fbpx Torna Ebola, ma adesso c'è il vaccino | Scienza in rete

Torna Ebola, ma adesso c'è il vaccino

Aerei ed elicotteri delle Nazioni Unite scaricano medicinali e aiuti all'aeroporto di Mbandaka nella Repubblica Democratica del Congo durante l'epidemia di Ebola del 2014. Credit: MONUSCO / James Botuli / Flickr. Licenza: CC BY-SA 2.0.

Tempo di lettura: 5 mins

L'epidemia di Ebola nella Repubblica Democratica del Congo (RDC), dichiarata dalle autorità sanitarie l'8 maggio scorso, sembra essere sotto controllo. È quanto ha dichiarato il Ministro della Salute della RDC in un'intervista su Le Monde Afrique l'11 giugno scorso e anche l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nel suo ultimo External Situation Report, pubblicato pochi giorni fa.

Stando ai dati riportati fino al 17 giugno sono 62 i casi di Ebola virus, di cui 38 confermati dagli esami di laboratorio effettuati a Kinshasa con la tecnica della RT-PCR, 14 probabili (secondo i test rapidi condotti nei centri sanitari locali) e 10 i casi sospetti. Il numero totale di decessi è 28, con un tasso di mortalità del 45,2%. Tutti i casi si concentrano nella provincia nordoccidentale dell'Équateur in tre distretti sanitari, due rurali coperti dalla foresta equatoriale e organizzati in piccoli villaggi (distretti di Bikoro e Iboko) e uno, quello di Wangata, dove si trova la città di Mbandaka. A Mbandaka vivono oltre 300 mila persone.

Mappa dei casi (confermati, sospetti e probabili) di Ebola registrati nella provincia nordoccidentale dell'Équateur nella Repubblica Democratica del Congo dall'8 maggio scorso al 17 giugno. Fonte: OMS.

L'inizio dell'epidemia

Tutto comincia il 3 maggio scorso quando le autorità sanitarie della provincia dell'Équateur notificano 21 casi di febbre emorragica al Ministero della Salute, di questi 17 sono già morti. Due giorni dopo il Ministero insieme all'OMS e a Medici Senza Frontiere visita la regione e registra 5 casi attivi, tutti nel villaggio di Ikoko-Impenge nella zona rurale di Bikoro, da cui preleva dei campioni di sangue perché vengano analizzati nei laboratori di Kinshasa. Il 7 maggio i risultati dei test mostrano che due di questi sono positivi al virus Ebola (Zaire Ebolavirus). L'8 maggio viene dichiarata l'epidemia: in quella data i casi sono saliti a 32, di cui tre sono operatori sanitari, e le persone decedute sono 18.

Si tratta della nona epidemia di Ebola che colpisce la RDC negli ultimi 40 anni, ma questa volta le autorità sanitarie locali, con l'aiuto delle organizzazioni internazionali, sembrano più preparate a reagire. La ricerca delle persone che potrebbero essere entrate in contatto con il virus inizia da subito e vengono distribuiti volantini che avvisano gli abitanti di non toccare i malati o i morti, come è usanza fare durante le cerimonie di sepoltura. Un ritardo è stato registrato solo nelle prime fasi dell'epidemia: gli ufficiali sanitari della provincia avrebbero infatti ricevuto notizia dei primi casi già a marzo, ma avrebbero tardato quasi due mesi nel segnalarli alle autorità nazionali.

Ebola arriva in città

Il 16 maggio l'epidemia ha un pericoloso punto di svolta: viene segnalato il primo caso di Ebola confermato nella città di Mbandaka, nel distretto sanitario di Wangata. La città è situata sul fiume Congo che scorre fino alla capitale Kinshasa. Si teme a quel punto una pericolosa transizione per l'epidemia, da rurale a urbana. Nel frattempo il numero di casi sospetti sale a 45 e quello dei decessi a 25. La speranza è che la comparsa dei primi casi a Mbandaka possa rappresentare un segnale di allerta precoce e attivare il monitoraggio dei viaggiatori diretti a Kinshasa navigando il fiume Congo.

Il vaccino rVSV-ZEBOV

Negli stessi giorni l'OMS riceve l'approvazione delle autorità della RDC a inviare le prime dosi (qualche migliaio) di un vaccino sperimentale contro Ebola prodotto dalla società Merck, il rVSV-ZEBOV (recombinant Vesicular Stomatitis Virus–Zaire Ebola virus). Si tratta di un farmaco utilizzato per la prima volta nel 2015 in Guinea e Sierra Leone, alla fine della violenta epidemia del 2013-2016 nell'Africa occidentale, e che ha ottenuto buoni risultati preliminari, pubblicati all'inizio del 2017 sulla rivista The Lancet.

Il trial clinico, denominato Ebola ça suffit!, ha riguardato oltre 4000 persone assegnate a due gruppi: il primo gruppo (gruppo di trattamento) ha ricevuto immediatamente il vaccino, mentre al secondo (gruppo di controllo) è stato somministrato solo dopo 21 giorni, alla fine cioè del periodo di incubazione del virus. L'assegnazione al gruppo di trattamento o gruppo di controllo è avvenuta tramite una procedura di randomizzazione per cluster. Il numero di persone che ha ricevuto immediatamente il vaccino alla fine è risultato di 2119, mentre 2041 lo hanno ricevuto dopo 21 giorni. Nel primo gruppo non è stato registrato, a 10 giorni dalla somministrazione, alcun caso di Ebola, mentre in quello di controllo 16 persone sono risultate positive al virus.

«Il vaccino, sulla base dei risultati nei primati e nell'uomo, sarebbe già autorizzabile, se i produttori decidessero di fare richiesta. Purtroppo deve essere considerato sperimentale dal punto di vista regolatorio, ma la randomizzazione è poco giustificabile sul piano etico" afferma Roberto Satolli medico, giornalista scientifico e autore, insieme a Gino Strada, del libro "La zona rossa" sull'epidemia di Ebola del 2014 in Sierra Leone. E prosegue: "Potrebbe essere un'epidemia che si autoestingue, o quasi. Purtroppo sappiamo ancora poco o nulla della biologia del virus. Nel 2014-15, quando Ebola causò oltre 11 000 morti nell'Africa occidentale, la somministrazione del vaccino arrivò solo sul finire dell'epidemia e non è affatto chiaro quali fattori ne determinarono l'estinzione».

Inizia la campagna di vaccinazione in RDC

Comincia così il 21 maggio la somministrazione delle prime dosi del vaccino nella Repubblica Democratica del Congo. Inizialmente il farmaco viene dato agli operatori sanitari, ai contatti dei malati e ai contatti dei contatti, per un totale di circa 600 persone, secondo il modello della ring vaccination. La difficoltà maggiore è tenere le dosi di vaccino a bassa temperatura, considerato che l'epidemia coinvolge più centri in un'area di 130 442 km2, alcuni dei quali difficilmente raggiungibili via terra.

A questo proposito è interessante la testimonianza di Yap Boum, rappresentante per l'Africa di Epicentre, la divisione ricerca di Medici Senza Frontiere, che sta coordinando la campagna di vaccinazione contro Ebola nelle zone rurali (mentre è l'OMS a gestire quella nella città di Mbandaka). Il suo team si muove a bordo di motociclette spesso percorrendo strade sterrate alla ricerca delle persone che potrebbero essere state esposte al virus. Possono essere necessari anche diversi giorni per raggiungere i contatti e somministrargli il vaccino. Al 14 giugno le persone vaccinate erano 1500.

Ma per massimizzare la probabilità che il vaccino riesca a contenere l'epidemia è necessario che raggiunga le persone giuste e che sia accettato dalle comunità locali. È per questo fondamentale un'attività di comunicazione e mediazione che tenga conto delle lingue parlate nelle zone colpite dal virus, e del background culturale delle comunità interessate. Un team di esperti è arrivato dalla Guinea per formare il personale sanitario a questo tipo di procedura. Sono molto familiari con il virus Ebola, poiché hanno tutti partecipato al trial di rVSV-ZEBOV del 2015.


Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

The Indi Gregory case: some questions for reflection

"The 'Indi Gregory Case' encompasses various levels of reflection (medical, ethical, legal, and political) that are interconnected but often confused in media debates. The philosopher of science and bioethicist Giovanni Boniolo analyzes them through a series of questions, the answers to which may also help us in similar cases that may arise in the future. Image: Twilight, by Dilma Freddi.

There has been, and continues to be, much talk about the "Indi Gregory Case." Indi was an eight-month-old baby suffering from a severe, and so far fatal, rare disease. More specifically, Indi was affected by D,L-2-hydroxyglutaric aciduria: a genetic disease with autosomal recessive inheritance caused by defects in the SLC25A1 gene.