La prima edizione del premio
European Foundations Award per la Ricerca e l’Innovazione Responsabile (ERRAFI),
lanciata da 5 fondazioni europee lo scorso 15 settembre che ha fissato il
termine per le application per il 7 dicembre, si può considerare già ora un successo, con quasi 30 progetti inviati alla
giuria, molti dei quali italiani.
Il tema non è semplice: la Ricerca e
Innovazione Responsabile (RRI) praticata dai ricercatori.
Cosa vorrà mai dire? La ricerca
che i laboratori fanno tutti i giorni non è già
forse responsabile? “Certo, ma non sempre nel senso che qui si dà al termine di RRI” racconta una delle
referenti del premio, Sara Heesterbeeck, della King Bauduoin Foundation. “In effetti molti
ricercatori si pongono proprio questa domanda. Ma con RRI si intende un
processo complesso di praticare la ricerca scientifica. Fra gli elementi chiave
si può considerare
il coinvolgimento di rappresentati di stakeholder diversamente interessati alla
ricerca e innovazione fin dalle fasi preliminari dei progetti di ricerca.
Significa porre attenzione all’equilibrio
di genere nella pratica scientifica. Praticare l’open access. Perseguire finalità socialmente
sostenibili, e molto altro ancora”.
Sara Heesterbeeck, King Bauduoin Foundation
Perché avete pensato a un
Premio?
Il premio nasce tangenzialmente
al progetto RRI Tools (che può
essere considerato la flagship project in termini di RRI) come risposta
ad un gap identificato nelle pratiche RRI da parte dei ricercatori. L’Award rappresenta un
tentativo per incentivare ancora di più
il cambiamento nelle pratiche di ricerca scientifica.
Va detto che per quanto il concetto
di RRI sia nuovo e ambizioso, esistono già molti gruppi di ricerca che, in toto o in parte,
praticano un approccio partecipativo e responsabile. Mettere in palio 20 mila
euro ci è sembrato
utile non solo come stimolo ma anche per facilitare una riflessione da parte
degli stessi ricercatori su i loro metodi e pratiche di coinvolgimento della
società civile.
Inoltre può essere
utile per segnalare l’interesse
che la società nel
suo complesso e grandi istituzioni filantropiche come la Fondazione Cariplo, la
fondazione La Caixa, la King Baudouin Foundation, la Robert Bosh Foundation, la
Lundbeck Foundation e l’European
Foundation Centre che contribuiscono a finanziare e supportare il premio,
riservano a questa visione ambiziosa della pratica scientifica.”
Ha citato il Progetto RRI
Tools, di cui scienzainrete ha già parlato. Ci può spiegare concretamente cosa sono i cosiddetti
tools, questi strumenti per l’applicazione della responsabilità nella ricerca e nell’innovazione?
“Diciamo che di fatto possiamo parlare di attrezzi
che sono in grado di contribuire e facilitare la pratica RRI da parte dei
diversi attori coinvolti nel processo di ricerca e innovazione. Uno fra i primi
obiettivi che ci siamo posti nel progetto RRI Tools (http://www.rri-tools.eu/
), a cui partecipiamo con Fondazione Cariplo, Fondazione La Caixa e EFC che
sono anche partner di ERRAFI, è
quello di catalogare le pratiche RRI già in essere in modo da aiutare i ricercatori a
valutare le proprie attività
presenti e future per comprendere meglio in che grado la loro routine di
ricerca è in linea
con i principi RRI. Qualche esempio di domande che la pratica RRI porta a farsi
includono: si attua sistematicamente l’equilibrio
fra i generi? Si riesce a coinvolgere attori non scientifici (associazioni,
imprese, gruppi d’interesse)
nella ricerca? Si comunica la ricerca al mondo? Si pratica l’open access? Una volta
condotta questa autovalutazione, gli altri tools RRI che sono realizzati
nel progetto europeo possono essere usati per potenziare e meglio allinearsi al
modello RRI di ricerca.”
Chiaro. E non spesso è così. Molti scienziati
amano ripetere che la scienza non è democratica, anzi, è una faccenda molto elitaria…
“Oggi le cose stanno cambiando, e soprattutto le
giovani generazioni di ricercatori colgono gli stimoli che provengono dalla
società come
stimoli e opportunità,
non come fastidi. Faccio un esempio. In Olanda un fisico dei materiali usa il
teatro (finora a Utrecht, Amsterdam, Eindhoven) per illustrare al pubblico le
nuove frontiere delle celle solari basate sui nano materiali. La
rappresentazione teatrale si sviluppa come un dialogo con gli spettatori, che
in realtà con le
loro curiosità e
domande possono dare nuove idee e spunti a cui magari il ricercatore non aveva
pensato. E’ un
processo fecondo, basato sul dialogo, non tecnico, che riserva interessanti
sorprese”.
Ma non tutte le discipline
scientifiche fanno allo stesso livello nel accogliere al loro interno una
partecipazione laica di questo genere…
“Non creda…
in realtà qualunque
branca della scienza può aprirsi
alla società: dall’archeologia alla
medicina all’economia.
E’ questione di
atteggiamento mentale… e
di metodo”.
Come verranno valutati i
progetti?
“L’ente
che coordina il premio, la King Baudouin Foundation, insieme con gli altri enti
che partecipanti al premio, sotto il supporto tecnico scientifico di un gruppo
di ricercatori dell’Università di Deft, ha condotto
prima di tutto una ricerca in letteratura sui possibili criteri di valutazione,
che vanno applicati a un tema così
particolare come la RRI. I progetti verranno esaminati da una
commissione di esperti multidisciplinare ed esperta sul tema della RRI".
Si rifarà l’anno prossimo?
"Dipende da tante cose. Se quest’anno vi sarà una buona rispondenza
l’esperienza verrà ripetuta, probabilmente
su base biennale. Ci aspettiamo molte sorprese da questo premio, e qualche
tesoro nascosto da scoprire".
Ulteriori informazioni :
Valentina Amorese - [email protected]
Riccardo Porro - [email protected]