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Inatteso Avogadro, "fisico sublime"

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Anche chi non ha troppa confidenza con la chimica ha sentito, almeno una volta, citare il nome di Avogadro, lo scienziato piemontese al quale è intitolata la costante fisica fondamentale che rappresenta il numero di particelle (molecole, atomi o ioni) presenti in una mole di sostanza.  Il suo valore (6,022.1023 mol-1) sfugge agli abituali parametri di confronto e, forse per questo, in tanti rimane questo ricordo scolastico.  D’altronde, gli unici scienziati italiani citati nei testi basilari di chimica generale, anche di autori americani, sono Amedeo Avogadro (Torino, 1756-1856) e Stanislao Cannizzaro (Palermo, 1826-Roma, 1910). Entrambi hanno avuto un ruolo di primo piano nello sviluppo della chimica moderna.

Per quanto riguarda Avogadro, qualche autore americano si sofferma con malcelata ironia anche sul nome completo e relativo titolo nobiliare: Lorenzo Romano Amedeo Carlo, conte di Quaregna e Cerreto.  Chi conosce lo stile didattico informale degli americani, non si offende più di tanto e si rallegra comunque della fama universale del Nostro. A proposito del titolo di Conte, che Amedeo ereditò alla morte del fratello primogenito Giuseppe Antonio (1774-1842), forse non importava più di tanto nemmeno all’interessato, sentito il tono con cui ne parlò in una lettera ad Antonio Lombardi datata 2 settembre 1843. Amedeo gli aveva spedito un manoscritto da pubblicare nelle Memorie dell’Accademia delle Scienze e gli ricordava, tra l’altro, che poteva continuare a citarlo nella stampa come “Cavaliere” anche se, aggiungeva, quello di Conte “è ora quello che mi si dà”.   La lettera è riprodotta nella prima raccolta della corrispondenza di Avogadro, curata da Marco Ciardi e Mariachiara Di Matteo, appena uscita nella collana “Scritti e documenti” dell’Accademia Nazionale delle Scienze detta dei XL. La raccolta riunisce le lettere già pubblicate e molte nuove, emerse in anni più recenti. L’insieme è preceduto da un’esauriente introduzione e arricchito da utili note.

Avogadro fu soprattutto un fisico, benché le sue riflessioni teoriche abbiano portato altri a giungere a una distinzione cruciale per la chimica: quella fra atomi e molecole. Sull’evoluzione del suo pensiero avevano influito i risultati sperimentali ottenuti dal francese Joseph L. Gay-Lussac (1778-1850). Nel 1809 Avogadro era professore di filosofia positiva (matematica e fisica) nel R. Collegio di Vercelli.  Il 14 luglio 1811 il prestigioso Journal de Physique, de Chimie et d'Histoire naturelle  pubblicò il suo Essai d'une manière de déterminer les masses relatives des molecules élémentaires des corps, et les proportions selon lesquelles elles entrent  dans ces combinaisons.  Contiene l’ipotesi che permetterà di giungere alla corretta distinzione sopracitata: “volumi uguali di gas, nelle stesse condizioni di temperatura e pressione, contengono un identico numero di particelle”. Nel 1816, quando il Re Vittorio Emanuele I istituì a Torino la cattedra di fisica sublime (fisica matematica), Avogadro fu chiamato ad occuparla e la tenne sino alla fine del 1822, quando fu soppressa a seguito dei moti del 1821. Tre anni dopo Avogadro, a conclusioni simili giunse anche il francese André-Marie Ampère (1755-1836). La sua ipotesi, anch’essa diretta a spiegare i risultati di Gay-Lussac, è contenuta in una lettera a Berthollet pubblicata sul Journal des Mines (gennaio 1815).

Le ipotesi di Avogadro e Ampère conquistarono una certa notorietà negli ambiente scientifici e vennero  discusse,  ma non portarono a chiarire immediatamente le idee sui punti più controversi della chimica. Un contributo energico e risolutore venne da Cannizzaro, il quale espose le proprie idee al Primo Congresso Internazionale dei Chimici che si tenne a Karlsruhe (Germania) dal 3 al 5 Settembre 1860.  Il Congresso si proponeva, tra l’altro, di por fine allo stato di incertezza derivante dai contrasti fra le teorie chimiche in circolazione, così Cannizzaro si rifece apertamente all’ipotesi di Avogadro e di Ampère ed espose un’interpretazione che riscosse un consenso generalizzato.

Le lettere costituiscono una testimonianza preziosa del contesto scientifico, umano e relazionale in cui maturarono le idee di Avogadro. Testimoniano dei suoi rapporti con illustri personaggi del suo tempo, italiani (Brugnatelli, Matteucci, Mossotti, Sobrero, ) e d’Oltralpe (De La Rive, De Saussure, Faraday).

Non manca qualche curiosità che rivela tratti del carattere di Avogadro, meno “diplomatico” di quanto ci si aspetterebbe dallo stile prevalente nelle lettere. Nell’ambito dell’Accademia, Avogadro svolgeva un ruolo di consulenza tecnico-scientifica che si estese alle richieste di “privilegio”, ossia di brevetto. In occasione del concorso “Pillet-Will”, come componente la Commissione che doveva valutare gli elaborati pervenuti, espresse questo parere su uno di essi: “l’opuscolo portante l’epigrafe Sempre abbisogna… non è che un complesso di scioccaggini e di stravaganze che indicano nel suo autore una compiuta aberrazione di mente”. Chi avrebbe il coraggio di parlare così di un qualsiasi odierno candidato?

Per saperne di più:
M. Ciardi, L' atomo fantasma. Genesi storica dell'ipotesi di Avogadro, Olschki, Firenze, 1995
M. Ciardi, La fine dei privilegi. Scienze fisiche, tecnologia e istituzioni scientifiche sabaude nel Risorgimento, Olschki, Firenze, 1999
M. Taddia, “E l'approssimazione divenne legge…”,  La Chimica e l’Industria, 2007, 89(6), 142


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