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I bambini e i libri salvati di Villa Emma

Crediti immagini: Fondazione Villa Emma

Tempo di lettura: 5 mins

I fascismi hanno questo in comune con i virus: che, nelle comunità umane, possono essere latenti ma mai assenti. Per tenere l'infezione sotto controllo servono prevenzione e cura che, nel primo caso, coincidono e si chiamano istruzione e lavoro. L’Europa, che prima dell'attuale ha contratto quell'altra malattia con un enorme carico di morti, sicuramente ha sviluppato gli anticorpi di memoria, che però sembrano avere un tempo di decadenza dell’ordine al massimo di un paio di generazioni. Coltivare la memoria serve a richiamare gli anticorpi per mantenerne un titolo efficace: senza memoria del passato si può essere non-fascisti, vale a dire suscettibili, ma chi ricorda è anti-fascista, cioè immune. Perciò, il 27 gennaio di quest'anno, chi scrive vorrebbe dedicare l'appuntamento imprescindibile del Giorno della Memoria ai ragazzi cui la pandemia da SARS-CoV-2 ha negato la normale frequenza a scuola, che è stata l'ignaro privilegio delle due generazioni precedenti.

Se si parla di normalità, più indietro non si può risalire, perché non a tutti i loro bisnonni, per lo meno in Europa, è stato concesso lo stesso destino scolastico: qualcuno di loro a scuola non ci è andato perché impedito dalla guerra e qualcuno perché impedito dalla segregazione razziale. Ora che un'emergenza sanitaria tiene i giovani lontani dalle aule dei licei e delle università e li isola ciascuno dietro lo schermo del proprio computer (in balia dei social e del bollettino epidemiologico), è più importante che mai seminare in loro il senso di appartenenza alla Storia e la consapevolezza del valore e dell'influenza reciproca dei destini umani individuali.

È di pochi giorni fa la notizia che sono stati restaurati dal laboratorio Formula Servizi, in accordo con la Soprintendenza archivistica e bibliografica dell'Emilia-Romagna e con il sostegno dell'Istituto per i beni artistici e culturali (IBC) regionale, 96 libri appartenuti ai ragazzi ebrei accolti e salvati a Nonantola tra il 1942 e il 1943. I libri, ora patrimonio della Fondazione Villa Emma, erano stati trovati nel 2002 in una cantina di Modena, chiusi in due casse di legno. Il timbro "DELASEM - Villa Emma" stampigliato sul frontespizio, ha permesso di stabilire da dove provenivano quei romanzi e quei saggi su argomenti storici, sociologici, educativi e linguistici, dai cui titoli, per lo più in tedesco, emerge la cultura mitteleuropea tra gli anni Trenta e i primi Quaranta del secolo scorso.

Villa Emma è una grande casa di campagna situata alla periferia di Nonantola, paese in provincia di Modena, il cui nome è strettamente legato a una vicenda iniziata nel 1942, quando l'organizzazione ebraica di assistenza ai rifugiati DELASEM (Delegazione per l’assistenza agli emigranti ebrei) riuscì a fa entrare in Italia quaranta ragazzi ebrei rifugiatisi in Slovenia, insieme a nove accompagnatori adulti. Un membro dell'organizzazione, il magistrato e musicista Mario Finzi (poi trucidato ad Auschwitz) prese in affitto villa Emma, abbandonata da anni, per ospitare i fuggiaschi. Il sacerdote Arrigo Beccari e il medico condotto Giuseppe Moreali (entrambi dichiarati Giusti tra le nazioni dal Yad Vashem), con il sostegno della popolazione locale badarono a nutrirli (cosa non sempre facile, pur in un contesto fortunatamente agricolo), allestirono gli arredi indispensabili e fornirono il materiale per la scuola. Alla fine dell'inverno del 1943, si aggiunse un gruppo di 33 orfani dalla Croazia, più giovani dei precedenti, con un accompagnatore.

Del totale di 34 femmine e 39 maschi, tredici erano bambini, quarantadue adolescenti, diciotto giovani. Per un anno, i ragazzi condussero un'esistenza riparata, dedicandosi ai lavori di manutenzione della comunità e alle lezioni scolastiche, impartite dai loro accompagnatori (Armando Moreno, Jodef Indig, Marco Shoky e Boris Jochvedson) in cui s'insegnavano musica, letteratura, storia, filosofia, antropologia, giudaismo, ebraico e italiano. Quando, l'8 settembre, i nazisti occupano l'Italia, Beccari e Moreali li nascosero presso una trentina di famiglie locali, nell'asilo delle suore e nei locali del seminario. Provvisti di documenti falsi forniti da DELASEM, in ottobre i giovani profughi passarono in Svizzera in piccoli gruppi, guadando nottetempo il fiume Tresa. Non si salvarono il quindicenne di Sarajevo Salomon Papo, affidato a un ospedale perché malato di TBC e Goffredo Pacifici, funzionario di DELASEM, arrestato mentre portava in Svizzera altri ebrei: entrambi furono uccisi ad Auschwitz.

Dopo altre soste in campi profughi, nel dopoguerra la maggior parte dei ragazzi partirà per la Palestina e molti di loro si rividero a distanza di vent'anni, tornando a Nonantola. Don Beccari fu arrestato nel settembre del 1944 assieme a don Ennio Tardini , per una delazione (nel frattempo la zona era diventata una centrale della resistenza emiliana) e restò in carcere fino alla Liberazione; nel dopoguerra, egli continuò la sua attività di parroco e Moreali quella di medico.

Nel 2004 è nata la Fondazione Villa Emma, che promuove iniziative culturali sulla condizione dei migranti giovanissimi e che partecipa alla costruzione, in Europa e in Italia, di reti tra i luoghi della memoria dell’antifascismo, della deportazione e della resistenza. La storia dei libri di Nonantola è la storia del diritto violato ad avere un'infanzia e un'adolescenza, rammendato dalla compassione e dalla solidarietà; ricordarla, impegna ad assumere l'onere del torto avvenuto e a non archiviarlo come passato e incapace di manifestarsi nuovamente. Come ha scritto la filosofa e bioeticista Emilia D'Antuono, a proposito dei codici morali nelle vite di Emilio ed Enzo Sereni, la trama del tempo umano non tollera strappi sul piano etico-politico: al pari delle verità non dette, l'oblio ha un prezzo insostenibile, perché nientifica ciò che è stato.

Al dovere di ricordare è speculare il diritto delle nuove generazioni alla memoria, affinché non vivano il presente come un segmento di tempo privo di senso: è la memoria, conservata e interrogata, a salvare gli esseri umani dall'insensatezza del vivere e del morire. Come scriveva Walter Benjamin:

C'è un'intesa segreta fra le generazioni passate e la nostra: noi siamo attesi sulla terra

 

Bibliografia 
Walter Benjamin, Tesi di filosofia della storia, in Angelus novus. Einaudi, Torino 1962
Emilia D'Antuono, Della difficile alleanza tra storia e utopia. Emilio Sereni tra sionismo e marxismo in Intellettuali ebrei italiani del XX secolo. a cura di Enrico I. Rambaldi Franco Angeli, Milano 2018
https://fondazionevillaemma.org/
Gian Luigi Casalgrandi 1942-1945. Gli ebrei salvati di Villa Emma e la resistenza civile nel modenese Edizioni Il Fiorino Modena, 2019

 


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