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Rosetta e Philae nella storia

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Lo scorso 12 novembre verrà ricordato come il giorno della cometa, il giorno di Rosetta e del suo lander Philae. Doveroso dunque ripercorrere le tappe salienti di questa fantastica cavalcata.
L'inizio di questa avventura spaziale risale a oltre dieci anni fa, al 2 marzo 2004, giorno in cui Rosetta venne lanciata dal Centro Spaziale della Guiana Francese. Obiettivo: la cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko. La sonda non poteva puntare direttamente verso la cometa, aveva bisogno di prendere velocità e, per fare questo, il piano di volo prevedeva quattro fly-by planetari: tre con il nostro pianeta e uno, piuttosto azzardato, con Marte. Manovre perfettamente riuscite.
La lunga marcia d'avvicinamento alla meta non ha lasciato Rosetta inoperosa; la sonda, infatti, è transitata nei pressi di due asteroidi, restituendoci nel settembre 2008 le immagini di (2867) Steins e nel luglio 2010 quelle ancor più significative di (21) Lutetia. Nel maggio 2011, per evitare inutili consumi, la sonda è stata messa in ibernazione fino allo scorso gennaio.

All'inizio d'agosto, finalmente, il primo contatto con 67P/Chu-Ger e le prime, fantastiche immagini di quel curioso e bitorzoluto nucleo cometario. Poi, oltre tre mesi di sorvoli e studio minuzioso della superficie, cercando il sito ottimale per la discesa del lander Philae. Il momento chiave della missione, infatti, sarebbe andato in scena, in diretta mondiale, il 12 novembre. Drammatica, coinvolgente e nello stesso tempo snervante la lunga diretta che ha seguito la lenta discesa di Philae sulla cometa. La sua splendida essenza non si perde neppure se la seguiamo ora, quando ormai lo spettacolo si è concluso.
Sette ore di lento avvicinamento, finché alle 17:03 (ora italiana) giunge al Centro operativo ESA di Darmstadt, in Germania, la conferma che poco più di 28 minuti prima la sonda ha dolcemente toccato il suolo della 67P/Chu-Ger. In Italia, probabilmente, quel momento segna anche la nascita ufficiale di un neologismo: accometare. Non proprio bellissimo, come lo sono quasi tutti i neologismi, ma tant'è.
Dopo la NEAR (su Eros) e Hayabusa (su Itokawa), ancora una volta una sonda si era dolcemente posata su un corpo minore del nostro Sistema solare. E per la prima volta in assoluto il bersaglio di questo atterraggio morbido è stata una cometa. L'onore dell'annuncio spetta a un emozionatissimo Andrea Accomazzo, responsabile delle operazioni della missione Rosetta. L'arrivo di nuovi dati, però, mitiga in parte l'euforia dei primi momenti. Gli arpioni che avrebbero dovuto agganciare Philae al suolo non si sono attivati e la sonda, dopo il primo tocco della superficie, ha rimbalzato per due volte prima di posarsi definitivamente. Stephan Ulamech, responsabile di Philae, annuncia che i touchdown registrati dagli strumenti del lander sono stati tre e che questi rimbalzi, purtroppo, hanno portato Philae almeno un chilometro lontano dal punto previsto per l'approdo cometario. E siccome le brutte notizie non giungono mai sole, dalla telemetria e dalle prime immagini appare che Philae, oltre che non essere ancorata al suolo, non è perfettamente livellata e, quel che è peggio, è parzialmente in ombra. Questo comporta che, anziché le sette ore di insolazione previste, l'unico pannello di Philae in posizione favorevole potrà contare solamente su un'ora e mezza di luce solare.
Questo cambia radicalmente i piani della missione. Le batterie con cui Philae è equipaggiata, infatti, hanno un'autonomia di circa 60 ore e non c'è dunque tempo da perdere. Cominciando dagli strumenti che non comportano rischi per la stabilità del lander, viene completato il primo ciclo di rilevazioni scientifiche e i dati, usando Rosetta come ponte radio, vengono immediatamente trasmessi a Terra. Da ultimo si decide anche l'impiego di SD2, il trapano progettato e realizzato dal Politecnico di Milano. Ancora non è chiaro se lo strumento sia riuscito a raccogliere, una ventina di centimetri sotto la superficie, la minuscola quantità di materiale da passare allo strumento COSAC (Cometary Sampling and Composition) e allo spettrografo di massa e gascromatografo Ptolemy. I due strumenti hanno comunque completato il ciclo delle analisi e anche questi dati sono stati trasmessi al Centro di controllo.
Le ultime energie disponibili vengono impiegate per far compiere a Philae una rotazione di una trentina di gradi, assicurando in tal modo l'esposizione di due pannelli solari. Alle prime ore del 15 novembre (in Italia erano le 1:36), dopo circa 57 ore trascorse sulla superficie della cometa, il lander si colloca in stato di ibernazione. L'energia proveniente dai pannelli è ora interamente impiegata per mantenere le batterie secondarie sopra lo zero, condizione indispensabile perché si possa, quando le condizioni di insolazione miglioreranno, provare a ricaricarle. “La speranza - ha commentato Ulamech - è che in uno stadio successivo della missione, forse quando saremo più vicini al Sole, potremo avere una illuminazione solare sufficiente per risvegliare il lander e ristabilire la comunicazione.”

Per il momento, dunque, il lander Philae è abbandonato al suo destino. Continua invece il duro lavoro di Rosetta, che proseguirà nelle sue ripetute orbite intorno alla cometa tenendo d'occhio i cambiamenti che subirà la superficie della 67P/Chu-Ger man mano che si avvicinerà al Sole, fino al momento cruciale del passaggio al perielio il prossimo 13 agosto. Un notevole carico di lavoro attende ora anche i ricercatori coinvolti negli esperimenti condotti da Philae: bisogna infatti intraprendere l'accurata analisi e la delicata interpretazione dei dati raccolti dagli strumenti del lander.
Già la missione Rosetta è stata un clamoroso successo, ma quanto è nascosto all'interno di quei dati potrebbe diventare un'eccezionale ciliegina sulla torta dei festeggiamenti.


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