fbpx Quando lasciammo l’Africa | Science in the net

Quando lasciammo l’Africa

Primary tabs

Frammento di sinistra di un mascellare superiore adulto completo della dentizione dal primo incisivo al terzo molare (Gerhard Weber, University of Vienna, Austria)

Tempo di lettura: 3 mins

L’origine africana e recente, databile a circa 200.000 anni fa, della nostra specie Homo sapiens è ormai un evento sul quale concordano sia le evidenze fossili che molecolari. Il recente articolo di Israel Hershkovitz e del numeroso gruppo che ha partecipato alla ricerca, apparso su Science del 26 gennaio 2018, ha invece modificato la data, anticipandola di molto, di un altro evento fondamentale nella storia dell’evoluzione della nostra specie: il momento in cui alcuni gruppi di H. sapiens hanno iniziato ad abbandonare la culla africana per andare a colonizzare il resto del Mondo. Prima della scoperta di Hershkovitz, la data della nostra uscita dall’Africa era stata fissata a circa 120.000-90.000 anni fa sulla base dell’età dei fossili rinvenuti negli anni Trenta nelle grotte di Skhul, sul Monte Carmelo nell’Alta Galilea, e di Qafzeh, nella Bassa Galilea.

Nella grotta Misliya, che fa parte del complesso di grotte del Monte Carmelo, Hershkovitz ha invece riportato alla luce un fossile risalente a 190.000-180.000 anni fa. Si tratta di un frammento di sinistra di un mascellare superiore adulto completo della dentizione dal primo incisivo al terzo molare e con porzioni del palato, del processo zigomatico e del pavimento della cavità nasale. E i manufatti litici che lo accompagnavano appartengono all’industria di tecnica Levallois. I nostri progenitori quindi avrebbero iniziato a emigrare dal continente africano circa 100.000 anni prima rispetto a quanto finora ritenuto: un bel balzo indietro.

Gli studi sul paleoclima dell’Asia occidentale, nell’arco temporale compreso tra 250.000 e 190.000 anni fa, hanno evidenziato la presenza di diverse fasi umide, che dimostrerebbero che le condizioni ambientali in quell’area geografica sarebbero state favorevoli alla immigrazione dell’uomo di Neandertal prima e di gruppi della nostra specie poi. E la convivenza delle due specie nello stesso territorio e per un periodo di qualcosa come circa 150.000 anni spiegherebbe lo scambio di tratti di genoma tra i neandertaliani e noi. Una introgressione genica che l’antropologia molecolare ha stimato essere dell’ordine dell’1-4 per cento.

Se il popolamento della parte asiatica della Terra da parte dell’Homo sapiens si è dimostrato essere piuttosto antico e prossimo alla medesima nascita della specie, il popolamento dell’Europa è avvenuto molto tempo dopo, circa 50.000-40.000 anni fa, a causa delle condizioni ambientali sfavorevoli che fino a quella data hanno caratterizzato il continente.

Ancora una volta, il rinvenimento di un fossile ci costringe a riscrivere una parte della nostra evoluzione, ma ciò non deve stupirci proprio perché l’evoluzione non è altro che la storia che scriviamo a partire dai documenti, fossili e molecolari, di cui entriamo in possesso.

 

Fonte: Israel Hershkovitz et al. The earliest modern humans outside Africa, Science  26 Jan 2018: Vol. 359, Issue 6374, pp. 456-459. DOI: 10.1126/science.aap8369

 


Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

Discovered a New Carbon-Carbon Chemical Bond

A group of researchers from Hokkaido University has provided the first experimental evidence of the existence of a new type of chemical bond: the single-electron covalent bond, theorized by Linus Pauling in 1931 but never verified until now. Using derivatives of hexaarylethane (HPE), the scientists were able to stabilize this unusual bond between two carbon atoms and study it with spectroscopic techniques and X-ray diffraction. This discovery opens new perspectives in understanding bond chemistry and could lead to the development of new materials with innovative applications.

In the cover image: study of the sigma bond with X-ray diffraction. Credits: Yusuke Ishigaki

After nearly a year of review, on September 25, a study was published in Nature that has sparked a lot of discussion, especially among chemists. A group of researchers from Hokkaido University synthesized a molecule that experimentally demonstrated the existence of a new type of chemical bond, something that does not happen very often.