fbpx Balzani, Il Nobel sfiorato. Perché l’Italia di nuovo fuori? | Page 16 | Science in the net

Balzani, Il Nobel sfiorato. Perché l’Italia di nuovo fuori?

Read time: 4 mins

Con Vincenzo Balzani, professore emerito dell’Università di Bologna e pioniere della ricerca sulle macchine molecolari, il nostro paese è arrivato ad un passo dal premio Nobel per la Chimica 2016.

A oltre 50 anni dal riconoscimento a Giulio Natta, il prestigioso premio è stato assegnato ad un settore di ricerca nel quale l’Italia è leader internazionale grazie a Vincenzo Balzani e ai suoi collaboratori. Balzani ha contribuito in modo fondamentale non solo alla realizzazione dei primi prototipi di macchine molecolari, in collaborazione con Fraser Stoddart e Jean-Pierre Sauvage, ma anche allo sviluppo e al consolidamento dei concetti alla base di questo campo di ricerca, divenuto negli anni uno dei settori più attivi e stimolanti della chimica moderna. Balzani e il suo gruppo posero le basi progettuali per la costruzione di macchine molecolari in un articolo del 1987 e in un libro del 1991, scritto da Balzani e Scandola. Anche il termine "molecular machine" venne pienamente discusso per la prima volta in un articolo firmato da Balzani, Stoddart e collaboratori nel 1993, mentre il libro “Molecular devices and machines” di Balzani, Credi e Venturi, primo testo sull’argomento, è uscito nel 2003 in inglese ed è stato tradotto in cinese e in giapponese. Studi su movimenti molecolari indotti dalla luce sono stati pubblicati in collaborazione tra i gruppi di Balzani e Sauvage negli anni ‘90. Molte delle nanomacchine citate nella motivazione del premio, fra le quali il celebre “ascensore molecolare”, non avrebbero funzionato - forse non avrebbero neppure visto la luce - senza il lavoro del gruppo di Bologna.

Perché, allora, Vincenzo Balzani non è fra i premiati?

Diciamo subito che il riconoscimento a Jean-Pierre Sauvage, Fraser Stoddart e Ben Feringa è assolutamente meritato. L’Accademia svedese, quindi, ha visto giusto; ma i fatti dimostrano che il suo verdetto fornisce una rappresentazione purtroppo incompleta della tematica scelta. Il problema è che il premio non può essere assegnato a più di tre persone. Sulla torre erano in quattro e uno doveva essere buttato giù.

Quando la competizione internazionale arriva a questi livelli, non basta il curriculum scientifico. Occorre che gli scienziati siano supportati dalla comunità nazionale: gli Atenei, i grandi Enti di Ricerca, le Accademie, le Società, i Ministeri. Fin da ora, noi ci impegniamo a creare gli strumenti per fare sistema, affinché episodi come questo, già avvenuti in passato anche in altre discipline – basti pensare alla clamorosa esclusione di Nicola Cabibbo e Giovanni Jona-Lasinio dal Nobel per la Fisica nel 2008 – non accadano di nuovo.

Dobbiamo purtroppo rimarcare che questo infausto risultato è anche figlio dell’indebolimento sistematico della ricerca di base italiana, ormai giunta allo stremo delle forze dopo decenni di sottofinanziamento e regolata da sistemi di reclutamento, funzionamento e valutazione non sempre adeguati. Un sistema fortemente indebolito è percepito come tale anche all’estero, dove l’Italia fatica a raccogliere i frutti che merita. Auspichiamo che questa grande opportunità persa dalla scienza italiana, e dall’intero Paese, possa diventare occasione di riflessione e di cambiamento.

Alessandro Abbotto – Università di Milano Bicocca

Angela Agostiano – Università di Bari, Presidente Eletto della Società Chimica Italiana

Nicola Armaroli – Consiglio Nazionale delle Ricerche, Bologna

Vincenzo Barone – Direttore della Scuola Normale Superiore di Pisa

Alberto Bellini – Università di Bologna

Marco Bettinelli – Università di Verona

Carlo Alberto Bignozzi – Università di Ferrara

Sebastiano Campagna – Università di Messina

Paola Ceroni – Università di Bologna

Roberto Cingolani – Direttore Scientifico dell’Istituto Italiano di Tecnologia

Alberto Credi – Università di Bologna

Luigi Dei – Rettore dell’Università di Firenze

Maria Cristina Facchini – Consiglio Nazionale delle Ricerche, Bologna

Maurizio Fermeglia – Rettore dell’Università di Trieste

Sandro Fuzzi – Consiglio Nazionale delle Ricerche, Bologna

Elio Giamello – Università di Torino

Massimo Inguscio – Presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche

Elisa Molinari – Università di Modena e Reggio Emilia

Luigi Nicolais – Università di Napoli, Presidente Gruppo 2003 per la Ricerca Scientifica

Gianfranco Pacchioni – Pro Rettore alla Ricerca, Università di Milano Bicocca

Claudio Pettinari – Pro Rettore Vicario, Università di Camerino

Maurizio Prato – Università di Trieste

Raffaele  Riccio – Università di Salerno, Presidente della Società Chimica Italiana

Franco Scandola – Università di Ferrara

Leonardo Setti – Università di Bologna

Antonio Sgamellotti – Università di Perugia

Francesco Ubertini – Rettore dell’Università di Bologna

Renato Ugo - Decano Soci Chimici, Accademia Nazionale dei Lincei

Margherita Venturi – Università di Bologna

Adriano Zecchina – Università di Torino

 

Sezioni: 

prossimo articolo

Oppenheimer, a film that equally addresses science and ethics

The story of the physicist Robert Oppenheimer is a controversial one, filled with both highlights and shadows. Although it has already been the subject of numerous biographies, it is now the focus of the eponymous film directed by Christopher Nolan. Fabio Terragni reviews it for 'Scienza in rete'.

It's true: Robert Oppenheimer didn't "invent" the atomic bomb. The most tragic achievement of 20th-century science and technology was the result of the first example of Big Science: the Manhattan Project, an unprecedented effort by the American government to outpace Nazi Germany, which cost over two billion dollars and involved tens of thousands of top-tier physicists, engineers, and technicians.