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Il neutrino parla italiano, ma sta imparando il cinese

Lucia Votano quando dirigeva i Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. Credit photo LNGS-INFN.

Tempo di lettura: 6 mins

Il neutrino parla italiano, ma sta imparando il cinese. Volessimo riassumere in uno slogan il racconto che Lucia Votano fa del suo oggetto principale di studio, il neutrino appunto, nel nuovo libro, La via della seta. La fisica da Enrico Fermi alla Cina appena pubblicato con l’editore Di Renzo (novembre 2017; pp. 127; € 12,50), questo ci sembra il più calzante. Il fatto è che la proposta editoriale della prima donna chiamata a dirigere un grande centro di ricerca in fisica, il Laboratorio Nazionale del Gran Sasso, non riguarda solo i neutrini e neppure solo la fisica delle alte energie, ma il modo con cui “una persona cresciuta nel profondo Sud, una donna e una scienziata” ha attraversato e sta ancora attraversando la terza transizione significativa nella storia dell’economia umana, quella dalla società e dall’economia classica alla società e all’economia della conoscenza.

Non sappiamo se è stato deciso a tavolino, ma certo i capitoli del libro procedono con la stessa capacità di oscillazione che hanno i neutrini che, viaggiando nello spazio, passano da uno all’altro di tre diversi sapori.

I quattro sapori del viaggio di Lucia Votano

I sapori che si intrecciano nel viaggio di Lucia Votano sono almeno quattro. Ma prima si seguirli è meglio chiarire chi è l’autrice: una signora nata a Villa San Giovanni in Calabria appena dopo la guerra e laureatasi in fisica a Roma nel 1971, ha lavorato come “sperimentale” ai Laboratori Nazionali di Frascati, al CERN di Ginevra e al DESY di Amburgo, oltre che ai Laboratori Nazionali del Gran Sasso (il più grande laboratorio sotterraneo al mondo di fisica delle astroparticelle) e che ora collabora al progetto JUNO, in fase di preparazione in un enorme laboratorio sotterraneo in Cina, a 43 chilometri dalla città di Kaiping, nella provincia del Guangdong. Lucia Votano è stata la prima donna a dirigere la Divisione Ricerca dei Laboratori che l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare possiede a Frascati e, soprattutto, come abbiamo già detto, la prima donna a dirigere i Laboratori Nazionali del Gran Sasso, tra il 2009 e il 2012, coordinando il lavoro di almeno 950 persone altamente qualificate di cui il 60% straniere. Fino a quando un’altra italiana, Fabiola Gianotti, non ha assunto la direzione del CERN, il primo gennaio 2016, Lucia Votano è stata probabilmente la donna che ha raggiunto la vetta più alta nella direzione di un grande centro di ricerca internazionale in fisica.

Scienziata del “profondo Sud”

Basterebbe questo a rendere interessante il racconto della sua vita di scienziata. Ma nel libro appena pubblicato Lucia Votano mescola, come abbiamo detto, quattro sapori. Che proviamo a riassumere.

Il primo è quello di “persona del profondo Sud”. Questo primo sapore è quello del realismo: se vuoi essere protagonista della società della conoscenza, se vuoi fare “grande scienza”, devi lasciare il paese natìo ed emigrare. Era vero a metà degli anni ’60 per una diciassettenne diplomata dallo sguardo lungo, è purtroppo vero tuttora, salvo eccezioni che, per quanto significative – talvolta molto significative –, restano tali. Il Mezzogiorno – tanto più quello profondo – è fuori dalla società della conoscenza. Sempre più fuori, verrebbe da dire.

Scienziata “donna”

Il secondo sapore nella ricostruzione della sua vita di Lucia Votano riguarda l’essere donna. La scienziata riconosce di non aver avuto troppi impedimenti nella sua carriera per il fatto di appartenere a un genere a lungo tenuto lontano dai laboratori. Ma è anche vero che alcuni impedimenti li ha avuti e li ha dovuti superare con una forza e una determinazione che in genere non vengono richiesti a un maschio. Ma Lucia Votano non ne fa un fatto personale. E neppure interpersonale. Bensì denuncia l’asimmetria strutturale che nei laboratori di ricerca, come nel resto del mondo del lavoro, ancora distingue tra i generi, a tutto svantaggio delle donne.

Ricercatrice di fisica del neutrino

Il terzo sapore proposto da Lucia Votano è quello della ricercatrice in fisica. In particolare della fisica delle particelle. E in particolare della fisica del neutrino. Non entriamo nei dettagli. Diciamo solo che, nel corso della sua vita da ricercatrice, Lucia Votano ha potuto osservare dall’interno l’evoluzione di questa fisica: dallo zoo di particelle emerso con esperimenti e osservazioni innovativi subito dopo la guerra, alla sistemazione in una sorta di nuova tavola di Mendeleev delle particelle subatomiche affermatasi con la definizione del Modello Standard delle Alte Energie, fino alla dimostrazione dell’oscillazione del neutrino, tra la cause principali dell’attuale ricerca di nuova fisica oltre il Modello Standard. In tutta questa storia i fisici italiani, compresa Lucia Votano, hanno avuto un ruolo da protagonisti assoluti. Tanto da definire una “via italiana alle alte energie” con la sostanziale invenzione dei collider.

Nella fisica del neutrino questo protagonismo è ancora più marcato. E va da Enrico Fermi e dalla sua elaborazione della teoria dell’interazione debole dove l’elusiva particella ha trovato la sua giusta collocazione, a Bruno Pontecorvo, padre tra l’altro della teoria dell’oscillazione, allo stesso Ettore Majorana per finire alla Collaborazione Opera che nel 2012 al Gran sasso e in stretto rapporto con il CERN di Ginevra ha fornito la prima dimostrazione diretta dell’oscillazione prevista da Pontecorvo. Ebbene di tutta questa storia Lucia Votano fornisce una ricostruzione veloce ma efficace ed efficiente, con lo sguardo di chi ne è stata co-autrice. E non marginale.

Scienziata in un Paese in declino

Infine, quarto sapore, c’è quello della scienziata che ha piena consapevolezza del suo ruolo sociale (e delle responsabilità che ne derivano). Ricordando, di capitolo in capitolo, il suo essere persona del profondo Sud, donna e scienziata impegnata in un settore di punta, Lucia Votano ricostruisce la storia d’Italia nel dopoguerra e il rapporto tra il nostro paese e la ricerca scientifica. In questo periodo la scienza italiana ha raggiunto vette altissime in fisica (e il Gran Sasso ne è esempio) e non solo in fisica. Ma il paese non se n’è accorto, consegnando se stesso a una lunga stagione, che ormai dura da trent’anni, di declino, prima relativo e ora assoluto. Lucia Votano rimarca il fatto che il nostro paese ha difficoltà a innovare e, quindi, a svilupparsi economicamente. E lega questa difficoltà al pessimo modo con cui tratta la scienza. Due i punti principali di crisi di questo rapporto: gli scarsi finanziamenti e l’esorbitante burocrazia. Ma, in realtà, ce n’è un terzo, più profondo. La scarsa cultura scientifica del paese che trae origine dalla scarsa domanda di scienza del suo sistema produttivo.

L’esempio cinese

Con un’analisi comparata, Lucia Votano propone le diverse scelte che da alcuni lustri stanno compiendo molti paesi asiatici: dapprima il Giappone, poi la Corea del Sud poi, soprattutto, la Cina. Lucia Votano fece il suo primo viaggio nel paese del Dragone nel 1990 e osservò una Cina ai margini della grande scienza. Ora vi ritorna come collaboratrice del progetto JUNO, che da solo costa quasi quanto l’intero budget annuale dell’INFN. A essere cambiato non è solo lo skyline delle città cinesi, con teorie di grattacieli prima inesistenti, ma è la cultura di un paese che mostra, coi fatti, di voler costruire il suo futuro puntando sulla scienza.

Il libro si chiude con una pluralità di messaggi. Ai giovani e, soprattutto, alle donne giovani: non abbiate timore di intraprendere la carriera scientifica. Al paese: se vogliamo uscire dalla spirale di declino, dobbiamo entrare nella società della conoscenza, mostrando, in particolare, di credere nella scienza. E, infine, alla comunità scientifica: cari colleghi non abbiate paura di impegnarvi nella comunicazione e, più in generale, nel curare i rapporti con il resto della società, sia per contrastare “le ‘post-verità’ o le false notizie”, sia per affermare una cultura diffusa che riconosca “l’assoluta rilevanza della conoscenza come valore in sé e come motore trainante del benessere sociale ed economico della nazione”.


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