Da quando nel 2006 la FDA ha approvato il vaccino con l’HPV (papillomavirus umano, prima causa di cancro alla cervice uterina), non sono mancati sospetti e polemiche, spesso connessi ai vaccini. A maggio di quest’anno la Cochrane Collaboration, gruppo internazionale indipendente che pubblica revisioni e metanalisi su farmaci, terapie, interventi di prevenzione - nota per il suo rigore e trasparenza - ha pubblicato una revisione sul vaccino HPV concludendo che era sicuro ed efficace. A luglio, tuttavia, il Nordic Cochrane Center con base a Copenhagen ha risposto con una critica pesante al lavoro, accusando gli estensori di superficialità e incompletezza nella revisione degli studi e in particolare di non tener conto di una serie di eventi avversi e preoccupazioni circa la sicurezza del vaccino. Con tutta probabilità è questa l'ultima goccia che ha determinato la crisi esplosa nella Cochrane che ha portato alla espulsione del leader riconosciuto di Nordic Center, Peter Gøtzsche, noto per altre su opzioni estremamente critiche (qui le motivazioni dell’espulsione, qui la lettera con le ragioni di Gøtzsche). La decisione ha provocato la dimissione di alcuni membri del direttivo Cochrane, che ora si dibatte in una crisi senza precedenti. (Una buona sintesi e commento dell'accaduto a firma Luca de Fiore a questo link). Pubblichiamo qui di seguito un commento dell’epidemiologo Eugenio Paci, testimone di un incidente simile con Peter Gøtzsche sull’efficacia dello screening mammografico.
L’annunciata espulsione di Peter Gøtzsche dalla Cochrane Collaboration, connessa alla questione della metanalisi del vaccino anti-HPV e alla sua sicurezza, ha una lunga storia, della quale in rete sono disponibili diverse testimonianze, inclusa la lettera dell’EMA (del 2016) che rigetta le accuse del Nordic Cochrane Center e una ricostruzione critica di questa storia culminata nell'ultima pubblicazione incriminata in un blog di Hilda Bastian, Evidence Health, “The HPV Vaccine: A Critique of a Critique of a Meta-Analysis (2018)”, che è un esponente di lungo corso della Cochrane Collaboration.
La lettera pubblica di Gøtzsche, che è l’unica posizione che conosciamo, pone l’attenzione su quello che, secondo lui, è il punto centrale. La questione morale è al centro della lettera, che rimanda a collusioni, al non voler intervenire sulla governance di interessi in conflitto, compromissioni.
E’ quindi una china scivolosa quella su cui si sarebbe avviata la Cochrane Collaboration, contrapponendosi al Nordic Cochrane Center: la progressiva perdita della purezza - se cosi si può sintetizzare.
Da osservatore esterno (ma partecipe), l’impressione è che i puri trovano sempre qualcuno più puro che li contesta. Storie che in questi termini si sono viste molte volte, che possono contenere elementi di verità, ma al fondo sono centrate su un presupposto distintivo della purezza metodologica e morale, “la verità sono io”.
Il ruolo di Gøtzsche sullo screening mammografico
La Cochrane Collaboration è una importante associazione, assai influente nel mondo intero e i suoi contributi sono stimati nel mondo della ricerca, sanità pubblica e clinica. Da epidemiologo che si è sempre occupato di oncologia e in particolare di mammografia di screening, ho avuto molto a che fare con il Nordic Cochrane Center dal 2001 quando Olsen e Gøtzsche (O&G) pubblicarono la metanalisi dei trial randomizzati su Lancet, con un editoriale di Richard Horton. La pubblicazione ebbe grande risonanza mediatica ("la mammografia non salva la vita!" , titolavano i giornali quotidiani Inglesi come il Daily Mail) e aprì un decennio e più di scontri. Come ho raccontato nel mio libro "Mammografia" fu forse la prima volta che un dibattito tecnico-scientifico diveniva in Europa motivo di un forte scontro mediatico, continuamente ripreso sui giornali e le televisioni, soprattutto nei paesi anglosassoni e del Nord Europa.
Una narrativa che divide il mondo in puri e corrotti
Non ci fu alcun confronto con il mondo dei tecnici. Il resto del mondo (quello dei ricercatori che avevano lavorato e partecipavano a quell’epoca dei programmi di screening di sanità pubblica o che avevano condotto gli studi) era considerato sostenitore e diffusore di menzogne, come sosteneva, sin dal titolo del suo libro, Peter Gøtzsche ("Truth, Lies and Controversy", CRC Press, 2012).
Interessi personali e istituzionali nascondevano la verità, che era quella dei ricercatori/ metodologi del Nordic Cochrane Center. Una posizione che venne sostanzialmente ripresa, e poi assunta con convinzione come propria, dalla redazione del British Medical Journal. Confronto di merito, un fatto più volte lamentato, non c’è mai stato: la verità contro le menzogne, i puri contro i corrotti; una campagna con la grande forza di chi aveva largo accesso al sistema mediatico internazionale, scientifico e non. Sono atteggiamenti, non nuovi in campo scientifico, ma che oggi, nell’era della comunicazione, sono moneta corrente su tanti temi e hanno contribuito a trasformare anche il dibattito scientifico, che, specialmente nei social, si è pure positivamente aperto al contributo di tutti gli interessati, in una continua occasione di polarizzazione e di schieramento, che coinvolge anche posizioni largamente anti-scientifiche. Non mi stupisce, anche se non sono in grado di valutare il merito, che anche la questione vaccino anti-HPV sia andata avanti in questo modo.
Eccesso di zelo?
È un fatto che la polemica sullo screening mammografico, proprio a seguito del cambiamento dell’impatto comunicativo di questo decennio, è stato un fenomeno nuovo. Il Nordic Cochrane Center ha sempre affrontato con il medesimo approccio, soprattutto sensibile alla comunicazione, i diversi temi di cui si è occupato, ma sin dall’inizio furono sollevate riserve sui suoi comportamenti.
Nel 2002 Alessandro Liberati, in un articolo su Epidemiologia&Prevenzione, discuteva a fondo di questo episodio. Rispondendo a una presa di posizione di Marco Zappa e Alfonso Frigerio (Epidemiol Prev. 2002 Mar-Apr;26(2):53-4, "Schematismi e forzature nell’analisi della efficacia dello screening mammografico"), parlava di un “eccesso di zelo dei ricercatori danesi per la esclusione di alcun trial randomizzati”.
Inoltre discuteva i limiti delle conclusioni degli autori sul potenziale iatrogeno dello screening in termini di incremento di terapia chirurgica e radioterapie. Con simili considerazioni, nel primo capitolo del volume del Pensiero Scientifico “Etica, Conoscenza e sanità” intitolato “Un decennio di EBM: un bilancio non proprio imparziale” riconosceva a 10 anni dalla nascita del movimento come le sfide “si sono rivelate assai più complesse di quanto alcuni dei suoi iniziatori avessero previsto” e poneva la difficile questione del rapporto tra metodologia della Evidence-Based Medicine e la complessità del fenomeno in studio.
Di fronte al pronostico di alcuni che alcune di queste scelte avrebbero potuto rappresentare la morte della Evidence-Based Medicine, Liberati sollecitava un uso più attento e critico della valutazione e della sua complessità, non limitabile ai trial randomizzati.
Lo stile del Nordic Cochrane Center
Ho avuto l’occasione di un confronto personale con lo stile di comportamento del Nordic Cochrane Center (sostenuto da alcuni importanti giornali scientifici) in occasione della pubblicazione dei dati di Euroscreen nel 2012. Il loro post fu ripreso e firmato da Gøtzsche sul BMJ con lo stesso titolo: "I dati di Euroscreen sono falsi". In quella occasione, scrissi - come riporto nel libro - in quanto coordinatore del gruppo europeo, una lettera ai responsabili (anche dei principali paesi, tra cui l’Italia) della Cochrane Collaboration lamentando non le critiche, ma le offese e le modalità polarizzate (si direbbe oggi) del confronto. Nessuno, né della Cochrane Collaboration italiana né internazionale, rispose.
Un classico esempio di polarizzazione
Parlare oggi di una Cochrane Collaboration che sta diventando preda di big pharma e degli interessi delle corporation rivela una preoccupazione che avrà certamente qualcosa di vero, ma non risolve i problemi di fondo ed è utile soprattutto per chiamare a raccolta i fedeli.
Il punto è come si è sviluppato il modo di confrontarsi, non solo scientifico ma in genere istituzionale, nella nostra società dei media, e in un contesto complicato dall’entrata in gioco da un lato di gruppi assai attivi a favore degli interessi economico-commerciali, e dall’altro mondi ideologicamente anti-scientifici, come nel caso dei vaccini. Le nostre società sono assai esposte a derive che possono far prevalere interessi dominanti, ma le istituzioni scientifiche e democratiche sono ciò che ci distingue dalle società autoritarie dove è direttamente il potere che informa le decisioni. Riflettere su questi episodi è certamente necessario in un mondo che sta rapidamente cambiando.