Immagine dal testo Essentials of medical and clinical chemistry. With laboratory exercises. Credit: Internet Archive Book Images/Flickr Licenza: nessuna limitazione di copyright nota.
Cento anni fa aveva termine la Prima Guerra Mondiale, iniziata nel 1914 poco più di un mese dopo l’attentato di Sarajevo in cui morirono l’erede al trono dell’Impero Austro-Ungarico e la consorte. L’evento fu la scintilla che fece divampare un conflitto latente da anni, così l’Austria-Ungheria dichiarò guerra alla Serbia il 1° di agosto, seguita dalla Germania alla Russia e alla Francia il 3 e il 4 dello stesso mese e via via gli altri belligeranti. L'esercito tedesco invase il Belgio il giorno 4, due giorni dopo la decisione del governo belga di non consentire il passaggio delle truppe tedesche verso la Francia. L’Italia, com’è noto, entrò in guerra solo nel maggio 1915 e di conseguenza anche molti scienziati, prima schierati sul fronte anti-interventista, furono chiamati a nuove scelte [1]. Un caso emblematico è quello del chimico Icilio Guareschi, nato a S. Secondo Parmense nel 1847 e morto Torino proprio nell’anno in cui finiva la guerra. Era stato allievo di Francesco Selmi, aveva insegnato chimica nell’Istituto Tecnico di Livorno poi, passato all’Università, era diventato professore di Chimica Farmaceutica prima a Siena e, dal 1879, a Torino [2]. La sua attività di ricerca nel campo della chimica organica e tossicologica fece sì che una serie di reazioni chimiche per la sintesi di composti eterociclici, cui aveva dedicato numerosi lavori tra il 1891 e il 1911, assumesse in seguito il nome di “reazioni di Guareschi”. Si occupò tuttavia di numerosi altri settori della chimica, diede il suo nome ad un reattivo per la precipitazione generale degli alcaloidi e rivendicò la priorità per un reattivo adatto al riconoscimento del bromo. Si occupò attivamente di storia della propria disciplina e scrisse saggi che rimangono tuttora un riferimento essenziale per gli studiosi di storia della chimica. Collaborò con Selmi all’ Enciclopedia di Chimica e successivamente diresse la Nuova Enciclopedia di Chimica che iniziò le pubblicazioni a Torino nel 1899 [2-3].
In gioventù era stato un fervente patriota e si era arruolato volontario nella guerra del 1866, tornando con il grado di sergente. Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale aveva 65 anni e benché fosse stato un convinto pacifista avvertiva il bisogno impellente di contribuire alle necessità della Patria. Contribuì con le sue ricerche alla difesa contro le armi chimiche mettendo a punto una maschera antigas che inizialmente non fu apprezzata [4] e cooperò alla soluzione dei problemi alimentari sorti in tempo di guerra. Per capire come avvenne la sua trasformazione sono illuminanti le due conferenze che tenne a Torino, presso l’Associazione Chimica Industriale e nella sede della “Società di cultura” , rispettivamente il 14 giugno 1915 e il 29 gennaio 1916. La prima era intitolata “La chimica dei gas velenosi e la guerra” [5] e recava la dedica al figlio Giacinto, tenente di artiglieria, mentre la seconda “La chimica e la guerra” [6] era dedicata al cugino Guido Gambara, sottotenente di fanteria, caduto nel novembre 1915 a Podgora. I testi furono pubblicati dal periodico quindicinale “Conferenze e Prolusioni” la cui direzione, con sede in Roma, era tenuta da Claudio Guastalla e Angelo Sodini. Suona tuttora particolarmente drammatico un passo della prima:
“È da quaranta anni che nel mio insegnamento vi comprendo anche la chimica applicata alla tossicologia , ossia la chimica dei veleni, ma non avrei mai neppure sognato che al termine della mia vita dovessi volgere i miei studi a veleni che in battaglia possono uccidere, quasi a tradimento, delle giovani e fiorenti vite umane. Che dirà la storia? Segnerà con marchio a fuoco questi atti inumani.”
Il fascicolo sulla prima conferenza di Icilio Guareschi
La seconda conferenza si apriva così:
“I vecchi cittadini, quale sono io, che non possono più combattere nel campo con efficacia, debbono in altre maniere offrire l’opera loro in servigio della Patria; il patriottismo vero, disinteressato, non solo si esplica col prender parte attiva alla guerra ma ben anco: col rievocare le nostre grandi tradizioni di civiltà e patria; o col far rivivere agli occhi della mente quegli uomini che hanno contribuito al nostro progresso nei secoli passati….Si compie un sacro dovere col diffondere le nozioni scientifiche più importanti; tanto più e tanto meglio se si possono correggere dei vecchi e pregiudizievoli errori, ben sapendo essere più difficile lo sradicare un errore che non scoprire una verità nuova”.
L’intervento proseguiva trattando aspetti della chimica del carbonio in relazione agli esplosivi, ai gas asfissianti, agli acciai e all’alimentazione. La narrazione storica occupa molto spazio e non mancano citazioni dantesche, mentre in base alla sensibilità odierna il tono è spesso aulico e retorico. Nella parte dedicata all’alimentazione il relatore ha parole severe contro le falsificazione di ogni specie “vergogne fra popoli detti civili”, che la chimica può svelare e combattere. La conferenza si conclude con l’auspicio che una volta terminata la guerra, rifioriscano in Italia il senso del dovere, le scienze, l’idealità del pensiero, la moralità e l’altruismo. L’esperienza dimostrerà, purtroppo, che le cose non andarono esattamente in questa direzione.