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Circa un mese fa, la Società Chimica Italiana (SCI) ha festeggiato a Milano il centenario de La Chimica e l’Industria, giornale che della SCI è attualmente l’organo ufficiale. Vide la luce nel 1919 con un nome diverso, Giornale di Chimica Industriale, che cambiò nuovamente nel 1920 per assumere quello di Giornale di Chimica Applicata e Industriale. Il nome attuale risale al 1935. I motivi che portarono chimici di estrazione industriale, accademica e dei servizi a dar vita al giornale sono emersi in occasione dell’incontro milanese in cui, peraltro, si è parlato anche di temi attuali quali l’energia e il ruolo dei chimici nella società che cambia.
Qui si riporterà qualche notizia, utile forse a condividere con una platea meno specializzata di quella milanese l’impressione di tenace impegno e attenzione al mondo esterno che il lavoro dei nostri predecessori ha lasciato in chi lo ha studiato in dettaglio.
Un momento dell'incontro a Milano (Foto di Matteo Guidotti)
Partiamo allora da qualche considerazione sul momento storico. Il primo numero del Giornale uscì nel mese di agosto. Non si può dire che nell’estate del 1919 l’Italia fosse un Paese tranquillo; anzi, senza esagerare, diciamo che era in rivolta quasi ovunque, scosso da manifestazioni di vario genere, scioperi estesi, occupazioni di terre e scontri di operai con le forze dell’ordine. Era iniziato il cosiddetto “biennio rosso”, un evento che contribuì, insieme ad altri, a rendere il periodo 1919-20 uno dei più importanti della nostra storia contemporanea. L’Italia, inutile dirlo, era povera, industrialmente arretrata e in crisi economica benché avesse vinto la guerra.
A Versailles era in corso la Conferenza di Pace, mentre in Italia, agli inizi del 1919, era nato il Partito Popolare seguito, in marzo, dalla fondazione dei Fasci di Combattimento e in maggio dall’Ordine Nuovo di Gramsci. Il Presidente del Consiglio, nell’agosto di quel 1919, era Francesco Saverio Nitti. In termini di conquiste sociali ricordiamo che nel 1919 l'assicurazione per l'invalidità e la vecchiaia diventò obbligatoria per i lavoratori dipendenti privati e venne introdotto l’istituto della pensione di invalidità e vecchiaia. Dilagava la temuta “febbre di Spagna” contro la quale la scienza si dimostrava impotente.
A proposito di scienza, e di chimica in particolare, va detto che nel 1919 il Premio Nobel per tale disciplina non venne assegnato perché, secondo il Comitato, nessuno lo meritava. I chimici italiani s’interrogavano sul ritardo culturale che la Guerra aveva evidenziato nei confronti della Germania e l’industria chimica era in affanno per riconvertirsi da una produzione di tipo militare a una di pace.
In questo contesto di trasformazioni sociali, culturali e industriali, il Giornale di Chimica Industriale, la cui pubblicazione fu promossa dalla Società di Chimica Industriale di Milano, rappresentò un segno di vitalità che non va sottovaluto. Nelle intenzioni del comitato di redazione presieduto da Angelo Menozzi e del quale Mario Giacomo Levi era il vice, s'intendeva dar vita a “un giornale che mettesse rapidamente al corrente dei progressi delle applicazioni industriali della scienza” e che accanto alle notizie scientifiche, tecniche e industriali, elencasse i brevetti. Nell’editoriale di presentazione si manifestava anche l’intenzione di sviluppare ampiamente la parte economica, commerciale e finanziaria, pubblicando inoltre articoli che discutevano i problemi economici, sociali e legislativi dell’industria chimica.
Era scritto anche: “Ciò che è accaduto durante la guerra ha insegnato a tutti quale sia l’importanza della chimica nell’economia mondiale e quale fosse l’inferiorità dei Paesi alleati in questo campo”.
C’era una specie di “febbre” di fare, con uno stile (a partire dall’apertura) un po’ diverso da quello di alcuni politici di oggi perché, si diceva: “preferiamo che della nostra opera parlino i fatti più e meglio che le promesse”. Una rivista di chimica industriale, simile a quelle che già esistevano in Inghilterra e Germania, non c’era in Italia e bisognava muoversi in fretta.
Il primo numero del Giornale di Chimica Industriale
Il Giornale di Chimica Industriale, come si è detto, cambiò nome l’anno seguente e divenne Giornale di Chimica Applicata ed Industriale, fondendosi con gli Annali di Chimica Applicata che usciva a Roma. Nel nuovo comitato di redazione entrarono altri esponenti dell’industria, dei laboratori delle dogane e delle stazioni sperimentali, nonché dell’Istituto Superiore di Sanità. Questo fatto, per niente secondario, è stato fatto notare nell’incontro di Milano, con l’intento di promuovere una maggiore partecipazione dei chimici extra-universitari alla conduzione dell’attuale rivista per aprirla maggiormente alla realtà produttiva del Paese.