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L'Italia accelera sui brevetti

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Conferenza stampa European Patent Office, Annual Results 2017.

Un'immagine della conferenza stampa dello European Patent Office (EPO), che si è svolta il 7 marzo 2018 presso l'edificio della Bibliothèque Solvay a Bruxelles. Benoît Battistelli, il presidente dell'EPO, ha presentato i risultati relativi all'anno 2017. Credit: Chiara Sabelli.

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Bruxelles, 7 marzo 2018. “L’innovazione è il driver principale dell’economia europea, e globale più in generale”, ha dichiarato Benoit Battistelli, presidente dello European Patent Office presentando ieri a Bruxelles i risultati della sua organizzazione per l’anno 2017. Il numero di application, ovvero di richieste depositate da industrie, piccole e medie imprese, università, istituti di ricerca e singoli individui per proteggere la proprietà intellettuale delle loro invenzioni, è aumentata del 3,9% rispetto al 2016, stabilendo il nuovo record di 165.590 richieste. I brevetti accettati sono stati 105.635 contro i 95.940 del 2016. La correlazione tra spinta innovativa e crescita dell’economia, ha affermato Battistelli, non è una novità, ma un recente studio realizzato insieme a EUIPO, lo European Union Intellectual Property Office, ne ha misurato per la prima volta la dimensione. Secondo il presidente la catena di trasmissione è rappresentata dagli investimenti in ricerca e sviluppo.

 

Battistelli ha snocciolato numeri e statistiche relativi ai brevetti depositati presso EPO in un’affollata sala della Biblioteca Solvay, nel Parc Léopold dove hanno sede le principali istituzioni comunitarie europee a Bruxelles. Lo European Patent Office gestisce tutto il processo di richiesta e deposito dei brevetti che garantiscono la proprietà intellettuale nei suoi 38 Stati membri, i 28 Paesi membri dell’Unione Europea e 10 Stati fuori dall’Unione (Albania, Svizzera, Islanda, Liechtenstein, Principato di Monaco, Macedonia, Norvegia, Serbia, San Marino, Turchia). Gli Stati che sono interessati a garantire i propri diritti di proprietà intellettuale nel mercato europeo si rivolgono all’EPO. 

Bibliothèque Solvay, Parc Léopold, Bruxelles.

L'ufficio europeo dei brevetti ha presentato i suoi risultati per il 2017 presso la Bibliothèque Solvay, un edificio costruito nel 1902 all'interno del Parc Léopold a Bruxelles. La Bibliothèque Solvay faceva parte di un progetto più ambizioso intrapreso dalla città con il coordinamento dell'Università di Bruxelles, una Cité de la Science, insieme agli istituti di fisiologia, anatomia, odontoiatria, l’Institut Pasteur e la scuola di commercio.

Partiamo dai Paesi di residenza dei richiedenti. Nel 2017 il 53% delle application proveniva da Stati che non fanno parte dell’EPO: Stati Uniti (26%), Giappone (13%), Cina (5%), Corea del Sud (4%). A crescere di più sono state le richieste provenienti dalla Cina, che sono passate da 7.142 nel 2016 a 8.330 nel 2017, +16,6%. Globalmente le richieste da Paesi che non appartengono a EPO sono cresciute del 5%, segno, secondo Battistelli, dell’interesse delle imprese straniere nel mercato europeo.

Per quanto riguarda invece gli Stati membri EPO, il primo posto della classifica, in termini di numero di richieste, è occupato dalla Germania che, con circa 25.500 richieste, rappresenta il 15,4% del totale per l’anno 2017. L’Italia si piazza al sesto posto tra i Paesi membri EPO, dopo Francia, Svizzera, Paesi Bassi e Regno Unito: le richieste depositate nel 2017 da inventori residenti in Italia sono state 4.312, il 4,3% in più dell’anno precedente. Si tratta di un tasso di crescita annuale sensibilmente più alto della media dei Paesi EPO, che si attesta al 2,8%. Se poi si considerano solo i Paesi che hanno depositato più di 4.000 richieste, l’Italia è lo Stato che è cresciuto di più in assoluto, seguito dal Giappone, con un aumento annuale del 3,5%.

Si ripropone così il paradosso italiano: con un finanziamento in R&S del 1,3% del PIL notevolmente più basso della media OCSE, l’Italia sembra credere nell’innovazione. Certo guardando al numero di application per milione di abitanti, l’Italia è sensibilmente sotto la media europea: 76 richieste per milione di abitanti contro le 134 della media UE (dai 412 dei Paesi Bassi, ai 316 della Germania fino ai 157 francesi). Fuori dall’Europa il primato va alla Svizzera, con 884 richieste di brevetto per milione di abitanti inviate all’EPO nel 2017, seguono il Giappone (172), Israele (167), Stati Uniti (130) e la Repubblica di Corea (122). La Cina, pur avendo realizzato la crescita annuale maggiore in termine di numero totale, ha depositato solo 6 richieste ogni milione di abitanti.

Un altro dato interessante riguarda la natura delle istituzioni da cui provengono le application. Nel 2017 a farla da padrone sono ancora una volta le grande imprese, responsabili del 69% delle richieste, seguono le piccole e medie imprese e i singoli inventori con il 24%, arrivano infine le università e gli istituti di ricerca con il 7%. La situazione è cambiata di poco negli ultimi cinque anni. Quest'anno c'è però una novità: l'ente che ha depositato più richieste di brevetto nel 2017, precisamente 2.398, è l'azienda cinese Huawei. Seguono la tedesca Siemens (2.220), le coreane LG (2.056) e Samsung (2.016) e la statunitense Qualcomm (1.854). L'elenco delle prime 25 aziende è disponibile qui.

Ma quali sono i campi in cui si fa più innovazione? Al primo posto, come ormai accade dal 2008, ci sono le tecnologie mediche, seguite dal settore digitale e dalle tecnologie per computer, che dal 2014 hanno scalzato via le invenzioni legate alle macchine elettriche e all'energia.

Italia

In Italia è la movimentazione il settore da cui proviene il maggior numero di richieste di brevetto indirizzate allo European Patent Office, seguito dai trasporti e dalle tecnologie medicali.

Tra le aziende italiane quella ad aver depositato più brevetti nel 2017 è la Ansaldo Energia, seguita dalla G.D., che realizza macchine per la produzione e il confezionamento di sigarette, produzione di filtri e altri prodotti del tabacco, e dalla Fiat Chrysler Automobile.

Per quanto riguarda la distribuzione geografica delle richieste provenienti dall'Italia nel 2017, si conferma al primo posto la Lombardia, con 1.424 richieste, seguita, anche se con grande distacco, da Emilia Romagna (698), Veneto (585), Piemonte (490), Toscana (325), Lazio (214), Trentino Alto Adige (112), Friuli Venezia Giulia (107) e Liguria (102). Le altre regioni hanno depositato meno di 100 richieste di brevetto nel 2017, ma vale la pena menzionare la Basilicata, che è passata da una richiesta nel 2016 a 7 richieste nel 2017, la Calabria, da 9 a 18 richieste, la Sardegna, da 10 a 15 richieste. Per quanto riguarda le città, Milano ancora la città a maggiore potenziale innovativo (890 richieste nel 2017). Seguono Torino (322), Bologna (284) e Roma (187).

Questione di efficienza

I risultati presentati a Bruxelles hanno riguardato anche la gestione dello European Patent Office, in termini di efficienza e qualità. È chiaro infatti che il costo e la velocità dei processi di valutazione e di opposizione, ma anche quelli di indagine preliminare (le cosiddette searches) che servono a stabilire il potenziale interesse di un mercato verso un'innovazione tecnologica, sono un fattore determinante nella decisione di un'azienda o di un individuo di fare richiesta di brevetto. L'obiettivo di EPO negli ultimi anni è stato dunque quello di ridurre i costi, aumentare la velocità delle valutazioni mantenendo però alti standard di qualità. Per farlo la dirigenza ha aumentato la componente altamente qualificata del personale, gli esaminatori per capirci, riducendo la parte amministrativa. Anche nel 2017 si conferma la tendenza positiva degli ultimi anni, sia in termini di velocità (i processi di valutazione nel 2017 si sono svolti tutti in meno di 15 mesi, quelli di opposizione in meno di 22 mesi) che di riduzione dei costi (-21%). Questo ha permesso di ridurre ulteriormente il cosiddetto back log, ovvero il carico di brevetti in attesa di valutazione.

Il tanto attesto Unitary Patent

A conclusione della conferenza stampa il presidente EPO è tornato su una questione spinosa, quella dello Unitary Patent, il brevetto unico europeo. Attualmente infatti lo European Patent Office rilascia un fascio di brevetti, uno per ogni Paese membro EPO, ovvero per ogni Paese che sottoscrive la European Patent Convention che lo ha istituito nel 1973. Tuttavia gli inventori sono costretti a interagire con i singoli uffici brevetti nazionali, seppure con il coordinamento di EPO. Lo Unitary Patent garantirebbe automaticamente la protezione dell'invenzione su tutto il territorio dell'Unione Europea, attraverso l'interazione con un unico interlocutore, l'EPO, durante tutto il processo (application, grant, opposition, infringement). Già lo scorso anno Battistelli aveva assicurato che nel 2017 sarebbe stato rilasciato il primo brevetto unico, ma la questione è stata bloccata dalla Germania, che pur avendo ottenuto l'approvazione del Parlamento non ha ancora ratificato l'Agreement on a Unified Patent Court, il trattato internazionale che sancisce l'entrata in vigore del brevetto unico. L'opposizione della Germania è motivata da una possibile incompatibilità con la legge tedesca, che renderebbe illegittimo il voto parlamentare. Ma potrebbero esserci altri problemi, legati ai dubbi sull'indipendenza dell'EPO e dunque sulla sua capacità di gestire il processo. Se il giudizio della Corte Costituzionale tedesca tardasse ad arrivare, ci sarebbe poi una terza questione da risolvere: l'uscita del Regno Unito dall'Unione Europea, pianificata per il 2019. Si devono infatti verificare tre condizioni affinché l'Agreement on a Unified Patent Court entri in vigore: deve essere in forza il Regolamento Bruxelles I (che stabilisce quali corti hanno giurisdizione in cause di natura civile o commerciale tra individui residenti in Paesi diversi dell'Unione), della ratifica di almeno 13 Paesi dell'Unione e della ratifica dei tre Paesi che nel 2012 hanno depositato il più alto numero di brevetti (Francia, Germania, Regno Unito). Le prime due condizioni si sono già verificate, mentre per la terza manca l'approvazione della Germania. Se nel frattempo il Regno Unito uscisse dall'Unione Europea sarebbe necessario rivedere l'accordo. Battistelli si è dichiarato comunque ottimista che la Corte Costituzionale tedesca respingerà l'opposizione entro l'anno.


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