Nelle more della registrazione da parte della Corte dei Conti, con il Decreto Direttoriale n. 3728, lo scorso 27 dicembre il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR) ha reso pubblico il Bando PRIN 2017, ovvero il budget e le regole del prossimo piano di finanziamento dei Progetti di ricerca di Rilevante Interesse Nazionale (PRIN, appunto).
Il bando ha un budget complessivo di 391 milioni e poiché i progetti sono triennali, ne deriva che la capacità di spesa è di 130 milioni e spiccioli l’anno. Non è una cifra altissima in assoluto, tenuto conto che in Germania o in Francia finanziamenti analoghi hanno un budget superiore anche di un ordine di grandezza. Ma certo è il budget più alto che il PRIN abbia avuto negli ultimi anni.
Finanziamento una tantum?
Questo è certamente un punto di forza del Bando PRIN 2017. Ma una parte maggioritaria del budget – 250 milioni di euro – provengono dalla risorse finanziarie non spese e dunque disponibili dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT). Il che significa che si tratta di una fonte “una tantum”. Non c’è certezza, dunque, che il prossimo bando PRIN abbia una dotazione del medesimo ordine di grandezza. Il che, a sua volta, significa che non c’è (o meglio, non è garantita) quella continuità di finanziamento che la comunità scientifica vorrebbe.
Il bando prevede tre linee di intervento: quella “Principale”, quella “Giovani”, per ricercatori al di sotto dei 40 anni e quella “Sud”, cui possono partecipare ricercatori che lavorano nelle regioni meridionali che hanno un ritardo nello sviluppo (Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia) o in transizione (Abruzzo, Molise e Sardegna). Inoltre il bando distingue fra tre macrosettori: scienza per la vita (LS); scienze fisiche, chimiche e ingegneristiche (PE); scienze sociali e umanistiche (SH).
In tabella trovate la ripartizione dei fondi.
Tabella | Ripartizione Fondi PRIN 2017 (in milioni di euro)
Linea d'intervento "Principale" | Linea d'intervento "Giovani" | Linea d'intervento "Sud" | Totale | |
---|---|---|---|---|
LS | 110 | 8 | 22 | 140 |
PE | 110 | 8 | 22 | 140 |
SH | 85 | 6 | 20 | 111 |
Totale | 305 | 22 | 64 | 391 |
Le scienze per la vita (LS) e le scienze fisiche, chimiche e ingegneristiche hanno una dotazione di 140 milioni di euro ciascuna, mentre per le scienze sociali e umane il budget previsto è di 111 milioni.
La linea d’intervento “Principale” potrà contare su 305 milioni di euro, quella “Giovani” su 22 milioni di euro, quella “Sud” su 64 milioni di euro.
Altri 4,6 milioni circa andranno al sistema di valutazione e monitoraggio.
Modalità
Ogni unità di ricerca dei macrosettori LS e PE è composta da un minimo di 1 a un massimo di 6 persone. Nel macrosettore SH e anche per la linea d’intervento “Giovani”, invece, l’unità di ricerca non può superare il numero di 4 ricercatori.
Ogni progetto, che ha la durata di tre anni, delle linee di intervento “Principale” e “Sud” potrà contare su un budget complessivo massimo di 1.200.000 euro (400.000 euro/anno). Per la linea d’intervento “Giovani”, il budget complessivo massimo è inferiore di un terzo, ovvero è di 800.000 euro.
Nel caso delle linee di intervento “Principale” e “Sud”, il coordinatore di un progetto o “principal investigator” deve essere un professore o ricercatore universitario, o un dirigente di ricerca, un dirigente tecnologo, un ricercatore o un tecnologo degli Enti pubblici di ricerca (EPR) vigilati dal MIUR. Tutti devono avere un contratto a tempo indeterminato e una prospettiva di lavoro di almeno quattro anni.
Il bando prevede una discriminazione tra università ed EPR. Recita, infatti: «Nel caso in cui siano previste più unità di ricerca, esse debbono necessariamente afferire a diversi atenei/enti; nel caso in cui sia prevista una sola unità di ricerca questa deve necessariamente afferire a una università.
I giovani
Nel caso della linea d’intervento “Giovani”, il leader potrà essere, come recita il testo del bando: «un professore/ricercatore under 40, in servizio a tempo indeterminato presso una università, o un ricercatore/tecnologo under 40 in servizio a tempo indeterminato presso un ente di ricerca, o un ricercatore universitario under 40 in servizio a tempo determinato con contratto RTD-B, purché abbia ottenuto la valutazione positiva (obbligatoriamente da allegare alla proposta) prevista dal comma 5 dell’articolo 24 della legge 30 dicembre 2010, n.240, a seguito del possesso dell’abilitazione scientifica nazionale».
Le domande, redatte in lingua inglese, potranno essere presentate tra il 15 febbraio e il 29 marzo 2018.
Università garanti del finanziamento
La valutazione dei progetti avverrà mediante due fasi di selezione: la prima fase è definita di pre-selezione ed è «di competenza diretta dei Comitati di Selezione (uno per ciascuno dei settori di ricerca ERC, per un totale di venticinque CdS)», mentre la seconda fase, di valutazione scientifica, è «affidata a revisori esterni ai Comitati di Selezione, ma coordinati dagli stessi CdS».
Un corollario. I 391 milioni sono erogati dal MIUR, secondo un preciso calendario. E tuttavia, recita il bando: «Le Università garantiscono, in ogni caso, la continuità delle attività dei progetti anche in pendenza delle erogazioni da parte del MIUR». Insomma, se il MIUR si rivelerà pessimo pagatore, saranno le università (ma non gli Enti di Ricerca) a dover anticipare per garantire la continuità del finanziamento.