fbpx Sempre più asiatica la leadership della ricerca globale: parole di NSF | Science in the net

Sempre più asiatica la leadership della ricerca globale: parole di NSF

Primary tabs

Tempo di lettura: 7 mins

Come avviene, ormai, tradizionalmente in ogni anno pari, la National Science Foundation degli Stati Uniti ha pubblicato il rapporto Science  and Engeneering Indicators: una disamina molto approfondita dello stato della ricerca, dello sviluppo tecnologico e, più in generale, della cultura scientifica del paese leader al mondo nell’economia della conoscenza. 

Come al solito, in un capitolo, il quarto, il rapporto Science  and Engeneering Indicators propone un quadro della ricerca e dello sviluppo tecnologico del mondo intero. L’affresco del 2016 non propone grandi novità, ma piuttosto un consolidamento di tendenze iniziate da almeno un quarto di secolo e aggiornate al 2013: la ricerca scientifica e lo sviluppo tecnologico sono sempre più attività universali, portate avanti con decisione in tutto il mondo e dal mondo intero. In questo quadro - ahinoi - l’Europa in tutt’altre faccende affaccendata inizia ad avere un ruolo sempre meno importante. Un ruolo inedito, dopo mezzo millennio di leadership assoluta.  

Ma andiamo con ordine. Il primo dato significativo sono quei 1.671 miliardi di dollari (la cifra è calcolata a parità di potere di acquisto, PPA, delle monete) che il mondo investe in ricerca e sviluppo (R&S): un record assoluto. Mai l’umanità aveva investito così tanto in produzione di nuova conoscenza scientifica e in innovazione tecnologica. La somma rappresenta il 2,0% del Prodotto interno lordo (PIL) del pianeta (circa 80.000 miliardi di dollari nel 2013). Ancora una volta, si tratta di un record. Questa inedita intensità di investimento dimostra che la spesa in R&S è diventata stabilmente un fattore macroeconomico a scala globale.

Data questa premessa, è allora utile dare uno sguardo alla Tabella 1. Perché abbiamo immediata percezione del ruolo che nel contesto globale gioca l’Europa. Con circa 17.900 miliardi di dollari, secondo i parametri usati dalla NSF, l’Unione Europea è la prima economia del mondo, seguita dagli Stati Uniti (16.700 miliardi) e dalla Cina (16.200 miliardi). Ebbene, nella classifica della spesa in R&S l’ordine si inverte. Fra i tre giganti, la spesa maggiore in ricerca e sviluppo è quella degli Stati Uniti (457 miliardi di dollari), mentre l’Unione Europea, che nel 2013 ha investito 342 miliardi di dollari è stata quasi raggiunta dalla Cina, che ha speso 336 miliardi. Ma il dato più significativo è l’intensità di spesa: il GERD (gross domestic expenditure), ovvero l’investimento in R&S rispetto al PIL. Ebbene, non solo l’Europa è superata da USA e Cina, ma il suo GERD è inferiore a quello mondiale. Il che significa che nella società e nell’economia della conoscenza e dell’innovazione, dopo mezzo secolo da locomotiva, l’Europa sta diventano un vagone piombato.

Un cambiamento di ruolo nel contesto mondiale che meriterebbe, probabilmente, una riflessione più attenta e più serrata.

Tabella 1. Investimenti in R&S nelle tre principali economie del mondo
(anno  2013, a parità di potere d’acquisto della moneta)

PaeseSpesa assoluta (in miliardi di dollari)GERD
Usa4572,73
Cina3362,08
Unione Europa3421,91
Mondo1.6712,00

Fonte: elaborazione propria su dati Nsf

 Il dato di debolezza dell’Europa è confermato (Tabella 2) anche quando prendiamo in considerazione altri quadri di riferimento. Il GERD europeo è inferiore sia a quello del G20, il gruppo che raduna le 20 maggiori economie del mondo, sia a quello dei 40 paesi dell’OECD, l’organizzazione dei 40 paesi più industrializzati al mondo. Insomma, gli altri corrono mentre la vecchia Europa trotterella.  

Tabella 2. Investimenti in R&S nelle tre principali economie del mondo
(anno  2013, a parità di potere d’acquisto della moneta) 

AreaSpesa assoluta (in miliardi di dollari)GERD
Unione Europea3421,91
OECD1.1282,36
G201.5512,00
Mondo1.6712,00

Fonte: elaborazione propria su dati Nsf

La debolezza europea riflette un cambiamento strutturale e, come abbiamo detto, inedito nella geografia della ricerca e nella storia del mondo moderno. Per la prima volta dalla rivoluzione scientifica del Seicento, la spesa maggiore in ricerca e sviluppo tecnologico avviene in Asia (41,5%), in particolare nel sud-est asiatico (Cina e paesi limitrofi), che da solo, col 36,8%, detiene la maggioranza relativa della spesa globale in R&S. Seguono, staccate di dieci punti, le Americhe (31,9% del totale mondiale).

 Per molti anni, dopo la Seconda guerra mondiale, il Nord America è stata l’area del pianeta dove si investiva di più in R&S. Ora il sud-est asiatico, col 36,8% della spesa globale, supera nettamente l’America del Nord  (29,4%).

L’Europa, contando anche la Russia, è al terzo posto, staccata nettamente sia dall’Asia sia dalle Americhe. Ormai nel nostro continente si investe in R&S meno di un quarto della spesa totale globale. Insomma, almeno sul piano quantitativo, siamo terzi. E questo, lo ripetiamo, avviene dopo che per almeno cinque secoli abbiamo avuto la leadership assoluta.

Un altro elemento da considerare è il ruolo dell’Africa: continente sempre più popolato, ma ancora ai margini della ricerca e dello sviluppo tecnologico.

Tabella 3. Investimenti in R&S per continenti 
(anno 2013, a parità di potere d’acquisto della moneta)

 Spesa (in miliardi di dollari)Spesa in % sul totale mondiale
Asia69341,5
 Asia est e sud-est61436,8
 Asia sud452,7
 Medio Oriente342,0
 Americhe  53331,9 
 Nord America49229,4
 America Latina412,5
 Europa 408 24,4 
 Europa36721,9
 Russia412,5
Africa 130,8 
Oceania 251,5
Mondo 1.671100,0

Fonte: elaborazione propria su dati Nsf

Leggere la geografia della ricerca a scala continentale è interessante, ma non esaustivo. In fondo il mondo è ancora diviso in nazioni e i singoli stati nazionali in un continente possono avere comportamenti affatto diversi. In Tabella 4 riportiamo la classifica degli investimenti assoluti per singoli paesi. Vediamo che due sono quelli che staccano nettamente tutti gli altri: USA e Cina, sono loro i giganti della ricerca. Questa è una strana coppia. Perché solo trent’anni fa, la Cina avrebbe fatto fatica a rientrare nella classifica dei primi venti. Ora è seconda e già annuncia di voler superare anche gli Stati Uniti.

Il primato asiatico è confermato dal fatto che, tra i primi cinque paesi, ben tre appartengono al più grande dei continenti: e sono tutti localizzati a est: Cina, Giappone, Corea del Sud. Tra i primi dieci, i paesi asiatici sono cinque: il 50%.

L’Italia, decima economia al mondo a PPA, è dodicesima per spesa in R&S.

Tabella 4. Investimenti in R&S per paesi
(anno 2013, a parità di potere d’acquisto della moneta)


Paese$
1USA457,0
2Cina336,5
3Giappone160,2
4Germania101,0
5Corea del Sud68,9
6Francia55,2
7Russia40,7
8Regno Unito39,9
9India36,2
10Taiwan30,5
11Brasile27,4
12Italia26,5
13Canada24,6
14Australia21,0
15Spagna19,1
16Olanda15,4
17Svezia14,2
18Svizzera13,3
19Turchia13,3
20Messico11,5

Fonte: Nsf

Ma il mosaico della spesa assoluta è formato da tasselli troppo diversi tra loro per dimensione: non lo si può ritenere significativo della vocazione di un paese.  Meglio, per questo, prendere in considerazione il GERD, l’intensità degli investimenti. Il quadro cambia. Vediamo paesi che, nei vari continenti, si muovono a velocità affatto diversa in direzione della società e dell’economia della conoscenza.

In questa dinamica, USA a parte, emergono due poli di attrazione: il sud-est asiatico, ma anche il nord dell’Europa (area teutonica). Dunque, c’è una parte del Vecchio Continente, quella che va dalle Alpi alla Scandinavia, che corre nelle posizioni di testa. Mentre c’è un’altra parte, quella meridionale (tra cui l’Italia, addirittura 27a per GERD), che corre nelle posizioni di coda. Perde colpi il Regno Unito. Ormai al ventiduesimo posto per intensità di investimenti.

Tabella 5. Investimenti in R&S per paesi in % sul PIL
(anno  2013, a parità di potere d’acquisto della moneta)


Paese%PIL
1Israele4,21
2Corea del Sud4,15
3Giappone3,47
4Finlandia3,32
5Svezia3,30
6Danimarca3,06
7Taiwan2,99
8Svizzera2,96
9Austria2,95
10Germania2,85
11USA2,73
12Slovenia2,59
13Belgio2,28
14Francia2,23
15Australia2,13
16Cina2,08
17Singapore2,00
18Olanda1,98
19Repubblica Ceca1,91
20Estonia1,74
21Norvegia1,65
22Regno Unito1,63
23Canada1,62
24Irlanda1,58
25Ungheria1,41
26Portogallo1,36
27Italia1,25
28Spagna1,24
29Brasile1,21
30Nuova Zelanda1,17

Fonte: Nsf

Ma sull’Europa a più velocità torneremo in un prossimo articolo. Per ora rileviamo che quantità e qualità nella ricerca non vanno necessariamente di pari passo. Se prendiamo in considerazione le statistiche di ScImago relative alla produzione scientifica (articoli in riviste con peer review e conseguenti citazioni), il quadro ancora una volta cambia. USA e Cina sono i due giganti. Ma al terzo posto troviamo proprio il Regno Unito. E l’Italia, dodicesima per investimenti assoluti e ventisettesima per intensità di investimenti è ottava per produzione di articoli. Ed è ai primissimi posti per produttività (numero di articoli per unità di investimento).

Se le citazioni, poi, costituiscono un indicatore di qualità, vediamo che la Cina, e un po’ tutti i paesi asiatici, ha molto spazio da recuperare. Mentre i paesi europei (Italian inclusa) sono ancora ai primissimi posti.

Un patrimonio, quello della qualità della ricerca, da conservare. Ma che, secondo molti osservatori rischia di essere rapidamente disperso a causa delle politiche della ricerca dell’Unione e di alcuni dei suoi singoli stati.

Tabella 6. Articoli e  citazioni (anno 2014) 

 ArticoliArticoli/milioni di dollari investiti in R&S CitazioniCitazioni per articoloCitazioni (milioni di dollari investiti in R&S
1Usa494.7901,08352.9340,710,77
2Cina438.6011,30152.1400,350,45
3Regno Unito141.4253,55111.1070,792,79
4Germania136.5161,3598.8520,720,98
5Giappone107.1710,6751.4470,480,32
6India106.0782,9334.9610,330,97
7Francia96.4671,7564.9420,671,18
8Italia84.0163,1760.7660,722,29
9Canada80.0513,2657.6050,722,35
10Spagna71.7953,7547.0180,652,46
11Australia70.5793,3752.1040,742,49
12Corea el Sud68.1400,9930.8590,450,46
13Brasile56.3682,0518.5210,330,68
14Russia49.0181,2015.1550,310,37
15Olanda45.7742,9840.7450,892,65
16Iran37.1416,2214.6890,402,46
17Taiwan35.9261,1814.5620,410,48
18Svizzera34.9242,6433.3220,952,51
19Polonia34.0974,3114.8290,431,87
20Turchia33.4502,5110.5640,320,79

Fonte: ScImago

Articoli correlati

Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

Neanderthal genes made Covid more severe

A primitive man with a spear, blazer and briefcase

The Origin study from the Mario Negri Institute has identified genetic variants from Neanderthals in the DNA of those who had the most severe form of the disease.

Image credits: Crawford Jolly/Unsplash

A small group of genes that we inherited from the Neanderthal man - and from his romantic relationships with our sapiens ancestors - exposes us today to the risk of developing severe Covid. This is the unique conclusion of the Origin study by the Mario Negri Institute, presented yesterday in Milan and published in the journal iScience.