fbpx Il futuro nelle microalghe | Scienza in rete

Il futuro nelle microalghe

Primary tabs

Tempo di lettura: 4 mins

La crescita continua della popolazione mondiale e la parallela necessità di superfici da coltivare hanno portato la FAO a valutare nuove risorse sostenibili. Le alghe sono diventate così di grande interesse fra i ricercatori: facili da coltivare in zone desertiche o in contenitori sigillati, la loro particolare composizione rende queste piante acquatiche molto versatili. Farmaci, cosmetici, alimenti rinforzati, mangimi, carburanti, plastiche biodegradibili, sono solo alcuni dei prodotti che si potranno ottenere da esse.

L’interesse per l’utilizzo di questi particolari microrganismi è dimostrato, ad esempio, dal progetto europeo Miracles, coordinato dall’Università olandese di Wageningen, che ha come obiettivo quello di individuare microalghe marine che possano essere coltivate su larga scala e adibite a produzioni differenti. Oppure dalla colonna Morris “cattura CO2per ripulire l’aria di Parigi, un prototipo in plexiglas trasparente alto 4 metri, riempito di acqua e microalghe, che dovrebbe fissare almeno una tonnellata di anidride carbonica all’anno: l’esperimento, nato dalla collaborazione tra il gruppo Suez e la start-up Fermentalg, durerà fino all’estate 2018 e punterà ad allargarsi nelle aree più inquinate della città parigina.

Con l’introduzione di sushi e piatti nipponici anche in Italia si è diffusa l’abitudine a consumare le alghe: vegetali marini ricchi di iodio e sali minerali come calcio, ferro, rame, zinco e potassio. L’aspetto nutrizionale di questi alimenti è stato confermato da moltissimi studi che tuttavia sottolineano “l’importanza di integrare le alghe in diete bilanciate tenendo in considerazione che sono ricche in fibra e iodio”. Chi soffre di ipertiroidismo ad esempio, dovrebbe evitarle o comunque non abusarne. Le alghe si suddividono in due grandi famiglie: le macroalghe, come la nori e la kombu, e le microalghe come la spirulina, da lungo tempo utilizzate come integratori alimentari e recentemente come ingredienti funzionali di alimenti tradizionali quali pane e pasta.

Microalghe, fonte sostenibile di proteine ed energia

Le microalghe, definite anche come biofabbriche verdi, sono organismi fotosintetici microscopici che vivono nei mari, nei fiumi e nei laghi e utilizzano l’energia solare per sintetizzare gli zuccheri e l’energia necessaria alla loro vita. Fra le più usate vi è la “spirulina” (Arthrospira maxima o platensis), un’alga verde-azzurra caratterizzata da un elevato contenuto proteico con proteine di ottima qualità nutrizionale perché ricche in aminoacidi essenziali. Inoltre, come tutti i vegetali, le alghe contengono pigmenti carotenoidi, sostanze con un’elevata attività antiossidante.

Le microalghe, quindi, rappresentano una risorsa da sfruttare al massimo soprattutto nei paesi poveri e in via di sviluppo dove grazie all’energia del sole è possibile produrre alimenti ad alto potere nutrizionale, contrastando le carenze alimentari.

Il riciclo dell’acqua e l’abbattimento della formazione dei gas serra rendono sostenibile la coltivazione su larga scala di queste particolari piante acquatiche e il loro utilizzo può essere applicato a diversi campi:

  • nutraceutica, per la produzione di integratori e alimenti fortificati;
  • acquacoltura, per l’allevamento di molluschi, crostacei e pesci;
  • farmaceutico, per la sintesi di molecole bioattive per la cura di specifiche malattie;
  • bioenergetico, per la progettazione di biomasse dall’elevato contenuto di oli con formazione di idrogeno.

Nessuna competizione con altre risorse alimentari, riutilizzo di terreni non coltivabili, limitata richiesta di acqua, assenza di pesticidi/erbicidi, produzione tutto l’anno ed elevato tasso di crescita: sono alcuni dei vantaggi della coltivazione di microalghe a scopo alimentare e non solo.

Microalghe, il futuro degli integratori

Ricche in proteine, carboidrati, sali minerali, vitamine e acidi grassi, le microlaghe coltivate vengono raccolte ed essiccate per essere trasformate in polvere e utilizzate poi nella preparazione di integratori alimentari e prodotti di facile consumo come pane, pasta, biscotti e bevande.

In particolare, esse sono ricche di micronutrienti come il β-carotene (che viene trasformato nell’organismo in vitamina A), l’astaxantina (carotenoide ad azione antiossidante), la vitamina B12, e gli acidi grassi polinsaturi omega 3 e omega 6.

«Poche sono le alghe fino ad ora autorizzate per uso alimentare in Europa, oltre alla “spirulina” si possono citare la Chlorella e la Dunaliella – spiega Graziella Chini Zittelli ricercatrice all’Istituto per lo Studio degli ecosistemi del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Firenze (ISE-CNR) – se si volessero introdurre nuove specie di macro o microalghe oppure loro estratti come alimento o ingrediente alimentare, dovranno essere considerati novel foods e come tali sottoposti ad autorizzazione e valutazione dei rischi da parte di EFSA secondo il nuovo regolamento europeo 2015/2283. Con il mio team di ricerca al CNR-ISE siamo impegnati nella messa a punto di nuove tecnologie di coltura microalgale e stiamo isolando e caratterizzando microalghe “non tossiche” da ambienti marini, terresti e lacustri che presentino vantaggi per la salute, come un alto contenuto di acidi grassi polinsaturi a catena lunga da impiegare nella prevenzione di malattie cardiovascolari e processi infiammatori al posto dei prodotti tradizionali ottenuti dai prodotti ittici».

 

Fonti:
- Cibi che fanno bene. Cibi che fanno male. Guida per utilizzare gli alimenti nel modo più sano. Edizione Selezione dal Reader’s Digest 2000. Alghe.
- E. Wolfgang Becker. “Microalgae for Human and Animal Nutrition Microalgal Culture: Biotechnology and Applied Phycology”. Handbook of Microalgal Culture: Applied Phycology and Biotechnology, Second Edition. Edited by Amos Richmond and Qiang Hu. 2013 
- G. Chini Zittelli, F. Lavista, A. Bastianini, L. Rodolfi, M. Vincenzini, M.R. Tredici. “Production of eicosapentaenoic acid by Nannochloropsis sp. cultures in outdoor tubular photobioreactors”. Journal of Biotechnology 70 (1999) 299–312 
-  Conde, E. M. Balboa , M. Parada and E. Falqué, “Algal proteins, peptides and amino acids”. DOI: 10.1533/9780857098689.1.135 FullText

 

 


Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

Discovered a New Carbon-Carbon Chemical Bond

A group of researchers from Hokkaido University has provided the first experimental evidence of the existence of a new type of chemical bond: the single-electron covalent bond, theorized by Linus Pauling in 1931 but never verified until now. Using derivatives of hexaarylethane (HPE), the scientists were able to stabilize this unusual bond between two carbon atoms and study it with spectroscopic techniques and X-ray diffraction. This discovery opens new perspectives in understanding bond chemistry and could lead to the development of new materials with innovative applications.

In the cover image: study of the sigma bond with X-ray diffraction. Credits: Yusuke Ishigaki

After nearly a year of review, on September 25, a study was published in Nature that has sparked a lot of discussion, especially among chemists. A group of researchers from Hokkaido University synthesized a molecule that experimentally demonstrated the existence of a new type of chemical bond, something that does not happen very often.