fbpx Ma il cancro dipende veramente dalla “sfortuna”? | Science in the net

Ma il cancro dipende veramente dalla “sfortuna”?

Primary tabs

Tempo di lettura: 3 mins

La notizia sembrerebbe - il condizionale è d'obbligo - veramente rivoluzionaria come di fatto appare nei titoli dei siti dei quotidiani e delle agenzie di stampa. Ricercatori della prestigiosa John Hopkins School of Medicine che fanno capo a Vogelstein avrebbero stabilito che ben il 66% dei tumori non dipenderebbe dagli stili di vita ma semplicemente da "cattiva fortuna". Verrebbe cioè sconvolta la nozione generalmente accettata secondo cui sarebbe il caso anzichè il fumo, l'alcool, l'obesità, la cattiva alimentazione e così via il determinante della comparsa dei tumori.

Occorre subito dire che il termine "bad luck" appunto sfortuna, che è stato ripreso anche dalle nostre agenzie non è presente nell'articolo scientifico, ma nel titolo di un commento comparso su Science che in qualche modo intende volgarizzare il succo dell'indagine. Infatti il termine sfortuna non è affatto coerente con una impostazione scientifica.
Ciò che popolarmente appartiene alla sfortuna dipende dal fatto che non sappiamo quali siano le cause visto che stabilire il rapporto di causa-effetto è appunto uno dei compiti fondamentali della scienza.
Detto questo è utile analizzare il contenuto dell'articolo in questione che si basa su di un modello statistico elaborato dagli Autori che stabilisce il rischio di avere un tumore in rapporto con il numero di divisioni cellulari delle cellule staminali presenti nei vari tessuti di un organismo. Quanto più alto è il numero di divisioni di queste cellule staminali tanto più elevata è la possibilità che avvengano mutazioni che possono essere favorevoli allo sviluppo di un tumore. In larga parte queste mutazioni, secondo gli Autori, non dipenderebbero dagli stili di vita ma dal caso.

Questa impostazione per essere accettabile dipende da molte variabili. Anzitutto che la frequenza delle mutazioni sia corretta e gli stessi Autori ammettono che si tratta di dati che non sempre sono stati validati. In secondo luogo molto spesso ciò che si chiama caso dipende dalla nostra ignoranza. Sono certamente molti i fattori che possono indurre mutazioni e che potrebbero perciò essere prevenibili se li conoscessimo. In terzo luogo non è detto che le mutazioni permangano in modo eguale in tutti i tessuti perchè i meccanismi di riparazione potrebbero essere diversi. Infine si conclude nell'articolo che due terzi dei tumori non sarebbero influenzati dagli stili di vita.
Tuttavia ciò riguarda il numero di tumori, non il numero degli ammalati di tumore. Infatti, un conto è il tumore del duodeno che è relativamente raro, altro conto è il tumore del polmone che invece è molto frequente. Perciò il rapporto fra stili di vita e tumori può cambiare notevolmente se appunto consideriamo i tipi di tumore o il numero di pazienti portatori di tumori.
Tanto più che nei tumori considerati dagli Autori ne mancano parecchi, fra cui molto importanti per la loro numerosità  il tumore della mammella che nella donna è il primo tumore per frequenza e il tumore della prostata che è molto comune nel maschio. Quindi il rapporto fra stili di vita e numero di pazienti che sviluppano tumori potrebbe essere addirittura capovolto rispetto al rapporto fra stili di vita e numero di tumori. Tutto ciò va attentamente considerato prima di trarre conclusioni che potrebbero essere disastrose e distrarre il pubblico da stili di vita che comunque non sono importanti solo per i tumori, ma anche per altre malattie incluse quelle cardiovascolari.
Occorre in questo senso sottolineare che gli stessi Autori non escludono la possibilità che i cattivi stili di vita non possano essere concausa o scatenanti di tumori resi  possibili dalla precedente presenza di mutazioni. D'altra parte sarebbe difficile gettare a mare tutti i risultati che dipendono da un gran numero di studi epidemiologici che sono concordi nello stabilire che i cattivi stili di vita sono un importante fattore di rischio per molti tumori. In definitiva se occorre tenere in debita considerazione tutti i lavori scientifici che aiutano a meglio capire le ragioni per cui si sviluppano i tumori si deve sottolineare che seguire buoni stili di vita, allo stato attuale delle conoscenze, e' ancora il modo migliore per evitare malattie tumorali e cardiovascolari.

Pubblicato su Il Mattino

Articoli correlati

Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

Discovered a New Carbon-Carbon Chemical Bond

A group of researchers from Hokkaido University has provided the first experimental evidence of the existence of a new type of chemical bond: the single-electron covalent bond, theorized by Linus Pauling in 1931 but never verified until now. Using derivatives of hexaarylethane (HPE), the scientists were able to stabilize this unusual bond between two carbon atoms and study it with spectroscopic techniques and X-ray diffraction. This discovery opens new perspectives in understanding bond chemistry and could lead to the development of new materials with innovative applications.

In the cover image: study of the sigma bond with X-ray diffraction. Credits: Yusuke Ishigaki

After nearly a year of review, on September 25, a study was published in Nature that has sparked a lot of discussion, especially among chemists. A group of researchers from Hokkaido University synthesized a molecule that experimentally demonstrated the existence of a new type of chemical bond, something that does not happen very often.