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Xylella: qualche risposta per fare chiarezza

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Un'epidemia di Xylella fastidiosa sta minacciando la produzione di olio d'oliva nei Paesi del Mediterraneo. Per contrastare la dannosa disinformazione diffusa dai negazionisti della scienza e da alcuni giornalisti, ecco un elenco di domande ricorrenti, tutte legate alla diffusione di notizie false.

È vero che i ricercatori stanno ancora discutendo se la Xylella fastidiosa sia correlata al disseccamento rapido degli ulivi?

Questa è una falsa notizia molto ricorrente, propalata da attivisti che negano la scienza e da alcuni giornalisti che sostengono le ragioni complottiste. Una delle tecniche più comuni utilizzate dagli oppositori della scienza per ingannare il pubblico è affermare che esista una divisione nella comunità scientifica, dando lo stesso peso alle opinioni non supportate di alcuni o pochi ricercatori in contrasto con quelle opposte ampiamente prevalenti nella comunità (il cosiddetto false balance). Mentre la scienza, per definizione, non può mai essere definitiva su un argomento definito, il dibattito sui suoi risultati può essere concluso, almeno fino a quando non sono prodotte evidenze in contrasto con ciò che si è stabilito.

Detto questo, attualmente esistono diversi articoli scientifici di vari gruppi di ricerca in tutto il mondo (pubblicati a partire dal 2014, pochi mesi dopo la scoperta del batterio in Puglia), che riportano una solida correlazione tra l'infezione della Xylella fastidiosa, sottospecie pauca e lo sviluppo della sindrome o complesso del disseccamento rapido dell'ulivo, inizialmente (prima che fossero soddisfatti i postulati di Koch) denominata "complesso" (codiro) in almeno tre Paesi diversi (Italia, Argentina e Brasile). Inoltre, sono stati pubblicati esperimenti che dimostrano che l'inoculazione di ulivi con il ceppo di Xylella trovato in Puglia porta al disseccamento rapido e alla morte delle piante. Ecco un elenco parziale di articoli, in cui sono riportati dati originali a sostegno del ruolo di Xylella nel disseccamento rapido dell'olivo.

Il numero di ulivi infetti trovati durante tutte le campagne di monitoraggio annuali in Puglia è sempre piccolo, rispetto al numero complessivo di piante sottoposte a screening (circa il 2%). Perché esperti e funzionari parlano di un'epidemia se ci sono solo poche piante infette?

Dedurre informazioni sulla prevalenza complessiva delle piante infette in Puglia utilizzando la percentuale di alberi infetti identificati in una campagna di monitoraggio, nonché il numero complessivo di piante testate e trovate infette durante le campagne di monitoraggio, è fuorviante, come la comunità scientifica e il servizio fitosanitario pugliese hanno ripetutamente confermato in risposta alle false affermazioni fatte da alcuni giornalisti e negazionisti scientifici.

Le campagne annuali di monitoraggio in Puglia sono infatti dedicate alla mappatura dell'area in cui il batterio è attualmente identificabile. Ciò, a sua volta, implica che l'attività di monitoraggio sia concentrata in aree considerate ancora libere dal batterio o in cui il batterio è arrivato molto recentemente. In queste aree, la maggior parte delle piante campionate dovrebbero essere libere dal batterio, e in effetti lo sono. Sfortunatamente, ogni anno vengono trovate alcune piante infette in aree in cui il batterio era precedentemente sconosciuto e/o nuovi alberi infetti sono scoperti in aree in cui solo poche piante erano note per essere state infettate in precedenza; questo testimonia l'avanzamento dell'epidemia. Per capire come gli alberi infetti possano passare dal 2-3% delle piante di un uliveto a 20 volte di più in un solo anno, è ossibile riferirsi per esempio riferimento alla seguente pubblicazione: Bucci EM, Effectiveness of the monitoring of X. fastidiosa subsp. pauca in the ulive orchards of Southern Italy (Apulia), Rend. Lincei. Sci. Fis. e Nat., Aug. 2019

Lontano dalle aree del monitoraggio regionale (dove, come detto, la percentuale di piante infette è bassa), se si campiona nel cuore dell'epidemia, in luoghi in cui Xylella ha preso piede da tempo, la devastazione è chiaramente evidente, sotto forma di innumerevoli ulivi morti o morenti. Lì, campionando alberi sintomatici (ma non ancora morti), i ricercatori hanno sempre trovato il batterio. Si vedano, ad esempio, i seguenti lavori:

Se, come appare dai dati del monitoraggio regionale, è vero che solo in una piccola percentuale degli ulivi che mostrano sintomi si ritrova il batterio (nel monitoraggio 2018-2019, circa il 9%), come può essere il batterio responsabile dell’epidemia di disseccamento rapido in Puglia?

Anche in questo caso, si tratta di una deduzione che parte da premesse errate, dovuta all’ignoranza della procedura e del significato del monitoraggio regionale. Quando, come avviene nel monitoraggio, si campiona ogni ulivo che presenta sintomi anche lievissimi di disseccamento, che possono essere dovuti a una molteplicità di cause, oltretutto in una zona molto lontana dai focolai maturi di infezione, la percentuale di reperimento di Xylella può essere anche molto bassa, come estensivamente discusso per esempio in:

Bucci EM. Xylella fastidiosa, a new plant pathogen that threatens global farming: Ecology, molecular biology, search for remedies. Biochem Biophys Res Commun. 2018;502(2):173-182. Una versione divulgativa in italiano della stessa argomentazione è disponibile qui.

Quando invece si campiona in zone dove il disseccamento rapido è molto evidente, con ulivi gravemente colpiti (ma non morti) e in focolai attivi, la situazione è molto diversa. In particolare, in almeno cinque diversi lavori su rivista peer-reviewed, è possibile reperire dati che mostrano come: a) in olivi che mostrano disseccamento rapido, si reperisce con altissima frequenza Xylella fastidiosa, sottospecie pauca; b) in olivi che non mostrano sintomi di disseccamento, presi nelle stesse regioni dei primi, Xylella fastidiosa, sottospecie pauca si reperisce con frequenza molto bassa se non nulla.

I lavori, insieme al totale di olivi considerati e alle percentuali di olivi contenenti Xylella divisi per sintomatici e non sintomatici, sono elencati nella seguente tabella:

N % of non symptomatic trees with Xylella % of symptomatic trees with Xylella Orchards' localization Sampling starting year Researchers affiliation Link to paper
100 16% 98% Gallipoli 2013 CIHEAM (Italy) http://www.fupress.net/index.php/pm/article/view/15000/14282
6 0% 100% Taviano 2015 Several Italian labs http://www.fupress.net/index.php/pm/article/view/17867/16860
96 0% 100% Lecce province 2015 University of Salento (Italy) http://www.fupress.net/index.php/pm/article/view/20578/19540
29 0% 89% Brazil 2015 Several Brazilian labs http://www.fupress.net/index.php/pm/article/view/17259/16657
5422 20% 80% Salento 2015 Temple University (USA) www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0006291X18311288?via%3Dihub
 

La percentuale media di olivi sintomatici in cui si reperisce X. fastidiosa è pari al 93% (dev.st. = 8%). La percentuale media di olivi non sintomatici in cui si reperisce X. fastidiosa è pari al 7% (dev. st. = 10%). La differenza in contenuto di Xylella fastidiosa tra ulivi sintomatici e non sintomatici è altamente significativa (p=5.8E-7, Welch’s T test). I dati sinteticamente presentati nella tabella sono estensivamente discussi in italiano nella seguente pubblicazione su rivista peer reviewed: Bucci E. Xylella, fatti e misfatti. Riv Giuridica dell’Ambiente. 2018;3:437-448.

Chi, non sapendo a cosa altro appigliarsi dopo aver affermato innanzitutto che la Xylella non causasse disseccamento, poi che non esistesse un’epidemia, poi che non fosse un’emergenza, oggi vorrebbe diffondere il concetto che l’epidemia di disseccamento esiste, ma solo in pochi alberi disseccati si osserva Xylella, compie una operazione irresponsabile di disinformazione, continuando in una linea che ha portato all’attuale devastazione e mettendo a rischio l’ambiente e l’economia del Salento, della Puglia e dell’intera area ulivicola mediterranea.

È stato segnalato un documento dell'EFSA che indicherebbe già da alcuni anni la presenza di un albero infetto a nord di Bari, senza che sia mai stato osservato il fenomeno del disseccamento. Perché quindi i ricercatori affermano che la Xylella è una minaccia così grave e che non c'è speranza per le piante infette?

Durante la compilazione del database 2015 delle piante ospiti di Xylella (non destinato alla mappatura di ulivi infetti), l'EFSA ha prodotto una tabella Excel supplementare, contenente un elenco di piante infette derivato dalla letteratura scientifica includente le varie possibili specie ospiti allora conosciute. Tra queste piante di esempio, l'EFSA ha incluso numerosi ulivi, così come documentati all'epoca in letteratura. Quando, nel documento originale utilizzato come fonte dall'EFSA, mancavano le coordinate geografiche, l'EFSA inseriva le coordinate generiche (centroide) corrispondenti alla localizzazione approssimativa delle piante interessate. Quindi, se nel documento originale non venivano fornite le coordinate effettive, ma si diceva che le piante infette erano, ad esempio, nel Salento, l'EFSA inseriva le coordinate geografiche del centroide del Salento (scegliendo uno dei molteplici valori disponibili per esso).

Pertanto, si trovano nel file Excel diverse piante con esattamente la stessa latitudine e longitudine, oppure con coordinate corrispondenti ad alcune attività commerciali nel centro di una città. Questa è anche l'origine delle coordinate fornite per un albero infetto, che è stato etichettato con le coordinate del centroide della regione Puglia. Tali coordinate casualmente corrispondono ad un particolare ulivo, mai campionato e presumibilmente sano, nel comune di Corato. I negazionisti della scienza, desiderosi di trovare una pianta "ufficialmente infetta" ma senza sintomi, mal interpretando i dati EFSA hanno fatto di questa bufala evidente il loro cavallo di battaglia; ma le bufale, si sa, non sono facili da cavalcare a lungo. L'EFSA ha ora chiarito in che modo le piante nei suoi database erano georeferenziate, ha inserito coordinate più accurate se disponibili e ha specificato l'uso previsto dell'elenco delle "piante ospiti".

Un ulivo è stato trovato infetto nel comune di Monopoli e destinato allo sradicamento. Tuttavia, quando i test sono stati ripetuti, la stessa pianta è stata trovata libera dal batterio. Come possiamo fidarci delle analisi di laboratorio?

Gli errori in una procedura che prevede la raccolta, il georeferenziamento e l’analisi di diverse centinaia di migliaia di campioni rappresentano sempre un rischio. Per minimizzarlo, i campioni vengono controllati in modo indipendente, con metodi diversi, da due laboratori, che sono ciechi riguardo alla provenienza dei campioni. Tuttavia, l'attribuzione corretta di un campione a un determinato ulivo si basa sull'accuratezza dell'etichettatura del campione fatta in loco, etichettatura che non è controllata in modo indipendente. I campioni dell'albero in questione potrebbero essere stati erroneamente etichettati; il ricampionamento e la ripetizione in cieco delle prove di laboratorio hanno successivamente corretto l'errore. In effetti, i test PCR sugli alberi per la presenza di Xylella sono accurati e riproducibili. Quando gruppi di ricerca indipendenti hanno testato nuovamente alcuni alberi, precedentemente trovati infetti da altri, i risultati sono sempre stati coerenti. Ad esempio, si considerino i seguenti articoli scientifici:

Entrambi riportano la ripetizione del test di ulivi precedentemente trovati infetti, che mostrano la coerenza dei test molecolari disponibili per Xylella. Ulteriori prove della riproducibilità dei risultati del monitoraggio sono fornite da un doppio controllo di ulivi selezionati campionati due volte da operatori di campo indipendenti. Un esempio - un ulivo infetto, testato due volte e costantemente trovato per ospitare il batterio - è contenuto nel SELGE prot. 192/2018 e SELGE prot. 53/2019, come si può vedere confrontando le coordinate per l’unico ulivo del comune di Fasano contenuto in entrambi i documenti SELGE.

Diversi approcci, sia empirici che scientifici, hanno dimostrato che esistono rimedi per il trattamento di alberi infetti. Perché ricercatori e funzionari sostengono che non esiste ancora una cura per la malattia?

Finora, non ci sono rimedi per l'infezione da Xylella, indipendentemente da alcune pubblicazioni su un piccolo numero di ulivi che affermano l'efficacia di un complesso citrato di zinco-rame (Dentamet®) o una pubblicazione in un giornale predatorio che riporta l'efficacia di un trattamento chiamato Mycosat®. Ciò si riflette anche nei seguenti documenti dell'EFSA:

Per motivi empirici, l'innesto di cultivar resistenti per salvare alberi infetti sembra un approccio promettente, ma mancano ancora le prove scientifiche dell'efficacia dell'approccio. Altri rimedi "empirici" proposti, tra cui un sapone, "l’acqua informatizzata", l’impianto di "broccoli pugliesi" in frutteti infetti o suscettibili di infezione e altre stranezze, mancano di prove di efficacia e/o meccanismo d'azione.

Perché altri fattori oltre alla Xylella, come le infezioni fungine o l'inquinamento ambientale, non vengono presi in seria considerazione dalla comunità scientifica?

Questo non è vero. In primo luogo, quando la Xylella fu inizialmente rilevata sugli ulivi, la pubblicazione che riportava la sua scoperta fu affiancata da un'altra che riportava l'elenco completo di altre minacce conosciute di parassiti delle ulive. A quel tempo (2013), gli scienziati stavano ancora indagando se il parassita da quarantena Xylella fosse l'unico e solo responsabile della sindrome del declino rapido dell’ulivo, come si è appurato poi in seguito. Ciò dimostra che gli scienziati erano allora aperti a considerare molte possibilità, ma le prove raccolte hanno rapidamente puntato in favore di Xylella come patogeno "necessario e sufficiente".

In secondo luogo, a giugno 2018 i risultati del progetto di ricerca Epizyxy, dedicato alla valutazione di un possibile ruolo delle infezioni fungine nella sindrome del declino rapido delle ulive, sono stati presentati al pubblico a Lecce da Franco Nigro, patologo vegetale dell'Università di Bari. Nessuno dei numerosi agenti patogeni fungini testati è risultato collegabile al disseccamento rapido dell’ulivo; non si sono infatti trovate differenze nell'abbondanza di specie fungine in ulivi affetti da codiro rispetto agli ulivi di controllo.

In terzo luogo, l'inquinamento ambientale, l'uso di sostanze chimiche, il regime biologico e altre variabili non sono mai risultati in alcun modo collegati al codiro in modo coerente e conservato. Al contrario, anche quando si testano uliveti molto diversi ed eterogenei rispetto ai parametri ambientali e di gestione, tali variabili non sono emerse come guida della malattia.

È possibile che l'intera storia dell'epidemia di Xylella sia inventata da coloro che vogliono cambiare il paesaggio tradizionale a favore di attività economiche più redditizie o che il batterio sia stato introdotto di proposito per forzare la trasformazione del paesaggio?

Per pensare che ci sia stata una frode deliberata del genere, si dovrebbe immaginare un complotto mondiale che coinvolga ricercatori e autorità per diffondere la Xylella fastidiosa, sottospecie pauca tra gli uliveti situati in Italia, BrasileArgentinaSpagnaFrancia. Xylella è ormai una minaccia globale per gli ulivi e le teorie infantili dovrebbero essere abbandonate.

 


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