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Il profumo della cometa

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E' dall'inizio di agosto che gli strumenti dell'esperimento ROSINA (Rosetta Orbiter Sensor for Ion and Neutral Analysis) a bordo della sonda Rosetta stanno esaminando i vapori prodotti dalla cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko nel suo graduale avvicinamento al perielio (il giro di boa attorno al Sole avverrà il prossimo 13 agosto).
I primi dati raccolti dagli strumenti sono già stati diffusi a settembre nel corso dell'EPSC 2014 (European Planetary Science Congress 2014) tenutosi a Cascais, in Portogallo - qui le sintesi della prima e della seconda relazione del team internazionale che gestisce l'esperimento.

ROSINA è un esperimento complesso, composto da tre distinti strumenti: due spettrometri di massa (DFMS e RTOF), le cui capacità si integrano a vicenda, e un sensibile rilevatore di pressione (COPS). Progettati e realizzati da una decina di Istituti di ricerca, gli strumenti di ROSINA hanno come obiettivo la determinazione della composizione della chioma della cometa, la misurazione delle temperature e delle velocità dei gas e degli ioni che la compongono e l'individuazione delle reazioni chimiche che vi si svolgono. Un obiettivo ambizioso, ma alla portata dei delicati strumenti dell'esperimento. Basti dire che i due spettrometri sono in grado di individuare gli elementi chimici entro un intervallo di massa estremamente ampio che va da 1 a 300 uma (unità di massa atomica). Il che significa che riescono a rilevare sia un singolo atomo di idrogeno sia complesse strutture quali le molecole organiche.
L'elevata risoluzione delle misurazioni, inoltre, permette di distinguere tra loro composti con massa davvero molto simile, per esempio CO da N2 oppure 13C da 12CH, consentendo di costruire una mappatura davvero accurata e attendibile degli elementi e dei composti chimici presenti nella chioma della cometa. Per di più una mappatura realizzata in loco, come non accadeva dai tempi della sonda Giotto allorché - era il 13 marzo 1986 - quella storica sonda transitò a poco meno di 600 chilometri dal nucleo della cometa di Halley. Ora abbiamo la possibilità di analizzarle la chioma di una cometa da una distanza di pochi chilometri.
I dati finora raccolti (dopo quelle di agosto sono state compiute nuove rilevazioni) hanno permesso anzitutto di scoprire come la chioma della cometa, benché l'oggetto celeste attualmente si trovi a più di 400 milioni di chilometri dal Sole, sia sorprendentemente ricca di composti chimici. Il rapporto tra questi composti all'interno della chioma non è costante, ma varia in modo piuttosto significativo: considerando, per esempio, il monossido di carbonio, si passa da regioni in cui è abbondante quanto l'acqua ad altre in cui il suo rapporto si riduce a solo un decimo. Le quantità rilevate sono ancora esigue - la produzione di materiale volatile andrà aumentando sempre più man mano la cometa si avvicinerà al perielio - ma hanno comunque permesso ai ricercatori di farsi un'idea di quale potrebbe essere l'aroma della chioma cometaria.

Kathrin Altwegg (Università di Berna), Principal Investigator dell'esperimento ROSINA, descrive così in una nota stampa diffusa qualche giorno fa il possibile effluvio emanato dalla cometa: “Si tratta di un profumo piuttosto forte, un misto tra l'odore sgradevole di uova marce (acido solfidrico), quello pungente dello stallatico (ammoniaca) e quello soffocante della formaldeide, il tutto miscelato con il tocco amarognolo al sapore di mandorla dell'acido cianidrico. Ora aggiungiamo, in parti uguali, una punta alcolica (metanolo) e un tocco d'aceto (anidride solforosa) e, per finire, un pizzico di aroma dolciastro (solfuro di carbonio). Ed ecco realizzato il profumo della nostra cometa.”

Decisamente poco poetico, insomma, l'olezzo che lascia dietro di sé la cometa 67P/C-G. Anche se, con le quantità in gioco, per riuscire a percepirlo bisognerebbe essere dotati di un fiuto da cane da tartufi. Fortunatamente, poi, tutti quei composti maleodoranti sono abbondantemente diluiti in quelle che sono le componenti principali della chioma cometaria: acqua e anidride carbonica (praticamente acqua gassata) integrate da monossido di carbonio.
Al di là del gioco del profumo, la determinazione accurata della composizione della chioma cometaria potrà permettere di giungere a stabilire la composizione della cometa stessa.
I ricercatori potranno così indagare sulle differenze tra le comete che, come la 67P/C-G, provengono dalla Fascia di Kuiper e quelle che, come la Siding Spring passata di recente nei pressi di Marte, provengono invece dalla più distante Nube di Oort. Racchiuse in quelle composizioni ci potrebbero essere le risposte a molti dubbi riguardanti la primissima infanzia del nostro Sistema planetario.

Per approfondire:  
ROSINA Homepage - Università di Berna

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