fbpx Il 2020, un anno da (non) dimenticare | Scienza in rete

Un anno da (non) dimenticare. Non solo per la pandemia

Oltre alla pandemia, c'è un altro aspetto del 2020 da ricordare: a livello globale è stato infatti l’anno più caldo da quando esistono le misure (insieme al 2016) e costellato da numerosi eventi meteorologici estremi in ogni parte del globo. Carlo Cafaro, ricercatore all'Università di Reading (UK) ne passa in rassegna alcuni, evidenziandone le caratteristiche eccezionali e spiegando i possibili collegamenti con i cambiamenti climatici.

Crediti immagine: Karsten Winegeart/Unsplash

Tempo di lettura: 9 mins

L’anno appena concluso rimarrà indubbiamente nella storia. La pandemia da SARS-CoV-2, dichiarata tale dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) nel marzo 2020, sta ancora, purtroppo, mettendo a repentaglio la vita della popolazione mondiale. L’attenzione mediatica che giustamente ha ricevuto questa emergenza sanitaria sta rischiando purtroppo di far passare inosservato un altro importante motivo per il quale il 2020 è stato eccezionale. A livello globale, infatti, il 2020 è stato l’anno più caldo insieme al 2016, con un’anomalia di temperatura di 0.6 gradi rispetto alla media del trentennio 1981-2010 e 1.25 gradi rispetto al periodo preindustriale (1850 - 1900).

Un po’ peggio per l’Europa, per la quale il 2020 è stato l’anno più caldo in assoluto, scalzando il 2019 di 0.4 gradi rispetto alla media 1981-2010. Inoltre, gli ultimi sei anni, dal 2015 al 2020, sono stati i sei anni più caldi globalmente da quanto esistono le misure1.

Tutto ciò nonostante le emissioni di anidride carbonica nel 2020 derivanti da combustibili fossili, complici le misure restrittive per limitare la pandemia, si siano ridotte del 7% rispetto al 2019, corrispondente a un valore di 2.4 Gt (miliardi di tonnellate), la riduzione più alta mai verificatasi in termini assoluti2, 3. Questa riduzione però non è stata da sola sufficiente per arginare gli alti livelli di concentrazioni di gas serra degli anni precedenti4. In ogni caso, i livelli di concentrazione di CO2 hanno raggiunti il livello record (413.1 ppm), seppure con un tasso di crescita inferiore rispetto al 20191.

Non a sorpresa quindi, il 2020 è stato un anno costellato da numerosi eventi meteorologici estremi: ondate di caldo e incendi, piogge torrenziali e alluvioni, tempeste tropicali. Tutti eventi che hanno avuto come comune denominatore il riscaldamento anomalo di suolo e oceano.

Gli incendi

Mentre gran parte del mondo era ancora ignaro del nuovo imminente coronavirus, a gennaio l’Australia affrontava un’ondata di caldo con temperature record e di conseguenza il picco degli incendi, di proporzioni enormi con 126 mila chilometri quadrati di suolo bruciati, quasi metà della penisola italiana5! Ondata di caldo probabilmente inasprita da una differenza di temperatura del settore occidentale e orientale dell’Oceano Indiano (il cosiddetto “dipolo”)6.

Lo stesso dipolo che aveva provocato una stagione particolarmente piovosa tra ottobre e dicembre 2019 nell’Africa orientale, negli Stati intorno al Lago Vittoria. Anche il periodo tra gennaio e febbraio, che normalmente è asciutto, e la successiva stagione delle piogge (tra marzo e maggio) sono state più piovose della norma. Di conseguenza, alluvioni, livelli record raggiunti dal lago Vittoria e frane sono state il tema ricorrente della stagione, con circa 6 milioni di persone colpite8. E come se non bastasse, la pandemia e un’invasione di locuste che non si vedeva da 70 anni, hanno reso difficile la messa in sicurezza di tali popolazioni9.

Incendi e alluvioni sono stati il leitmotiv anche in altre zone del globo, non troppo abituate a tali fenomeni. È il caso della Siberia. Da gennaio a giugno le temperature da quelle parti sono state, in media, di 5 gradi più alte del normale, con punte anche di 10 gradi in alcune zone. Uno studio ha calcolato che la probabilità dell’occorrenza di tale ondata di caldo è aumentata di 600 volte a causa del cambiamento climatico10.

Le temperature elevate hanno probabilmente favorito degli incendi, che non sono un'assoluta novità nella regione artica. Ma quelli del 2020 meritano sicuramente un discorso a parte. Innanzitutto per l’estensione, con 1.15 milioni di ettari bruciati. Poi per la tempistica, essendo iniziati infatti due mesi prima del solito a maggio. Il motivo di tale anticipo può essere sia ricondotto alle temperature eccezionalmente elevate da inizio anno sia ai cosiddetti zombie fires (incendi zombie), cioè incendi non riconoscibili con le fiamme, che possono persistere dalla stagione precedente sotto la superficie ghiacciata o innevata, e sono riconoscibili dal fumo che rilasciano in superficie. Gran parte di incendi ha coinvolto il permafrost, un suolo di norma perennemente ghiacciato. Questo suolo è costituito da gran parte dalla torba (in inglese peat), che funge da vero e proprio serbatoio di carbonio. Il riscaldamento dell’Artico porta quindi prima il ghiaccio a fondere e di conseguenze rende questi suoli più vulnerabili agli incendi. Quando la torba brucia rilascia questo carbonio nell’atmosfera, contribuendo quindi al riscaldamento globale. Un classico esempio di feedback positivo.

L’altra novità di questa stagione è che la vegetazione tipica della tundra, di solito immune agli incendi, a causa delle temperature elevate, sta diventando sempre più secca e quindi a più alto rischio di incendi. Ecco probabilmente perché gli incendi hanno colpito aree più a nord del normale, all’interno cioè del circolo polare Artico. Le conseguenze di tutto questo sul clima locale e globale sono tutte ancora da quantificare. 10,11

Incendi eccezionali hanno interessato anche alcuni degli Stati Uniti. Oltre un milione e mezzo di ettari bruciati in California, il valore più alto nella storia, con cinque degli incendi più devastanti occorsi proprio nel 2020. In Oregon, più di 4000 case bruciate12, con l’estensione degli incendi che dal 2012 al 2020 in media è triplicata rispetto alla media 1992-200113. Cosa può spiegare questi incendi record? Condizioni di caldo e bassa umidità, ingredienti fondamentali per gli incendi, si sono presentate sempre più spesso negli ultimi decenni14. I cambiamenti climatici, causati dall’uomo, hanno reso più probabili il verificarsi di tali condizioni15.

Tempeste tropicali e alluvioni

Più o meno da quelle parti, inoltre, nell’Oceano Atlantico, nel 2020 c’è stato più traffico del solito. Stiamo parlando delle tempeste tropicali, con ben 30 che sono state nominate dall’ufficio preposto statunitense. Di queste, ben 13 sono stati uragani e di questi 6 hanno raggiunto almeno categoria 3, su un massimo di 5 nella scala Saffir-Simpson. È stata la stagione con più tempeste nominate (si è dovuto infatti ricorrere all’alfabeto greco visto che le 21 dell’alfabeto latino erano terminate), più della stagione del 2005 (quella del devastante uragano Katrina). Di norma, la stagione delle tempeste, che ufficialmente va dal 1 giugno al 30 novembre, conta in media 18 tempeste, di cui 6 uragani16. La domanda, anche in questo caso è la stessa: perché? Possiamo prendercela col cambiamento climatico e quindi con noi stessi?

Relativamente alla frequenza, cioè al numero di uragani, non c’è un trend chiaro19. Quello che invece è indubbio è che il cambiamento climatico sta alterando il comportamento degli uragani: venti più intensi, precipitazioni più intense, tempeste che si muovono più lentamente, portando dunque alluvioni più devastanti. Tutto questo dovuto in ultima analisi a oceani più caldi, l’energia primaria per un uragano.

Oceani più caldi che causano la formazione di uragani anche al di fuori dei tropici19. Tempeste hanno colpito anche il golfo del Bengala (ciclone Amphan a maggio), il più feroce della storia, con due milioni di persone evacuate, 129 morti e una perdita di 14 miliardi di dollari.20 Sorte simile purtroppo è toccata alle Filippine, dove a inizio novembre il tifone Goni ha sferzato l’arcipelago del sud-est asiatico, con venti fino a 310 km/h. 21 Poco dopo, il 22 novembre, il ciclone Gati si è abbattuto sul Corno d’Africa, colpendo particolarmente la Somalia, diventando la tempesta più forte dall’inizio dell’era delle rilevazioni da satellite. I satelliti hanno stimato che in due giorni è caduta la pioggia che normalmente cade nell’arco di un anno.

A proposito di pioggia eccezionale, più vicino alle nostre latitudini, a inizio ottobre la tempesta Alex ha provocato il giorno più piovoso della storia del Regno Unito dal 1891, con una quantità d’acqua sufficiente per riempire il lago Loch Ness, il lago più grande dell’isola per volume. E siccome, specie in meteorologia, se Atene piange Sparta non ride, la stessa tempesta ha causato danni ingenti nel sud-est della Francia e nel nord-ovest dell’Italia, specie in Piemonte, dove sono caduti in 24 ore 630 mm di pioggia, colpendo 100 paesi e causando danni stimati di 200-300 milioni di euro22.

Quello di ottobre purtroppo è stato per la nostra penisola solo uno dei 207 eventi estremi che hanno caratterizzato il 2020, secondo un rapporto di Legambiente, superando i 183 del 2019: tra questi 86 casi di allagamento da piogge intense e 72 casi di danni da trombe d’aria, 15 sono state le esondazioni fluviali, 13 i casi di danni alle infrastrutture, 12 quelli di danni da siccità prolungata, 9 le frane da piogge intense23. Secondo tale rapporto, l’Italia è al secondo posto in assoluto in Europa, dopo la Germania, per perdite economiche causate da eventi meteorologici (65 miliardi di euro) tra il 1980 e il 2017.

Cosa ci aspetta?

L’anno appena trascorso ha fatto segnare un numero considerevole di eventi estremi in ogni parte del globo. Ciò quindi deve rendere ancora più urgente l’attuazione di politiche di adattamento e di mitigazione al cambiamento climatico. Nel momento in cui scrivo, il ciclone tropicale Eloise sta colpendo il sud-est dell’Africa, tra Mozambico e Madagascar e la tempesta Christoph sta costringendo all’evacuazione 2000 famiglie in Inghilterra. Se il 2021 non sarà più caldo del 2020 sarà soltanto grazie all’effetto de la Niña, un fenomeno periodico che consiste nel raffreddamento delle acque superficiali del Pacifico centro-orientale. Sarà però probabilmente, secondo l’ufficio meteorologico britannico, annoverato tra i sette anni più caldi della storia, tutti registrati negli ultimi sette anni, dal 2015 a oggi24.

 

Note
1. Copernicus Climate Change Service, Copernicus: 2020 warmest year on record for Europe; globally, 2020 ties with 2016 for warmest year recorded 
2. Carbon Global Project, Global Carbon Budget 2020 
3. Carbon Brief, Global Carbon Project: Coronavirus causes 'record fall' in fossil fuel emissions in 2020
4. World Meteorologica Organization, Greenhouse gas concentrations in atmosphere reach yet another high
5. BBC, Australia fires: life during and after the worst bushfires in history
6. Future Climate for Africa, East Africa's extreme rainfall of Cotober 2019 - January 2020: is it linked to climate change?
7. BBC News, Flooding hits six million people in East Africa
8. Climate Change News, East Africa faces triple crisis of Covid-19, locusts and floods
9. MetOffice, Prologed Siberian heat attributet to climate change
10. Witze A., The Arctic is burning like never before — and that's bad news for climate change, Nature 585, 336-337
11. McCarty, J.L. et al. (2020), Arctic fires re-emerging, Nature Geoscience 13, 658–660
12. The Conversation, The year the West was burning: how the 2020 wildfire season got so extreme
13. Statesman Journa, Cost of Oregon's 2020 wildfire season brought a news level of destruction. It could be just the beginning
14. Alizadeh M. R. et al. (2020), A century of observations reveals increasing likelihood of continental-scale compound dry-hot extremes, Science Advances 6:39
15. Abatzoglou J. T. & Williams A. P. (2016), Impact of anthropogenic climate change on wildfire across western US forests, Proceedings of the National Academy of Sciences 113 (42) 11770-11775
16. NOAA, Record-breaking Atlantic hurricane season draws to an end
17. The Conversation, The 2020 Atlantic hurricane season was record-breaker and it's raising more concerns about climate change
18. Knutson, T.,et al. (2019).,Tropical Cyclones and Climate Change Assessment: Part I: Detection and Attribution, Bulletin of the American Meteorological Society, 100(10), 1987-2007.
19. The New York Times, 5 things we know about climate change and hurricanes
20. The Guardian, Flood, storms and searing heat: 2020 in extreme weather
21. The Guardian, Typhoon Goni: thousands of homes in Philippines feared destroyed
22. La Repubblica, Alluvione in Piemonte: colpiti cento paesi, danni per 200-300 milioni
23. Rapporto 2020 dell'Osservatorio di Legambiente Cittàclima
24. The Indipendent, 2021 forecast to be one of the Earth's hottest years despite La Niña, says Met Office

 


Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

Discovered a New Carbon-Carbon Chemical Bond

A group of researchers from Hokkaido University has provided the first experimental evidence of the existence of a new type of chemical bond: the single-electron covalent bond, theorized by Linus Pauling in 1931 but never verified until now. Using derivatives of hexaarylethane (HPE), the scientists were able to stabilize this unusual bond between two carbon atoms and study it with spectroscopic techniques and X-ray diffraction. This discovery opens new perspectives in understanding bond chemistry and could lead to the development of new materials with innovative applications.

In the cover image: study of the sigma bond with X-ray diffraction. Credits: Yusuke Ishigaki

After nearly a year of review, on September 25, a study was published in Nature that has sparked a lot of discussion, especially among chemists. A group of researchers from Hokkaido University synthesized a molecule that experimentally demonstrated the existence of a new type of chemical bond, something that does not happen very often.