fbpx OCSE: troppa dieta uccide l'università | Science in the net

OCSE: troppa dieta uccide l'università

Primary tabs

Read time: 4 mins

I rapporti dell’OECD, così come quelli di grandi organismi internazionali, questo hanno di buono: si riferiscono a un passato abbastanza recente da essere significativo per il presente, ma abbastanza lontano da essere fuori dalla polemica politica contingente. È questo il caso anche di Education at a glance 2015, l’ultimo rapporto dell’OECD, appunto, sul sistema educativo dei 40 paesi dell’organizzazione.

Ebbene, i dati strutturali del rapporto ci dicono che il sistema educativo italiano soffre il paragone con quello degli altri paesi, europei e non. Ma in maniera differenziata. La scuola elementare (educazione di primo livello) e media (educazione di secolo livello) fatica a tenere il passo, ma il distacco non è né drammatico né incolmabile.

Altra storia riguarda l’università. In questo caso il distacco è drammatico: in pratica siamo gli ultimi tra i 40 paesi OECD. E potrebbe presto diventare incolmabile.

Ma lasciamo parlare i numeri.

Tabella 1. Spesa in educazione rispetto al PIL (in %)

NazioneScuola*UniversitàTotale
Italia2,90,93,8
Germania3,01,14,1
Spagna3,11,24,3
Canada3,62,56,1
USA3,62,86,4
Corea del Sud3,72,46,1
Media OCSE3,71,55,2
Svezia3,71,65,3
Olanda3,71,65,3
Francia3,81,45,2
UK4,51,86,3
Nuova Zelanda5,01,96,9

* scuola di primo e secondo livello (elementare e media). Fonte: OECD

L’Italia investe il 2,9% della ricchezza che produce ogni anno nella formazione dei giovani tra 3 e 19 anni, nella scuola di ogni ordine e grado prima dell’università (Tabella 1). Un investimento che è el 22% in meno rispetto alla media OECD. Molto distante da paesi molto virtuosi come la Nuova Zelanda, il Regno Unito o la Francia. Ma, appunto, non troppo distante da tanti altri.

Come dimostra, per altro, la spesa per studente (Tabella 2).

Tabella 2. Spesa per studente (in dollari USA) anno 2012 nella scuola*

Nazione$ USA
Turchia3.000
Corea del Sud8.000
Media OCSE8.000
Italia8.100
Giappone8.100
Francia9.200
Olanda10.500
Svezia10.800
USA11.800
* scuola di primo e secondo livello (elementare e media). Fonte: OECD

In questo caso l’Italia risulta in perfetta media OECD. Potrebbe sembrare strano che l’Italia ha un PIL pro-capite inferiore a molti paesi europei, spende di meno in  termini relativi, poi ha una spesa assoluta per studente piuttosto elevata. Una parte della contraddizione sta nel fatto che la spesa pro-capite è calcolata a parità di potere d’acquisto e non del valore nominale della moneta.

Questo vale anche per la spesa per studente al terzo livello di education, quello universitario. Ebbene, per i suoi studenti universitari l’Italia spende poco (Tabella 3). O, almeno, molto meno della media OECD (-26%), circa la metà di paesi come l’Olanda o la Svezia, circa un terzo degli Stati Uniti. La spesa carente in termini assoluti trova conferma in quella in termini relativi: con meno dell’1% del PIL, l’Italia è tra i paesi OECD quella che investe di meno nell’università.  

Tabella 3. Università: spesa per studente (in dollari USA) anno 2012

Nazione$ USA
Turchia8.000
Italia 10.000
Corea del Sud10.000
Brasile10.500
Spagna12.500
Media OCSE13.600
Francia15.200
Giappone17.000
Olanda19.100
Svezia22.500
Usa26.700
Fonte: OECD

Non solo. È anche uno dei paesi che (con Austria e Svizzera) facilita di meno l’ingresso dei suoi studenti nell’università, conferendo pochi aiuti in qualsiasi forma, pubblica o privata (Tabella 4). Mancano le borse di studio, i prestiti d’onore o qualsiasi altra forma di sostegno (come le case per gli studenti). È vero che in Italia si pagano meno tasse per frequentare l’università che nel Regno Unito o negli Stati Uniti. Ma la differenza in termini di sostegno allo studio per i propri giovani rispetto a questi paesi – che pure sono considerati i più liberisti del mondo occidentale – è impietosa. 

Tabella 4. Studenti che beneficiano di aiuto tipo borsa di studio, pubblico 0 privato (in %)

Nazione%
Austria18
Italia20
Francia35
Turchia55
Stati Uniti85
Australia88
UK91
Fonte: OECD

Tutto questo rende meno inatteso ma non meno grave il dato contenuto in Tabella 5: l’Italia è ultima tra i 40 paesi OECD per numero di laureati. Appena il 24% nella fascia di età tra i 25 e i 34 anni: quasi il 42% in meno della media OECD. Da ultimo ci ha superato la Turchia, dopo la Romania e la Bulgaria. È un dato preoccupante. Che dovrebbe interrogare il paese. Me se ne parla poco o punto.

Tabella 5. Laureati nella fascia di età compresa tra 25 e 34 anni (in %)

Nazione%
Italia24
Turchia25
Germania28*
Giappone37
Media OCSE41
Spagna41
Francia44
Olanda44
Svezia46
Stati Uniti46
UK49
Canada58
Corea del Sud68
* In Germania esistono altri tipi di diplomi di studi superiori equiparabili alla laurea che rendono il dato abbondantemente sottostimato. Fonte: OECD

D’altra parte questo è il risultato di un investimento nel complesso della formazione (la somma dei soldi spesi nelle scuole di ogni ordine e grado, università compresa) che ci vede praticamente ultimi tra i 40 paesi dell’OECD. I dati, lo ripetiamo, parlano chiaro: l’Italia non crede nella formazione dei suoi giovani.

Resta da capire perché. Temiamo che questo sia legato al suo sistema produttivo, che da almeno sessant’anni segue un ormai superato “modello di sviluppo senza ricerca”. Ma questa è un’altra storia. Per ora diciamo che bisognerebbe partire da questi dati per iniziare a parlare della “buona formazione”. 

Articoli correlati

Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

Why science cannot prove the existence of God

The demonstration of God's existence on scientific and mathematical grounds is a topic that, after captivating thinkers like Anselm and Gödel, reappears in the recent book by Bolloré and Bonnassies. However, the book makes a completely inadequate use of science and falls into the logical error common to all arguments in support of so-called "intelligent design."

In the image: detail from *The Creation of Adam* by Michelangelo. Credits: Wikimedia Commons. License: public domain

The demonstration of God's existence on rational grounds is a subject tackled by intellectual giants, from Anselm of Canterbury to Gödel, including Thomas Aquinas, Descartes, Leibniz, and Kant. However, as is well known, these arguments are not conclusive. It is not surprising, then, that this old problem, evidently poorly posed, periodically resurfaces.