fbpx Enormi differenze fra città sull'inquinamento dell'aria | Science in the net

Enormi differenze fra città sull'inquinamento dell'aria

Primary tabs

Read time: 5 mins

Secondo un recente report dell'Organizzazione mondiale della sanità, il 23% delle morti registrate nel mondo (pari a 12,6 milioni di persone), sono attribuibili a fattori ambientali modificabili. Di questi, più della metà dipendono dall'inquinamento atmosferico indoor e outdoor. Uno studio britannico ha dato vita a una campagna pubblica "Every breath you take" che quantifica in circa 40.000 le morti attribuibili all'inquinamento dell'aria in Gran Bretagna. Una stima simile è stata proposta anche per l'Italia dal Ministero della salute (progetto Viias). E' in corso anche una campagna dell'associazione Cittadini per l'aria su cosa potrebbe signifcare per la salute pubblica il cedimento europeo sul controllo emissivo di inquinanti come la ammoniaca in agricoltura e gli ossidi di azoto in campo automotive.

Ma come sono messe a inquinamento le città italiane rispetto alle altre città europee? Gli italiani sono inquinati più o meno degli altri ? E quali sono le città più virtuose (o più fortunate)? Un quadro generale dell'inquinamento atmosferico in Europa l'ha fornito l’Agenzia europea dell'ambiente di Stoccolma con il report 2015, da cui è emerso (dati 2013) che la maggior parte delle città europee è esposta a livelli di inquinanti atmosferici superiori alle soglie precauzionali fissate nel 2005 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (vedi qui le linee guida OMS), pari a una concentrazione media annua per il PM10 di 20 µg/m3 e per il PM2.5 di 10 µg/m3. In alcuni casi (soprattutto in Italia del Nord e in paesi dell'Est europeo, le concentrazioni degli inquinanti sono anche al di sopra alla soglia di legge europea (di 40 µg/m3 per il PM10 e 25 µg/m3 per il PM2.5.)

Abbiamo quindi riportato su un grafico le città presenti nel data base dell'Agenzia europea dell'ambiente, considerando:

  • le città europee che presentavano entrambe le misurazioni dei livelli di PM10 e PM2.5, registrate dalla stessa centralina;
  • le stazioni registranti l’inquinamento dovuto al traffico in area urbana.

Se una città presentava più di una misurazione, è stata fatta una media dei valori registrati dalle singole centraline di controllo. Su 118 città europee è stato possibile risalire alla misurazione sia di PM10 sia di PM2.5 derivante dal traffico a livello urbano. Di queste, 65 sono state messe su grafico per fornire una rapida rappresentazione visiva dell’impatto dell’inquinamento in Europa.

Fra le meno inquinate risultano Madrid e Gandia in Spagna, Chesterfiel e Wrexham in Inghilterra, e Rennes in Francia. La Polonia risulta il Paese con il più alto tasso d’inquinamento: Cracovia oltrepassa entrambe le soglie imposte dalle direttive europee. Delle città rimanenti l’attenzione è andata ai dati più rilevanti. Il grafico mostra come le città italiane superano ampiamente i limiti dell’OMS, con Milano in testa. Alcune città, pur presentando valori di PM10 o PM2.5 sotto i limiti della OMS, non sono state prese in considerazione poiché non avevano i dati completi. Ne sono esempi Genova e Sassari in Italia, Graz in Austria, Zurigo, Lugano e Losanna in Svizzera, Helsinki in Finlandia, Malmo in Svezia e Amburgo e Rostock in Germania.

Tutte le città per PM10 e PM2.5 (limiti OMS)

confronto pm2.5

Inquinamento e cervello
Quando si affronta il problema dell'inquinamento atmosferico dal punto di vista della salute, le correlazioni con l'insorgenza di particolari condizioni psichiatriche o di disfunzioni cognitive, non è tra le prime conseguenze di cui si parla, anche se studi che evidenziano effetti negativi dell'inquinamento dell'aria sul sistema nervoso centrale non mancano. L'ultimo di questi è stato pubblicato di recente su The Annals of Neurology, e mostra una neurotossicità dovuta all'inquinamento dell'aria. In particolare, secondo lo studio, l'esposizione all'inquinamento atmosferico accelererebbe l'invecchiamento del cervello. I ricercatori, guidati da Jiu-Chiuan Chen della University of Southern California, hanno studiato 1.403 donne che erano state inizialmente arruolate in un ampio studio condotto fra il 1996 e il 1998, misurando il loro volume cerebrale attraverso risonanza magnetica nel periodo 2005-2006, quando cioè le donne avevano dagli 71 agli 89 anni.
Nel contempo gli scienziati hanno analizzato lo storico dei dati sull'inquinamento atmosferico nel periodo 1999-2006, associando l'accumulo degli inquinanti con la riduzione del volume di materia bianca, che rappresenta una forma di invecchiamento del cervello.
Sebbene la lunga serie di ricerche pubblicate negli ultimi anni sull'argomento suggerisca complessivamente che effetti neurologici e psichiatrici siano una nuova frontiera nello studio degli effetti primari dell'inquinamento dell'aria, tuttavia i meccanismi dietro questa correlazione non sono ancora stati completamente compresi.
Malattie neurodegenerative
Un recente studio pubblicato nel 2014 sull'American journal of epidemiology ha evidenziato che un'elevata esposizione annua a PM2 sarebbe associata a prestazioni peggiori nei test di funzionalità cognitiva, in particolare nei test di valutazione della memoria episodica che declina di solito nelle prime fasi della malattia di Alzheimer. Nel 2015 da un gruppo di ricercatori guidati da Elissa Wilker del Beth Israel Deaconess Medical Center, ha esaminato invece le associazioni tra esposizione residenziale a lungo termine all'inquinamento atmosferico e i marker di invecchiamento del cervello con la risonanza magnetica tra gli over 60 non affetti da demenza o ictus. L'esposizione a elevati livelli di PM 2,5 era associata con un volume del cervello inferiore e con quote più elevate di infarti cerebrali.
Disordini comportamentali nei bambini
Anche qui gli studi non mancano, ma la questione è difficile da dirimere. Una ricerca a riguardo, pubblicata su PLOS Medicine nel marzo scorso da un team di ricercatori di alcune delle maggiori università spagnole, avrebbe messo in luce che bambini che frequentano le scuole con una maggiore esposizione all'inquinamento atmosferico da traffico, avrebbero avuto un miglioramento più scarso nello sviluppo cognitivo. Nonostante studi come questo però, i ricercatori non si spingono oltre un “sospetto” di neurotossicità dell'inquinamento dell'aria.
Disordini mentali
Depressione, ansia: secondo alcune ricerche anche per questo genere di disturbi vi sarebbero delle correlazioni con alcune sostanze inquinanti. Secondo uno studio pubblicato nel 2012 su Environmental Health Perspective, gli aumenti di PM10, NO2 e O3 aumenterebbero i sintomi depressivi tra gli adulti. Non tutti gli studi però confermano questa ipotesi. Nessuna associazione è stata individuata per esempio in uno lavoro simile pubblicato nel 2014 sempre su Environmental Health Perspective, mentre altre ricerche sugli effetti sulla salute mentale dell'inquinamento atmosferico suggeriscono un legame tra la variabilità a breve termine dell'inquinamento atmosferico e il suicidi.
Cristina da Rold


Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

Discovered a New Carbon-Carbon Chemical Bond

A group of researchers from Hokkaido University has provided the first experimental evidence of the existence of a new type of chemical bond: the single-electron covalent bond, theorized by Linus Pauling in 1931 but never verified until now. Using derivatives of hexaarylethane (HPE), the scientists were able to stabilize this unusual bond between two carbon atoms and study it with spectroscopic techniques and X-ray diffraction. This discovery opens new perspectives in understanding bond chemistry and could lead to the development of new materials with innovative applications.

In the cover image: study of the sigma bond with X-ray diffraction. Credits: Yusuke Ishigaki

After nearly a year of review, on September 25, a study was published in Nature that has sparked a lot of discussion, especially among chemists. A group of researchers from Hokkaido University synthesized a molecule that experimentally demonstrated the existence of a new type of chemical bond, something that does not happen very often.