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Origine ed evoluzione di Homo sapiens: un dibattito interessante

Juan Antonio Segal, We're Homo sapiens

Juan Antonio Segal, We're Homo sapiens (fonte: Flikr; licenza: CC BY 2.0)

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Sino agli anni ’80 del secolo scorso due modelli alternativi sull’origine della nostra specie dividevano il mondo dei paleoantropologi: secondo il modello multiregionale Homo ergaster, uscito originariamente dall’Africa circa due milioni di anni fa, avrebbe sviluppato negli altri continenti linee evolutive diverse sino a originare Homo sapiens. Secondo il modello uniregionale, Homo sapiens avrebbe invece avuto origine diretta in Africa, e ne sarebbe uscito in epoca più recente per rimpiazzare le altre specie che da gran tempo si erano stabilite negli altri continenti.

Sino agli anni ’80 del secolo scorso, non v’erano che reperti fossili a sostegno dell’uno o dell’altro modello. Ma nel 1987 è entrata prepotentemente in campo la genetica: non quella convenzionale del DNA nucleare, ma la genetica che analizza il DNA mitocondriale, che come si sa è di origine materna: ha stabilito che il DNA mitocondriale di tutti gli attuali abitanti del pianeta fuori dall'Africa deriva da quello di un piccolo numero di antenate africane (il concetto dell’Eva Nera, immediatamente popolarizzato dalla grande stampa…), i cui discendenti hanno quindi colonizzato l’intero pianeta. L’analisi delle mutazioni del DNA mitocondriale ha anche consentito di datare l’origine del sapiens a circa 200.000 anni fa, falsificando in modo definitivo il modello multiregionale secondo il quale H. sapiens avrebbe dovuto iniziare a evolvere da forme arcaiche locali ben prima.

Il modello uniregionale (acronimo RAO, recent African origin) ha dagli anni ‘80 dominato incontrastato, anche se con modificazioni non determinanti, per esempio sulla data dell’ultima, definitiva, uscita di H. sapiens dall’Africa, ora datata a circa 60.000 anni fa. Però negli ultimi anni l’analisi del DNA arcaico di reperti fossili e il miglioramento delle tecniche di datazione hanno sollevato dubbi sulla validità del modello RAO, innescando un dibattito che è ora divenuto molto vivace. Alla sua base è l’analisi del DNA nucleare di reperti arcaici, che dimostra l’ibridazione di H. sapiens con altre popolazioni arcaiche al di fuori dell’Africa (i Neandertali Denisova). Che queste ibridazioni abbiano avuto luogo è dimostrato dalla presenza nel genoma dei sapiens moderni del DNA di altre specie arcaiche. La versione RAO “ortodossa” è stata di fatto abbandonata dal suo stesso proponente originale, Chris Stringer, che accetta l'idea di considerare nuovi modelli come RAOWH (RAO with hybridization) e AM (Assimilation Model), come si spiega anche in una intervista di Francsco Suman a Chris Stringer. Le due teorie differiscono nel modo in cui il DNA delle popolazioni di H. sapiens si sarebbe integrato in quello delle altre popolazioni arcaiche al di fuori dell’Africa (Neandertal, Denisova). Nel modello AM l’integrazione sarebbe avvenuta tra H. sapiens derivanti dall’Africa e i Neandertal e Denisova euroasiatici in aree molto vaste: i flussi di geni avrebbero dato gradualmente origine a modifiche genetiche e anatomiche e quindi ai moderni caratteri. Nel modello RAOWH, invece, H. sapiens di origine africana avrebbero incorporato geni di popolazioni indigene arcaiche che avrebbero rapidamente rimpiazzato. Non vi sono al momento elementi conclusivi a favore di uno dei due modelli: il modello RAOWH parrebbe favorito dalla piccola percentuale di DNA neandertaliano e denisovano nel genoma di H. sapiens (1-4%), mentre il modello AM sarebbe meglio compatibile con la sua percentuale più elevata (circa il 6%) in certe popolazioni dell’Oceania, e anche dalla comprovata prolungata coesistenza di H. sapiens con altre popolazioni arcaiche come i Neandertal.

Riassumendo, la grande maggioranza dei paleontologi considera ora falsificati sia il modello multiregionale sia la versione ortodossa del modello RAO. Vi è però ancora chi difende a oltranza il modello uniregionale: una polemica molto vivace su questo punto ha infatti recentemente agitato la comunità dei paleontologi italiani. Abbiamo quindi deciso di dedicarle una puntata della rubrica, che vorremmo offrisse poi il destro per una discussione a più ampio respiro del problema della nostra origine e dei suoi affascinanti (e importanti) aspetti. Il 29 luglio di quest’anno Claudio Tuniz ha pubblicato sul Corriere della Sera l’articolo intitolato “L’Homo Sapiens arriva dall’Asia? ”. Nonostante il punto di domanda e il fatto che il titolo non rifletteva il contenuto dell’articolo, ne ha avuto in risposta una presa di posizione piuttosto dura da parte dei due colleghi paleontologi Gianfranco Biondi e Olga Rickards (Rispunta l’ipotesi falsificata dell’origine multipla della nostra specie), e ha affidato a noi la dettagliata risposta che pubblichiamo. Abbiamo poi chiesto a Giorgio Manzi di scrivere un articolo di commento sulla polemica, chiedendogli di inquadrarla nel problema generale che la sottintende.

 


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