fbpx Un plauso allo studente “genio” | Scienza in rete

Elogio del genio e della sua utilità

Primary tabs

Tempo di lettura: 3 mins

Quattro lauree in quattro mesi. Il caso dello studente “genio” di Pisa, Giulio Deangeli è interessante ed è rimbalzato su molti quotidiani, ma la prima reazione che suscita in chi frequenta l’università italiana è: come ha fatto? Tecnicamente, in Italia è vietato iscriversi a più di una laurea alla volta secondo il Regio Decreto n.1592 del 1933. Esistono le doppie lauree con accordi con l’estero, e anche triple e quadruple, ma quadruple italiane è un caso davvero singolare, forse il primo e unico, e frutto di un insieme di circostanze che fa riflettere.

Prima del 1933 esistevano dei casi di studenti modello che si iscrivevano in più facoltà contemporaneamente. Ricordo il caso di Carlo Emilio Gadda, che la famiglia voleva fermamente ingegnere, ma che aveva una passione per la letteratura. Si laureò in entrambe, fu prima grande ingegnere in Sud America e poi grande scrittore. Ma oggi? La risposta che l'università in questione (Scuola Superiore Sant’Anna  di Pisa) raggiunta per telefono avrebbe rilasciato al giornalista Tosa è che Giulio Deangeli ha frequentato a tempo di record Medicina e, mentre lo faceva, ha sostenuto un numero incredibile di cosiddetti esami extracurricolari (il totale di esami si aggira intorno ai 150 in quattro discipline diverse!), facendoli poi valere una volta conseguita la laurea in Medicina.

A quel punto gli mancavano solo le rispettive tesi, che aveva ovviamente cominciato a preparare prima e poi discusso sempre a tempi di record nel giro di quattro mesi. Insomma, un genio inarrivabile.

Ho provato a dibattere la questione su gruppi Facebook di docenti o di dottorandi e lo scetticismo era tangibile, qualcuno vede male che il relatore di tesi sia stato lo stesso Rettore dell’Università di Pisa, che potrebbe aver spinto la sua amministrazione a rendere facile un percorso che, già soltanto a livello burocratico, è impensabile ai più, in così breve tempo. Spero che la maggioranza della gente non sia disinteressata ai geni e pensi solo alla promozione dei valori medi, bisogna fare una cosa e l’altra. Forse molti ritengono di essere un genio senza esserlo, e DeAngeli ancora deve mostrare risultati di concreto spessore. Pare che questo ragazzo abbia scritto un articolo su Science e ottenuto cinque borse di studio per andare a Cambridge, tra le più prestigiose, però ho visto nelle discussioni diverse reazioni di chi, invece di ammirarlo, lo invidia.

Secondo me hanno ben fatto alla Scuola Superiore Sant'Anna e l'Università di Pisa a cercare invece di incentivarlo e offrirgli tutte le possibilità, a gratificarlo per aver voluto studiare tanti esami più del dovuto per una singola laurea e aver messo le basi per una carriera che io credo sarà di altissimo livello. Dovremmo farlo tutti noi docenti di tutte le università italiane. Semmai rattrista che sia finito a Cambridge, perché in Italia non ha trovato sufficiente motivazione a studiare ulteriormente. Speriamo che ritorni.

Che la storia di De Angeli sia un incentivo per le nostre università, anche locali, a cercare, tra i tanti compiti che abbiamo, anche il genio, quando capita, saperlo riconoscere, aiutarlo e incentivarlo. Il genio è fondamentale per il progresso, in molti casi serve anche la collaborazione e il gioco di squadra, ma di Einstein ne servono anche e bastano pochi ogni secolo. Con ciò non voglio dire che De Angeli sia un nuovo Einstein, anche se glielo auguro, ma solo sollevare una riflessione.

 


Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

Neanderthal genes made Covid more severe

A primitive man with a spear, blazer and briefcase

The Origin study from the Mario Negri Institute has identified genetic variants from Neanderthals in the DNA of those who had the most severe form of the disease.

Image credits: Crawford Jolly/Unsplash

A small group of genes that we inherited from the Neanderthal man - and from his romantic relationships with our sapiens ancestors - exposes us today to the risk of developing severe Covid. This is the unique conclusion of the Origin study by the Mario Negri Institute, presented yesterday in Milan and published in the journal iScience.