevano una risposta immune più vivace se c'era un po' di infiammazione nella sede di iniezione. Così si sono cominciate a usare sostanze che dessero un po' di infiammazione e si è cominciato con briciole di pane e tapioca. Dopo si è passati ai sali di alluminio, che è un adiuvante un po' debole a dire il vero ma è ancora usato in molti vaccini. Gli adiuvanti che Glaxo e Novartis hanno messo nei vaccini per l'influenza pandemica sono emulsioni di olio in acqua. Questo tipo di adiuvanti - indicati con le sigle AS03 e MF59 - si usano in Europa dal 1977 e sono stati usati anche nei vaccini per H5N1, l'influenza degli uccelli. Per quell'influenza l'adiuvante è necessario, perché senza la risposta immune è debole. Ma per H1N1 pandemica le cose sono un po' diverse: gli studi appena conclusi hanno fatto vedere che 15 microgrammi di vaccino – la stessa quantità che si usa per l'influenza stagionale – provoca una buona risposta immune senza bisogno di adiuvante. Certo con l'adiuvante si può usare meno vaccino, e così ce n'è per vaccinare più persone, e si è protetti più a lungo.
Ma l'adiuvante fa male ? Piccoli fastidi, soprattutto dolore e un po' di gonfiore nella sede dell'iniezione e affaticamento, ma quello che preoccupa chi deve autorizzare la messa in commercio dei farmaci è che gli adiuvanti in teoria possano indurre una risposta immune generalizzata (come succede nell'artrite reumatoide, per esempio ). Ci sono studi negli animali che indicano che questo in teoria può succedere.
Chi produce i vaccini GlaxoSmithKlein, per esempio, ha dati preliminari per dire che è una possibilità molto remota: non si è verificata mai in 26.000 persone trattate con MF59 in 44 studi controllati nell'ambito della vaccinazione stagionale. Novartis ha usato 40 milioni di dosi di vaccino adiuvato negli ultimi anni, sempre per l'influenza stagionale, senza che siano emersi per quello che si sa problemi particolari. Ma tutti questi studi sono stati fatti negli anziani, e la loro risposta all'adiuvante è più debole. Dati di risposta all'adiuvante nei bambini e nelle donne in gravidanza ce n'è pochi o nulla e per loro le autorità di salute degli Stati Uniti hanno raccomandato vaccino non adiuvato, salvo in casi particolari. Direttive europee invece non ce ne sono, ed è un peccato, qui una posizione comune servirebbe certamente, per l'influenza e ancora di più per l'Europa. Ciascuno degli stati membri farà invece per conto suo. Per esempio, la Francia ha approvato a metà novembre la commercializzazione di un vaccino contro l'influenza A senza adiuvante, prodotto dalla casa farmaceutica Sanofi Pasteur: un'occasione persa per fare sentire l'esistenza dell'Europa ai cittadini del continente.
Squalene: una parola minacciosa
Squalene, chi era costui? verrebbe da dire questa volta. E'
un olio, ce l'hanno le piante, gli animali e l'uomo. Lo fabbrica il nostro
fegato e circola nel nostro sangue e c'è
in tanti dei cibi che prendiamo. E nei vaccini
per l'influenza. Quello dei vaccini è estratto dall'olio di pesce, soprattutto dal fegato
degli squali. Serve ad aiutare la risposta immune (adiuvante) così il vaccino
funziona meglio e ne serve anche di meno. Ma lo squalene da solo non è un adiuvante,
bisogna mescolarlo con l'acqua e farne un'emulsione (nel vaccino per H1N1 ci
sono 9,75 milligrammi di squalene e 1,175 di polisorbato). La gente ha paura
perché i vaccini addizionati con squalene avrebbero creato tanti problemi ai soldati americani della guerra del Golfo.
Problemi da poco (dolori muscolari o alle articolazioni, mal di testa) ma anche
più gravi come convulsioni, sclerosi multipla e persino tumori del cervello.
Sarà vero? No, ecco perché. Durante
"Desert Storm" tanti soldati americani e inglesi hanno avuto il vaccino dell'antrace,
conteneva adiuvante. A distanza di anni
molti soldati si ammalarono. Quasi tutti
avevano anticorpi antisqualene. Da lì a
dire che la causa delle malattie dei veterani era lo squalene dei vaccini il
passo è stato breve. Poi qualcun altro ha voluto vederci chiaro, ha
scoperto che:
1. gli adiuvanti dei vaccini usati per i militari non
contenevano squalene;
2. molti di noi – incluso chi non ha mai ricevuto vaccini
adiuvati con squalene – ha anticorpi
antisqualene;
3. chi riceve vaccini adiuvati con squalene non ha più anticorpi
di chi non è mai stato vaccinato. Così la teoria dello squalene e della guerra
del Golfo cade.
Una cosa è sicura, lo squalene con i disturbi dei veterani della guerra del Golfo non c'entra nulla e
gli anticorpi antisqualene non venivano dal vaccino. E c'è un'altra cosa quasi sicura, in medicina tante volte le cose
non sono come appaiono a prima vista.