fbpx Pubblicata la lista 2019 degli Highly Cited | Scienza in rete

Ecco chi sono i ricercatori più citati (2008-2018)

Primary tabs

Tempo di lettura: 3 mins

Ed ecco l’attesa lista annuale dei ricercatori Highly Cited pubblicata oggi (19 novembre) da Clarivate Analytics. La lista comprende i ricercatori che nel periodo 2008-2018  hanno pubblicato il maggior numero di articoli molto citati ("Highly Cited Papers"), cioè articoli che si collocano nel primo 1% per cento al mondo per numero di citazioni. L'analisi è condotta distinguendo 21 diverse aree scientifiche: dalla medicina clinica alla fisica, dalla matematica alle scienze agrarie e così via. Ovviamente ciascuna con una soglia diversa per entrare nell’empireo dell’1%,. “Il numero minimo di articoli altamente citati per la selezione varia a seconda del settore, con la Medicina Clinica che richiede il massimo e l'Economia e Business il minimo. Un criterio aggiuntivo della selezione è dato dalla verifica che le citazioni ai lavori molto citati di un singolo autore siano sufficienti a fargli raggiungere, da sole, la soglia che identifica il primo 1% delle citazioni totali per autore del settore considerato” spiega il report di Clarivate.

I ricercatori molto citati al mondo quest’anno sono 6.216: 3.725 in uno dei 21 campi di ricerca mentre altri 2.491 considerando l'insieme di più discipline (cross-fields). Questo è il secondo anno che oltre ai ricercatori dei singoli campi vengono conteggiati anche coloro che hanno un numero alto di citazioni sommando diversi campi.

Per venire ai Paesi, dominano ovviamente sempre gli Stati Uniti, seguiti da Regno Unito, Cina, Germania, mentre l’italia è fuori dai primi dieci, sorpassata anche da Francia e Spagna.

Rispetto agli anni scorsi il balzo più grande l’ha fatto la Cina, che passa da 483 dell’anno scorso a 636 ricercatori (dal 7,9 al 10,2 % del totale). “Naturalmente, man mano che la Cina continentale aumenta la sua quota di ricercatori molto citati, altre nazioni diminuiscono. Dallo scorso anno, il Regno Unito ha perso lo 0,7%, la Germania lo 0,6% e i Paesi Bassi lo 0,5% delle loro quote dei ricercatori molto citati nel mondo. Altre nazioni nei primi 10 aumenti gestiti: Gli Stati Uniti avanzano dello 0,6%, l'Australia dello 0,3%, la Svizzera dello 0,3% e il Canada dello 0,2%”, osserva il Report.

I ricercatori Highly Cited che lavorano (prima o seconda affiliazione) in Italia quest’anno sono 88, contro i 91 dell’anno scorso. Come si può osservare nella tabella sotto, la maggior parte sono concentrati nel Nord Italia (almeno le università), con Milano come miglior polo accademico.

Non sono mancate nei mesi scorsi polemiche in Italia sul valore delle citazioni come strumento per catturare l’eccellenza dei ricercatori, polemiche legate soprattutto all' uso delle autocitazioni. Successive analisi quantitative hanno però confermato che questa problematica non intacca se non tangenzialmente l'appartenenze alla lista dei ricercatori molto citati. Di fatto, per il primo anno, Clarivate Analytics ha compilato la lista considerando anche il peso delle autocitazioni, ed escludendo gli autori i cui lavori molto citati rivelavano un ampio uso di autocitazioni. La quantità di esclusi si è rivelata una frazione estremamente ridotta del totale. Tuttavia il sistema resta un criterio quantitativo che certo non basta, ma costituisce quanto meno una base dati interessante per valutare ricercatori e centri di ricerca nella loro produttività scientifica di qualità.

Una curiosità: fra gli oltre 6.000 ricercatori selezionati non mancano premi Nobel. Per la precisione 23, di cui tre annunciati quest'anno: Gregg L. Semenza della Johns Hopkins University (Fisiologia o Medicina), John B. Goodenough della University of Texas at Austin (Chimica), e Esther Duflo del Massachusetts Institute of Technology (Economia). Nell'elenco di quest'anno sono inclusi anche 57 Citation Laureates; individui riconosciuti dal Web of Science Group, attraverso l'analisi delle citazioni, come potenziali destinatari del premio Nobel.

 


Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

Discovered a New Carbon-Carbon Chemical Bond

A group of researchers from Hokkaido University has provided the first experimental evidence of the existence of a new type of chemical bond: the single-electron covalent bond, theorized by Linus Pauling in 1931 but never verified until now. Using derivatives of hexaarylethane (HPE), the scientists were able to stabilize this unusual bond between two carbon atoms and study it with spectroscopic techniques and X-ray diffraction. This discovery opens new perspectives in understanding bond chemistry and could lead to the development of new materials with innovative applications.

In the cover image: study of the sigma bond with X-ray diffraction. Credits: Yusuke Ishigaki

After nearly a year of review, on September 25, a study was published in Nature that has sparked a lot of discussion, especially among chemists. A group of researchers from Hokkaido University synthesized a molecule that experimentally demonstrated the existence of a new type of chemical bond, something that does not happen very often.