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Angelo Secchi, tra “maraviglie” stellari e scienza utile

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Francobollo commemorativo dedicato ad Angelo Secchi

Angelo Secchi, francobollo commemorativo

Tempo di lettura: 5 mins

Oggigiorno la lingua italiana viene spesso maltrattata, non solo nella vita comune e sui social network ma anche in politica e a livello governativo. A parte l’uso improprio dei termini e la penosa volgarità delle espressioni, si dimentica che al momento di formulare una previsione di qualunque tipo, la saggezza popolare suggerisce di evitare termini come “mai” e “sempre”, o perlomeno di usarli con estrema parsimonia. Anche la storia della scienza ci insegna che a dire “mai” spesso si sbaglia.

Un interessante articolo pubblicato qualche anno fa su questo giornale ricordava a tale proposito una drastica affermazione del filosofo francese Auguste Comte (1798-1857), che una trentina di anni dopo venne clamorosamente smentita dai fatti. Nella diciannovesima lezione del suo Cours de philosophie positive (1835), a proposito delle stelle, Comte scriveva:

Noi comprendiamo la possibilità di determinare le forme, le loro distanze, le loro dimensioni e moti, mentre mai, in nessun modo, saremo capaci di studiare la loro composizione chimica o la loro struttura mineralogica…

Il pioniere dell'astrofisica

La Nuova Astronomia, oggi denominata astrofisica, di cui il fisico e astronomo Padre Angelo Secchi SJ (Reggio Emilia, 1818 – Roma, 1878), insieme con Pietro Tacchini, Giovanni Battista Amici e Lorenzo Respighi, fu pioniere non solo italiano, dimostrò che Comte si era sbagliato. Anche nella mostra “Tutti i colori delle stelle - Padre Angelo Secchi e la nascita dell’astrofisica”, in corso a Reggio Emilia (Palazzo dei Musei), un apposito pannello ricorda la profezia del filosofo francese, mentre largo spazio è dedicato alla spettroscopia stellare e agli importanti contributi scientifici di Secchi.

Ricordiamo che la New Astronomy, ossia lo studio delle stelle con metodi spettroscopici, si sviluppò anche grazie alle scoperte del chimico Robert Bunsen (1811-1899) e del fisico Gustav Kirchhoff (1824-1877). Kirchhoff intuì che le righe nere presenti nello spettro del Sole erano dovute all'assorbimento di radiazioni specifiche emesse dal Sole stesso, da parte di atomi allo stato gassoso contenuti nell'atmosfera solare. Bunsen, che collaborava con lui, capì immediatamente le enormi potenzialità analitiche del fenomeno spiegato da Kirchhoff. Nel 1859, in una famosa lettera al chimico Henry Roscoe (1833-1915), Bunsen scrisse:

Al momento, Kirchhoff ed io siamo impegnati in un lavoro comune che non ci lascia dormire… Kirchhoff ha fatto la scoperta più bella e imprevista: ha trovato la causa delle righe nere dello spettro solare ed è stato capace sia di intensificarle nello stesso spettro che di farle apparire nello spettro continuo di una fiamma, nelle stesse posizioni di quelle di Fraunhofer. Ciò indica la direzione da seguire per giungere a determinare la composizione del sole e delle stelle fisse con lo stesso grado di attendibilità con cui per mezzo dei nostri reagenti sveliamo la presenza di SO3 e Cl

A causa del cambiamento del campo magnetico del Sole, un filamento noto come "protuberanza solare", costituito da gas caldi, si allunga dalla superficie della stella. Crediti immagine: NASA Earth Observatory/Wikimedia Commons. Licenza: dominio pubblico

Le opere di Angelo Secchi e le tensioni tra Chiesa e Stato

Il libro di Secchi “Le stelle, saggio di astronomia siderale”, pubblicato nel 1877, può essere considerato, secondo Altamore (2012) “un prototipo dei manuali di astrofisica che saranno sviluppati nel ‘900”. A Secchi si deve la prima classificazione delle stelle in classi, prima quattro poi cinque, basata sull’emissione spettrale. Un’altra opera di Secchi che ebbe una notevole risonanza e fu tradotta in diverse lingue fu “Le soleil” presentato come “esposizione delle principali scoperte moderne sopra la sua struttura, la sua influenza nell’universo e le sue relazioni con altri corpi celesti”. Venne pubblicato prima in francese e poi tradotto in italiano nel 1884. Si compone di tre parti: la prima tratta la struttura del Sole, la seconda l’attività esteriore e l’ultima “i soli o le stelle”. Di particolare interesse per il chimico-fisico sono i capitoli in cui si parla dell’analisi spettrale, dello studio delle protuberanze e delle congetture intorno alla misteriosa riga, prossima a quella del sodio, che venne successivamente attribuita all’elio.

Un resoconto anche breve delle opere di Secchi non può trascurare il libro intitolato “L’unità delle forze fisiche” (1864), il quale rivela compiutamente la visione unitaria delle scienze e della natura che ispirava i suoi studi. Dal neonato Stato italiano Padre Secchi ottenne ben presto giusta stima e considerazione, ma i suoi rapporti con le autorità erano criticati dagli ambienti ecclesiastici più conservatori. Secchi si trovò, per così dire, tra due fuochi, perché i più accesi anticlericali dello Stato unitario diffidavano comunque dei Gesuiti. Le tensioni fra Chiesa e Stato, specialmente ai tempi di Porta Pia, lo misero in seria difficoltà e così fu costretto a rinunciare alla Cattedra che gli era stata offerta alla Sapienza.

La mostra di Reggio, allestita in occasione del bicentenario della nascita, offre un vasto panorama del complesso delle sue svariate attività. Così lo ritroviamo impegnato nella meteorologia, nella misurazione della base geodetica dell’Appia Antica, nelle riunioni parigine per la definizione del metro campione, nella misurazione della trasparenza dell’acqua e in altri campi, secondo un intenso programma di lavoro ispirato al bene comune. Celebre la sua affermazione: “Se non che la scienza è vana se non è utile…”.

La celebrazione di questo bicentenario, coordinata da un Comitato Nazionale appositamente istituito, ci ha consegnato non solo il profilo di uno scienziato di rilievo internazionale ma anche la lezione morale di un uomo di Chiesa coerente e coraggioso, capace di difendere i principi della scienza da ingerenze di ogni genere.

 

Per saperne di più
A. Altamore, “La nascita della Nuova Astronomia” in A. Atamore e Sabino Maffeo s.j. (a cura di) “Angelo Secchi – L’Avventura Scientifica del Collegio Romano”, Quater Edizioni, Foligno, 2012, p. 109.
I. Chinnici, “Il profilo scientifico e umano di Angelo Secchi” in A. Atamore e Sabino Maffeo s.j. (op. citata), p. 43

 


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