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Droghe d'abuso, il mercato europeo e la scienza delle analisi

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Pastiglie di MDMA, spesso noto come ecstasy. Crediti: DEA US/Wikimedia Commons. Licenza: pubblico dominio

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Il traffico di droghe d'abuso e sostanze illecite continua a essere un grave problema sociale; rappresenta inoltre un mercato in continua evoluzione, tra vendite online (nel deep web ma non solo) e nuovi prodotti di sintesi che comprendono un vasto numero di sostanze psicoattive. Le rotte dei traffici illegali seguono percorsi anche di migliaia di chilometri, toccando Stati diversi prima di raggiungere la destinazione prefissata. L’UNODC, l’agenzia delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine, pubblica ogni anno il World Drug Report, una analisi dettagliata sui traffici e sugli effetti che hanno a livello globale. Nel 2018 si è registrato un maggior utilizzo e interesse da parte dei giovanissimi (15-24 anni) e degli over 50, con una maggior predisposizione per le sostanze tranquillanti da parte delle donne e di cannabis da parte degli uomini.

Il mercato europeo

Trattandosi però di traffici illegali e dunque clandestini, non è sempre facile capire quanto siano estesi. I sequestri da parte delle forze dell'ordine ne rappresentano un importante indicatore. Dai dati raccolti dallo European Monitoring Centre for Drugs and Drug Addiction, l’agenzia UE di monitoraggio sul consumo e la diffusione delle droghe d’abuso, la cannabis rappresenta, da sola, il 70 per cento dei sequestri effettuati in Europa, in particolare in forma di hashish, ossia la resina della pianta: nel 2016, riporta la Relazione europea sulla droga 2018, sono state sequestrate ben 424 tonnellate di hashish, tre volte i sequestri di cannabis in foglie (la marijuana). Questo dato è in parte spiegato dal fatto che la resina è per lo più importata dal Marocco, su lunghe distanze e attraverso i confini nazionali, dunque è più facile che venga individuata e sequestrata. 

Sempre valutando i sequestri da parte delle forze dell'ordine, qualche buona notizia riguarda l'eroina, l'oppiaceo più diffuso sul mercato degli stupefacenti europeo: tra il 2002 e il 2014, si legge nel report, la quantità di eroina sequestrata in UE è dimezzata, stabilizzandosi nel 2016 a 4,3 tonnellate sequestrate. Gli altri oppiacei e oppioidi (come la morfina o il metadone) rappresentano solo una piccola parte dei sequestri, sebbene si sia registrato un aumento per quanto riguarda due oppiodi sintetici: il tramadolo, che costituisce il principio attivo di alcuni farmaci antidolorifici, e i derivati del fentanil, usato in clinica per le anestesie e per il trattamento del dolore. Questi ultimi destano particolari preoccupazioni perché, come riporta il profilo della sostanza sul sito dello European Monitoring Centre for Drugs and Drug Addiction, il fentanil è almeno 80 volte più potente della morfina e il suo uso è già stato associato a diverse morti sia in Europa che negli Stati Uniti.

 

Sulle droghe stimolanti, invece, i mercati si dividono. Nei paesi occidentali e meridionali (tra cui Italia, Francia, Spagna e Portogallo) la droga d'abuso più sequestrata è la cocaina, quasi 80 tonnellate nel 2016 (un lieve aumento rispetto al 2015). E di una purezza in continuo aumento dal 2010; in effetti, si legge nel report, quella analizzata nel 2016 è al più alto livello di purezza registrato nell'ultimo decennio. L'Europa settentrionale e orientale sembra preferire invece amfetamine, metamfetamine e MDMA. Le prime due sembrano essere prodotte direttamente in Europa per l'uso interno.

Una larga fetta di traffico riguarda poi le nuove sostanze psicoattive, un mercato in perenne fermento. Solo nel 2017 sono state individuate in Europa 51 nuove sostanze e, se il numero sembra alto, c'è da considerare che ne sono state scoperte un centinaio all'anno nel 2014 e nel 2015. Non si sa con certezza da cosa dipenda questo calo, ma potrebbero aver contribuito i provvedimenti adottati per vietare i nuovi prodotti e alle misure di controllo attuate in Cina, da cui provengono queste sostanze. Tra queste si trova un po' di tutto: cannabinoidi e catinoni sintetici, che da soli rappresentano l'80 per cento dei sequestri di nuove sostanze del 2016, benzodiazepine e oppiacei, sempre sintetici.

 

 

 

In Italia, le sostanze stupefacenti (vegetali e sintetiche) sono elencati nelle tabelle del DPR 309/90 e vengono ritenute tali se agendo a livello del sistema nervoso centrale ne alterano le normali attività provocando ad esempio euforia, alterazione o sonnolenza.

Un commercio in quattro fasi tra molti paesi

Il mercato della droga non è poi così diverso da altri mercati. Sostanzialmente si divide in produzione della sostanza (naturale o di sintesi), raffinazione del prodotto (foglia coca per ottenere cocaina, oppio per estrarre eroina e così via), introduzione nel mercato e distribuzione all’ingrosso e nel dettaglio. A oggi, i maggior produttori di cocaina sono la Colombia, il Perù e la Bolivia, mentre per l’oppio l’Afghanistan, che rappresenta il maggiore produttore di oppio illecito al mondo, il Messico e il Triangolo d’Oro (area tra gli Stati di Myanmar, Laos e Tailandia). Tuttavia, anche in Europa non mancano i laboratori: come riporta la relazione dello European Monitoring Centre for Drugs and Drug Addiction, le foglie di cannabis non sono solo importate ma anche prodotte localmente, con coltivazioni al chiuso; le importazioni provengono soprattutto dal Marocco e vi sono indicazioni che suggeriscono che la Libia sia diventata uno snodo importante del traffico europeo della resina. Non solo: la stessa relazione sottolinea anche come negli ultimi anni siano stati scoperti laboratori che trasformavano la morfina in eroina nei Paesi Bassi, in Spagna e nella Repubblica ceca, un elemento che suggerisce che i fornitori cerchino di portare a termine le ultime fasi della produzione in Europa sia perché alcuni precursori sono meno costosi sia, forse, per ridurre i rischi d'interdizione.

Per quanto riguarda le nuove sostanze psicoattive, queste sono in molti casi prodotte da aziende chimiche o farmaceutiche cinesi, oppure dirottate o ottenute illegalmente dalla catena di approvvigionamento legittima. Sembra che si sia anche espansa la produzione europea, come suggeriscono indicatori quali la scoperta di laboratori clandestini, i sequestri dei precursori e l'analisi dei rifiuti che producono.

Il ruolo dello scienziato

Accanto alle unità speciali istituite dallo Stato per contrastare il commercio illegale di sostanze stupefacenti (squadra mobile sezione antidroga della Polizia, ROS dei Carabinieri e reparto antidroga della Guardia di Finanza), le forze dell’ordine si avvalgono di laboratori sempre più attrezzati e specializzati nella ricerca analitica di veleni, stupefacenti e loro derivati.

«La capacità di una sostanza di causare un’azione tossica dipende da differenti fattori come la dose assunta, la via di somministrazione, la sua distribuzione nell’organismo, la sensibilità individuale, l’età, il sesso, lo stato di salute della persona e l’eventuale tolleranza acquisita», spiega Veniero Gambaro, del dipartimento di Scienze Farmaceutiche dell’Università degli Studi di Milano. «Nel nostro laboratorio effettuiamo analisi chimico-tossicologiche su campioni non biologici, seguendo procedure operative standard che partono da test colorimetrici veloci e analisi, dopo solubilizzazione in solventi organici come metanolo o esano, con tecniche cromatografia, che permettono di separare i diversi componenti di una miscela».

Per i campioni biologici costituiti da urina ci si avvale di screening rapidi che permettono di valutare la natura di una sostanza. Ne sono esempi i saggi immuno-enzimatici come ELISA che, sebbene esistano in diverse varianti, sono basati sulla capacità degli anticorpi di riconoscere specifici antigeni, come la sostanza d'abuso eventualmente presente. Ai saggi immuno-enzimatici si affiancano specifiche tecniche cromatografiche come la gas-cromatografia capillare o la cromatografia liquida accoppiate con rivelatori di massa (GC/MS o LC/MS) oppure di massa-massa ancor più sensibili (GC/MS-MS o LC/MS-MS), che consentono un'identificazione specifica e quantitativa.

Tali tecniche analitiche possono consentire anche l’identificazione delle nuove sostanze psicoattive, non ancora inserite nelle tabelle del DPR 309/90.

Metaboliti e marker specifici

L’identificazione delle sostanze d’abuso nei campioni biologici avviene con indagini di laboratorio che possono avere due ambiti di applicazione differenti: clinico-diagnostico e/o medico-legali. «In base al tipo di sostanza ricercata e alla finalità richiesta, si utilizzano campioni biologici differenti» spiega Paolo Bucchioni, direttore del laboratorio di Tossicologia del Levante Ligure dell’Azienda Sanitaria de La Spezia, «Il sangue, ad esempio, è la matrice d'elezione per valutare il consumo attuale di una determinata sostanza, mentre per controlli nel lungo periodo, nell'ordine dei mesi, si ricorre all’esame della matrice cheratinica (cioè il capello). Nell’urina, invece, è possibile ritrovare i metaboliti che confermano l’utilizzo di una sostanza negli ultimi giorni, fino a un massimo di due o tre settimane, a seconda della molecola».

Una persona che viene accompagnata al pronto soccorso, sia da un privato che dalle forze dell’ordine, perché sotto effetto di una sostanza psicotropa, per prima cosa viene visitata dal medico, che effettuerà una diagnosi sulla base dell’aspetto fisico-comportamentale del soggetto, valutando ad esempio la presenza di stati di euforia, alterazione e sonnolenza, difficoltà a rimanere in equilibrio, presenza di pupille dilatate, tremori, vomito e coma. Si esegue quindi un esame del sangue per cercare i marker specifici di sostanze come cannabinoidi, cocaina, oppiacei, amfetamine e droghe sintetiche.

Questo tipo di analisi, definito di screening, non ha valore medico legale ma fornisce informazioni utili agli operatori sanitari in modo che possano adottare un adeguato trattamento terapeutico, specialmente se c’è rischio di overdose. Se lo screening risulta positivo, comunque, gli esami proseguono. «Dopo aver adottato misure che garantiscano l’autenticità del campione biologico prelevato, vengono effettuate le indagini di laboratorio sulle varie matrici, sangue, capelli e urina, utilizzando una particolare metodologia, la cromatografia accoppiata alla spettrofotometria di massa, l’unica che dà la garanzia di ottenere, in un periodo di tempo compreso tra i due giorni e la settimana, risultati attendibili ai fini di legge», spiega Bucchioni. «Risultare positivi alle sostanze d’abuso con questi esami ha importanti risvolti medico legali, soprattutto in caso di incidenti stradali come previsto dall’articolo 186 e 187 del codice della strada». 

Tutti gli accertamenti medico legali seguono una procedura che prende il nome di “catena di custodia” che consente attraverso opportuna modulistica, firme e buste chiuse sigillate, di determinare senza errori che i campioni prelevati, le indagini effettuate, il referto prodotto, siano relativi a quella specifica persona.

Capello, un magazzino di sostanze

Nel caso di guida sotto l’effetto di droghe, l’articolo 119 del codice della strada prevede il ritiro immediato della patente da parte della Prefettura. In base alla specifica situazione, potrà essere concessa la certificazione di idoneità alla guida, solo dopo essere risultato negativo ai controlli effettuati periodicamente nei mesi successivi, secondo quanto indicato dalla Commissione Medica Locale che andrà a fare le valutazioni del caso.

Un capello in media cresce di un centimetro al mese: la sua analisi è molto utile nei controlli effettuati per le Commissioni patenti, poiché consente di verificare se il soggetto ha usato sostanze d’abuso come alcool, cocaina, marijuana, eroina e amfetamine nei precedenti tre-sei mesi. Per verificare questo uso, vengono ricercate le singole sostanze con i relativi metaboliti. Ad esempio, se vogliamo accertare l’uso di cocaina, andremo a ricercare anche la benzoilecgonina (BEG), la ecgonina metilestere e la cocaetilene, che si produce se si consuma cocaina in associazione ad alcool. Le analisi di queste sostanze vengono condotte anche sulle urine per accertare l’uso-abuso, in questo caso nel breve periodo. Il marcatore specifico ricercato con l’indagine sul capello per accertare che negli ultimi mesi non si sia fatto abuso di alcolici è l’etilglucuronide (EtG) mentre un altro marcatore, questo aspecifico che ci permette di accertare che non ci sia stato questo abuso negli ultimi giorni, è la transferrina carboidrato carente (CDT) che in questo caso si determina su sangue. Anche la legge per l’idoneità sul lavoro prevedere per determinate “mansioni a rischio” (autisti, camionisti, personale ferroviario e aviario, manovratori) controlli casuali con analisi sulle urine, per verificare l’eventuale utilizzo di sostanze psicotrope da parte del lavoratore e se richiesto gli accertamenti potranno estendersi anche in questo caso ad altre matrici come il capello.

Il ruolo della chimica è insomma fondamentale quando si parla di droghe, siano nuove o note dall'antichità. Alle analisi su partite sequestrate o soggetti fermati, si affiancano anche le analisi che cercano di quantificare la diffusione dei consumi che, come abbiamo detto, data la sua natura clandestina è difficile da valutare. Ad esempio, sono stati fatti diversi studi che, ricercando le droghe d'abuso o i loro metaboliti nelle acque reflue, hanno permesso di ottenere dati importanti sul consumo di stupefacenti in una data zona. Legge, medicina e chimica si devono affiancare per fronteggiare il fenomeno e per poter collaborare in modo non solo efficente ed efficace, ma anche aggiornato per rispondere alle novità del mercato. 


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