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Altruisti, ma con le prove

Campagna di sverminazione nella Scuola primaria in Kenya. Credit: photo Evidence Action Archive for Deworm the World Initiative.

Tempo di lettura: 3 mins

Appena laureato Michael Kremer - ora docente di economia dei paesi in via di sviluppo ad Harvard - decide di partecipare a una missione umanitaria in Kenya, dove ben presto si rende conto che la maggior parte delle iniziative di aiuto internazionale sono un fallimento totale. Dopo aver passato un anno ospite di una famiglia keniota, insegnando inglese nelle scuole locali, torna negli Stati Uniti e prende un dottorato a Harvard, deciso a cambiare la situazione. Nel 1993 Kremer comincia a lavorare con l’associazione di beneficenza olandese ICS. Quest’ultima utilizza un sistema di adozione a distanza, in cui donazioni benefiche vengono utilizzate per comprare libri di testo, pagare insegnanti e comprare le divise per bambini kenioti, con l’obiettivo di migliorare la partecipazione e il rendimento scolastico.

Un trial sulle scuole

ICS sta per intervenire su sette nuove scuole quando Kremer propone di condurre un esperimento: avrebbe raccolto i dati da quattordici scuole, ma i programmi sarebbero stati applicati solo su sette di loro, scelte a caso. In questo modo avrebbe potuto confrontare gli effetti dei vari tipi di intervento e capire quali effettivamente migliorano la condizione degli studenti. Si tratta di fatto di un esperimento controllato e randomizzato, da sempre lo standard per stabilire l’efficacia di nuovi farmaci e altri interventi in sanità. Applicare questo tipo di esperimento a un programma di beneficenza è però una novità quasi assoluta per l’epoca.

Uno per volta, Kremer e i suoi collaboratori analizzano quindi l’impatto dei vari programmi di ICS. Spesso classi di 30 studenti si trovano a dividere una singola copia di un libro di testo: donare altro materiale sembra in teoria un intervento efficace. Ma, dati alla mano, il rendimento scolastico tra chi riceve libri extra e il gruppo di controllo non cambia. Un altro intervento studiato consiste nel migliorare la situazione non aumentando i libri, ma gli insegnanti. Eppure, anche con classi più piccole non si rileva nessun miglioramento significativo. Uno dopo l’altro, Kremer conferma suo malgrado che la maggior parte dei tentativi di migliorare la qualità dell’educazione in Kenya sembra non avere alcun effetto.

Vermi intestinali e profitto scolastico

Alla ricerca di soluzioni meno ovvie, Kremer rivolge la sua attenzione verso i progetti di sverminazione, e quale possa essere il loro effetto sull’educazione. I vermi intestinali non sono un’infezione drammatica come l’HIV o la malaria, ma colpiscono centinaia di milioni di persone al mondo. E dal momento che i brevetti sui farmaci vermifughi sono per lo più scaduti negli anni ’50, si potrebbero distribuire a basso costo.

I risultati dello studio sono subito evidenti. Le assenze sono un problema cronico nelle scuole in Kenya, ed eliminando i parassiti il programma riesce a ridurle di un quarto nel giro di un anno. L’effetto positivo si estende persino ai bambini nelle scuole trattate che non prendevano i vermifughi, perché si riduce il rischio di contagio tra alunni. E ai benefici educativi si sommavano quelli sanitari: eliminando i vermi intestinali si riduce il rischio di complicazioni che vanno dall’anemia al blocco intestinale. Non mancano anche i benefici economici: 10 anni dopo i bambini curati con vermifughi, guadagnano il 15% in più dei controlli. Ricerche recenti hanno confermato i risultati del programma di sverminazione in campo edcuativo e occupazionale.

Evidence based philantropy

Partendo da questi risultati, Kremer contribuisce a fondare la Deworm the World Initiative, che fornisce risorse e assistenza tecnica a paesi in via di sviluppo che vogliono lanciare progetti simili. Da allora la Deworm ha somministrato più di 50 milioni di trattamenti, ed è inserita tra i programmi più efficaci da Givewell, un’organizzazione non profit che si occupa di valutare le associazioni benefiche. Kramer ha già migliorato la vita di milioni di persone, ma la sua eredità più grande potrebbe essere un’altra: introducendo la valutazione scientifica della beneficenza, ha cambiato il nostro modo di essere altruisti.

 


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