Abbiamo chiesto a Chiara Soletti, di Italian Climate Network, un commento sulla COP 25 di Madrid.
“In generale il mio bilancio sulla COP25 è negativo, la situazione è sconfortante, ma allo stesso tempo credo che il multilateralismo sia un’opzione migliore del vuoto internazionale che esisteva in passato con gli stati nazione ognuno per suo conto”.
Una delle poste in gioco era definire regole chiare per l’istituzione di mercati di carbonio (previsti dall’articolo 6 dell’Accordo di Parigi), strumenti essenziali per ridurre in modo consistente le emissioni.
“Su questo articolo è preoccupante che non si sia giunti ad un accordo, ma allo stesso tempo il testo stava prendendo una piega tale che la sua approvazione avrebbe rappresentato un danno maggiore. La mancanza di salvaguardie sociali ed ambientali avrebbe creato il rischio di ricommettere gli errori fatti sotto il Clean Development Mechanism (vedi la costruzione delle centrali idroelettriche in Brasile e in Cile - hanno devastato l’ecosistema e hanno messo a repentaglio i mezzi di sussistenza delle popolazioni indigene i cui membri sono emigrati o sono morti). Ci vuole davvero maggiore pressione politica per vincere le resistenze ancora presenti. Le prossime elezioni americane nel caso di vincita dei democratici potrebbero cambiare il quadro.
Su quali altri aspetti c’erano aspettative dal summit di Madrid?
Importante era definire il meccanismo di risposta alle perdite e ai danni (Loss and Damage, art.8) dovuti agli impatti del cambiamento climatico. E qui ancora una volta si è vista una mancanza di ambizione. Il testo approvato contiene sì dei riferimenti ai diritti umani, ma blandi e senza una definizione su come implementare il programma. Gli aspetti finanziari verranno discussi a giugno 2020 a Bonn e a novembre/dicembre alla COP26 di Glasgow, sperando in progressi più consistenti.
Qualche nota positiva?
Certamente l’approvazione inaspettata del Piano per l’Azione di Genere (Gender Action Plan), programma non obbligatorio dedicato alla promozione dei diritti delle donne e della loro rappresentazione e partecipazione nelle politiche climatiche. Va notato anche che l’advocacy da parte della società civile è stata massiccia e su quel fronte non c’è nessuna intenzione si smettere di lavorare per l’integrazione dei diritti umani nel Paris Rule Book, vale a dire lo strumento che renderà operativo l’accordo di Parigi.