fbpx I qubit psicoplastici di Franco Grignani | Science in the net

I qubit psicoplastici di Franco Grignani

Primary tabs

Read time: 3 mins

Franco Grignani. Nato a Pieve di Porto Morone, classe 1908, milanese d’adozione, è grafico e fotografo, architetto e pittore. Coi suoi contributi sperimentali nel campo della dinamica della percezione cognitiva, a centodieci anni dalla nascita mantiene vivo un muto dialogo con chiunque soffermi lo sguardo sulle sue opere. Questo Maestro della comunicazione visiva nutriva un forte interesse per la psicologia della forma. I suoi acrilici, tutti dipinti a mano con stupefacente precisione, si impongono all’attenzione. I moduli strutturali delle sue composizioni astratte si insinuano nella mente, chiamata a interiorizzarli e a correlarli. Avvinghiati gli uni agli altri questi moduli si autoorganizzano dinamicamente, dando origine a campi di deformazioni e di tensioni snervanti. Dopo un intenso e prolungato lavorio nascosto, le sinapsi quiescenti di chi, incuriosito, osserva le sue opere, si attivano bruscamente. All’improvviso l’immagine inizialmente in letargo sulla superficie piana dell’acrilico si anima, sguscia nella terza dimensione, entra in presa diretta nella sfera psichica: è il momento della “catastrofe percettiva”. Un sobbalzo ne segna l’acme e l’innesco di una risonanza emotiva tra struttura e osservatore, caratterizzata da una successione illimitata di inversioni prospettiche.

Le "catastrofi percettive" dell'astrattismo di Grignani

Ho avuto il privilegio di frequentare a lungo l’artista. Era l’8 gennaio del 1975. Milano, Rotonda di via Besana, vernice della mostra “Una metodologia della visione”. Al cospetto dei suoi Psicoplastici (Fig. 1) mi colpisce la violenza del messaggio visivo. Ma non è tutto. Qualche minuto di riflessione e ravviso una sconcertante analogia formale tra la percezione dinamica delle sue strutture modulari risonanti e il processo, a me familiare, di misura spettroscopica delle strutture quantistiche appartenenti al nanoscopico mondo degli atomi. Traumatizzato, vinco la mia timidezza di allora, e mi presento a lui. “Maestro – gli chiedo – come mai le misure di spettroscopia quantistica che noi fisici facciamo in laboratorio, sulle quali poggiano le nostre certezze scientifiche e si fondano gli sviluppi concreti delle nuove tecnologie rassomigliano tanto alle illusioni ottiche che provo nel percepire queste sue strutture indecidibili, ambigue, assurde, inconcretizzabili?” Mi risponde: “Queste opere non sono fatte per essere osservate da persone facilmente impressionabili. E poi. Perché inconcretizzabili? Le tocchi, professore!”.

Fig. 1 - Franco Grignani, Psicoplastica nel campo, acrilico, 1968

Illlusioni ottiche e fisica quantistica

Seguirono notti da incubo. C’era soltanto un modo per uscirne: studiare il problema con colui che, inconsapevolmente, lo aveva sollevato. Franco Grignani, con opere stimolate dai nostri innumerevoli incontri, è riuscito a visualizzare alcune strutture e fenomeni atomici che, come scriveva Werner Heisenberg negli anni Venti, non si prestano ad essere facilmente compresi utilizzando il linguaggio ordinario i cui concetti derivano dall’esperienza della vita di ogni giorno. Custodisco gelosamente le sue rappresentazioni dinamiche dei sistemi quantistici bistabili, ad esempio il quantum bit – il qubit ossia l’unità elementare del quanto di informazione – e la molecola di idrogeno mentre assorbe un fotone durante una misura spettroscopica caratterizzata da un trasferimento risonante della carica elettronica (fig. 2). Bella è anche l’immagine ruotante del primo stato stazionario eccitato dell’atomo di idrogeno (Fig. 3).

Fig. 2 - Franco Grignani, Rappresentazione dinamica di strutture quantistiche modulari bistabili

Il valore culturale dell’ambiguità

Franco Grignani mi ha portato a concludere che l’ambiguità, alla confluenza tra due aspetti incompatibili di un’unica realtà, non è un’incrinatura della ragione ma è un valore culturale ed esistenziale al punto d’incontro tra scienza e arte.

Nel rievocarlo qui con animo grato mi piace citare un pensiero di Ludvig Wittgenstein “La gente crede che gli uomini di scienza siano lì per istruirti, e i poeti, i musicisti eccetera per rallegrarti. Che questi ultimi abbiano qualcosa da insegnare non le viene in mente.

Fig. 3 - Rappresentazione dinamica dell’elettrone dell’atomo di idrogeno nel primo stato eccitato

 

 


Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

Discovered a New Carbon-Carbon Chemical Bond

A group of researchers from Hokkaido University has provided the first experimental evidence of the existence of a new type of chemical bond: the single-electron covalent bond, theorized by Linus Pauling in 1931 but never verified until now. Using derivatives of hexaarylethane (HPE), the scientists were able to stabilize this unusual bond between two carbon atoms and study it with spectroscopic techniques and X-ray diffraction. This discovery opens new perspectives in understanding bond chemistry and could lead to the development of new materials with innovative applications.

In the cover image: study of the sigma bond with X-ray diffraction. Credits: Yusuke Ishigaki

After nearly a year of review, on September 25, a study was published in Nature that has sparked a lot of discussion, especially among chemists. A group of researchers from Hokkaido University synthesized a molecule that experimentally demonstrated the existence of a new type of chemical bond, something that does not happen very often.