fbpx L’ Asia vola, anche senza le ali del Dragone cinese | Science in the net

L’ Asia vola, anche senza le ali del Dragone cinese

Primary tabs

Tempo di lettura: 5 mins

Toglietele pure la Cina e l’Asia resterà comunque un top player sulla scena mondiale della ricerca scientifica e dello sviluppo tecnologico (R&S). Con 859 miliardi di dollari (a parità di potere di acquisto delle monete), pari al 41,8% della spesa totale mondiale, l’Asia (Cina inclusa), è di gran lunga il continente che in questo 2016 investirà di più in R&S.

Asia, top player della ricerca

Ebbene, togliete i 360 miliardi di Pechino, e l’Asia senza Cina con 499 miliardi supererà comunque l’Europa, che in totale quest’anno di miliardi in R&S ne spenderà 409. Solo l’America con 604 miliardi complessivi, la supera. Ma le Americhe senza gli Stati Uniti (che da soli investono 514 miliardi di dollari in R&S) sono poca cosa: l’investimento complessivo si assesta sui 90 miliardi di dollari. Mentre l’Asia, senza la Cina, resta un gigante.

Tanto più che dei 9,4 milioni di ricercatori che oggi, secondo la Banca Mondiale, lavorano nel mondo, ben 5,4 (pari al 57%) operano nel più grande dei continenti.

Tabella 1

Spesa in R&S in dollari (a ppp) nel 2016% sul totale mondiale
Americhe60431
Asia85943,1
Europa40921
Asia senza Cina49923,7
Americhe senza USA904,6

Fonte: 2016 Global R&D Funding Forecast, R&D Magazine

I paesi asiatici nel club dei top 40

L’attitudine verso la scienza è molto diffusa. Intanto l’Asia centro-orientale è capace di piazzare 9 paesi nella lista dei Top 40 (Tabella 2) cui si aggiungono quattro paesi dell’Asia medio-orientale (senza considerare la Turchia, classificata tra i paesi europei). Ebbene, sono asiatici i due paesi primi al mondo per intensità di ricerca. La Corea del Sud, che nel 2016 investirà in R&S il 4,04% del PIL, è prima assoluta. Seguita a stretto giro da Israele (3,93%).

Tabella 2 - I paesi asiatici nella Top 40 della R&S

 Spesa in R&S in dollari (a ppp) nel 2016% sul PIL
2.Cina3962
3.Giappone1673,4
5.Corea del Sud774
6.India720,9
14.Taiwan262,4
20.Singapore122,6
21.Iran120,9
22.Israele113,9
26.Qatar102,7
28.Malaysia91,1
31.Pakistan70,8
32.Arabia Saudita70,4
37.Indonesia50,3
39.Bangladesh40,7

Fonte: 2016 Global R&D Funding Forecast, R&D Magazine

In Medio Oriente, oltre alla tradizionale attitudine di Israele, vanno emergendo Turchia e Iran. Ma è all’Estremo Oriente che, almeno in termini quantitativi, si gioca la principale partita. Escludendo la Cina, i principali protagonisti di quello che è stato definito il “Rinascimento asiatico”, sono il Giappone (il primo decenni fa a credere nella ricerca e nell’innovazione), la Corea del Sud e l’India.

Gli investimenti del Giappone

Il Giappone è stato per alcuni decenni il primo paese al mondo, dopo gli Stati Uniti, per in vestimenti in R&S. Solo da qualche anno è stato superato dalla Cina e ora è terzo assoluto. Anche se per intensità di investimenti (3,4% rispetto al PIL) supera sia la Cina che gli USA. Anche questa lata intensità di investimenti è tradizione del Giappone. Il 77% della spesa giapponese è nello sviluppo tecnologico ed è ad opera delle industrie. Ma per rilanciare l’economia, che da molti lustri è stagnante, lo stato ha deciso di irrobustire la sua politica della ricerca per l’innovazione. Il progetto “Sistema Nazionale” varato dal governo nel 2014 ha come obiettivo quello di legare sempre più la ricerca nelle università con quella nelle industrie. Molto viene investito in due progetti nazionali, quello sulla robotica (settore in cui il Giappone è all’avanguardia) e quello sul cervello, che ha l’obiettivo di competere con i progetti gemelli degli Stati Uniti e dell’Europa.

Il sistema universitario è stato di recente riformato, con l’obiettivo di creare entro i prossimi 10 anni ben 22 università di assoluta eccellenza. Per fare questo il Giappone rompe una tradizionale ritrosia e sta puntando sull’internazionalizzazione: il MEXT, il Ministero della scienza, della cultura e dello sport, finanzierà programmi per ospitare in Giappone 30.000 ricercatori dell’Asia continentale e lo studio all’estero di 150.000 ricercatori giapponesi (numeri che vanno paragonati ai circa 100.000 ricercatori che l’Italia ha complessivamente).

La Corea del Sud, non solo automobili

La Corea del Sud ha una struttura della spesa in R&S analoga a quella del Giappone: il 78% è ad opera dell’industria. In particolare ad opera di grande imprese multinazionali. Il settore egemone è quello automobilistico. Il governo ha di recente lanciato un piano quinquennale con l’intenzione di aumentare la spesa in R&S (portandola dal 4,0% al 5,0% del PIL), aumentarne l’efficienza e puntare su nuove industrie. Quinta al mondo per investimenti assoluti in R&S, la Corea del Sud si classifica solo al 12° posto per articoli pubblicati dai suoi scienziati su riviste internazionali con peer review. Non c’è dubbio: la quantità e la qualità della ricerca accademica coreana non è commensurata alla enorme spesa in R&S. È una lacuna che la Corea intende colmare.

Le eccellenze dell’India

L’India, che ha ormai raggiunto la Cina per popolazione, è sesta nella classifica dei paesi che investono di più in R&S. Ma l’intensità degli investimenti (0,8% sul PIL) è ancora piccola rispetto alla media mondiale e a quella degli altri grandi paesi asiatici. Ciò non toglie che l’India abbia già delle posizioni di eccellenza in alcuni settori tecnologici, come quello delle comunicazioni, dello spazio e della biomedicina (in particolare farmaceutica e biotech). Intanto stanno aumentando anche le firme dei suoi scienziati in calce agli articoli delle riviste scientifiche internazionali. Con oltre 110.000 documenti citabili, nel 2015 l’India è quinta nella classifica dei paesi che producono più articoli scientifici. Nel 2000, con poco più di 23.000 articoli, era solo 13a. Intanto l’India attira sempre più investimenti stranieri nel settore della ricerca e dello sviluppo tecnologico più avanzato. Di recente, per esempio, la Microsoft ha deciso di investire 15 miliardi di dollari in un centro a Bangalore, che è ormai tra le città leader al mondo nell’informatica.

Asia, il continente del futuro

Molti osservatori ritengono che l’Asia abbia un punto debole: la forte attenzione allo sviluppo tecnologico cui non corrisponde un altrettanto forte attenzione alla ricerca di base. Tuttavia è indubbio che non solo ormai l’Asia è il continente che investe di più in assoluto, ma anche quello che incrementa più velocemente la spesa. Insomma, la forbice tra l’Asia e gli altri continenti sembra destinata ad aumentare nei prossimi anni. Per cui non è improbabile che presto si inverta il flusso netto di ricercatori e molti europei (forse anche molti americani) andranno a realizzare i loro progetti in Cina, in Giappone, in Corea del Sud o in India.

Articoli correlati

Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

Approved the law for the restoration of European nature, but it's a half victory

On November 9, the European Council approved the Nature Restoration Law, a regulation for the restoration of ecosystems. A much-hoped-for victory that leaves a bitter taste: the adopted regulation emerges from more than a year of negotiations that have significantly weakened it in substance. The risk is that the objectives lose their concreteness in implementation.

Crediti foto Boris Smokrovic su Unsplash

On November 9, the European Council, the body defining the EU's policy directions, approved the Nature Restoration Law, one of the four main pillars of the European biodiversity strategy for 2030. A great achievement, yet leaving a bit of bitterness, considering the approved regulation was significantly weakened compared to the original.