Pubblichiamo la lettera aperta scritta a Mario Draghi da parte di «Energia per l’Italia», «Scienza in Parlamento», «Per un Paese Sostenibile», «La Scienza al Voto». I quattro gruppi chiedono: maggiori investimenti per una ricerca che sia motore di sviluppo; un ruolo centrale per la scienza a sostegno di Governo e Parlamento, a partire dall’emergenza ambientale, sotto forma di un Consiglio Scientifico Nazionale, multidisciplinare e indipendente; un grande piano di formazione e informazione scientifica, per la scuola e per tutti.
Immagine: Governo.it.
«Energia per l’Italia», «Scienza in Parlamento», «Per un Paese Sostenibile», «La Scienza al Voto» hanno inviato una lettera aperta al Presidente del Consiglio Mario Draghi, che è stata presentata oggi dai quattro gruppi in una conferenza stampa. Le proposte: maggiori investimenti per una ricerca che sia motore di sviluppo, un ruolo centrale per la scienza a sostegno di Governo e Parlamento, a partire dall’emergenza ambientale, sotto forma di un Consiglio Scientifico Nazionale, multidisciplinare e indipendente. In più, anche un grande piano di formazione e informazione scientifica, per la scuola e per tutti.
«Spesso la politica si rivolge alla scienza solo in situazioni di emergenza, come quella attuale relativa al Covid-19», spiega Ruggero Bettinardi, data scientist di «Scienza in Parlamento». «Riteniamo invece - continua - che si debba sviluppare e “istituzionalizzare” un dialogo continuo tra politica e scienza, per far sì che le decisioni politiche siano adeguatamente informate dalle migliori conoscenze disponibili nei vari campi del sapere». Antonello Pasini, fisico del clima del CNR e coordinatore del comitato scientifico «La Scienza al Voto», sottolinea inoltre che il Consiglio scientifico proposto dai quattro gruppi avrebbe al suo interno più Comitati scientifici per specifiche esigenze e/o emergenze. «Già esistono - dice Pasini - Comitati scientifici specifici per la bioetica o appunto per l’emergenza Covid-19, e potrebbero essere gli antesignani di altri Comitati: il primo di cui abbiamo necessità, per l’urgenza della crisi climatica e ambientale, è un Comitato per il clima, l’ambiente e la salute, l’energia e la transizione ecologica».
«La società civile può imparare ad avere fiducia e consapevolezza del metodo scientifico e dello studio dei sistemi complessi», afferma Alessandra Bonoli, ingegnere ambientale e della transizione dell’Università di Bologna, in rappresentanza del comitato scientifico «Energia per l’Italia». E continua: «un’altra priorità è quindi quella di promuovere un grande piano di formazione e informazione scientifica, principalmente nella scuola ma anche con interventi extrascolastici di formazione permanente». Conclude poi Roberto Danovaro, biologo marino, presidente della Stazione zoologica Anton Dohrn di Napoli, primo firmatario dell’appello «Per un Paese sostenibile», «a nostro avviso altra fondamentale priorità deve essere quella di permettere alla scienza e alle sue applicazioni di fare da volano allo sviluppo della nostra società futura».
Pubblichiamo di seguito il testo della lettera.
Lettera a Mario Draghi
Illustrissimo Presidente Draghi,
in questo critico momento in cui – con l’aiuto della scienza – stiamo lottando contro l’emergenza Covid-19, si pensa giustamente a progettare anche il nostro futuro: l’Europa ha varato il piano Next Generation EU, e il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) sarà il modo di calarlo nella realtà italiana.
Noi, esperti di scienza di varie estrazioni, già promotori di lettere e appelli per incentivare il contributo della scienza alla società italiana, ci uniamo per chiedere che la scienza stessa vi assuma un ruolo adeguato e possa così contribuire a una ripresa equa e sostenibile, portatrice di benessere e prosperità per noi e per le generazioni future.
Ci preme raccomandare innanzi tutto che l’intervento degli scienziati non sia percepito come invasivo o elitario. Siamo ben consapevoli del ruolo fondamentale e creativo della politica per calare le esigenze scientifiche nella vita sociale con criteri di efficacia e di giustizia. Ma la scienza è un patrimonio di tutti e per tutti.
Una conoscenza diffusa del metodo scientifico e dei suoi sviluppi contemporanei è necessaria: aiuta a comprendere che i problemi cui ci troviamo di fronte in tanti campi diversi non sono semplici. Occorre colmare questa lacuna, perché oggi viviamo “immersi” in sistemi complessi, con cui dobbiamo interagire in maniera corretta per trovare delle soluzioni efficaci ed eque: ci riferiamo all’economia globalizzata, alla diffusione delle pandemie, al sistema climatico, agli ecosistemi, al web, solo per citarne alcuni.
Ecco quindi che veniamo a Lei con una prima richiesta: porre in atto un grande piano di formazione e informazione, principalmente nella scuola ma anche con interventi extrascolastici di formazione permanente, che permetta di raggiungere un’alfabetizzazione estesa e un avvicinamento ai metodi e ai risultati della scienza di questi sistemi complessi da parte dei giovani e di strati i più ampi possibili dei nostri connazionali - questo permetterà un più diffuso apprezzamento della scienza, dei risultati raggiunti e delle incertezze che permangono, e si potranno riconoscere e isolare con più facilità le fake news che sempre più spesso compaiono nei mezzi di comunicazione - e crescerà quella fiducia sociale che è indispensabile ai passaggi più impegnativi.
Se l’insegnamento e la corretta comunicazione della scienza sono una priorità del Paese, a nostro avviso altra fondamentale priorità deve essere quella di permettere alla scienza e alle sue applicazioni di fare da volano allo sviluppo della nostra società futura. Ciò significa anche consentire ai nostri scienziati di fare ricerca di punta con strumenti pari a quelli degli altri Paesi sviluppati.
In questo senso, come indicato da studi di autorevoli economisti, gli investimenti in ricerca risultano un efficace moltiplicatore di sviluppo. Ma qui, purtroppo, scontiamo gravi carenze: basti pensare che l’Italia investe in ricerca solo 150 Euro annui per ogni cittadino, contro i 250 e i 400 di Francia e Germania, rispettivamente, e che i nostri ricercatori sono solo 75.000 contro i 110.000 della Francia e 160.000 della Germania.
In questa situazione, Le chiediamo, in linea con il “piano Amaldi” e i suoi ulteriori approfondimenti da parte di illustri colleghi, di investire in istruzione e ricerca, sfruttando anche il PNRR, per raggiungere i futuri obiettivi europei di spesa in questi settori, o almeno per allinearci con la percentuale di PIL dedicata attualmente a questo scopo dai Paesi che maggiormente puntano su un’economia della conoscenza.
Infine, una questione più “strutturale”.
La scienza, con i suoi metodi di indagine rigorosi e quantitativi, ci permette di interagire correttamente con i vari sistemi complessi in cui siamo inseriti e di affrontare efficacemente i problemi che vi dovessero sorgere. Soluzioni estemporanee e non scientificamente fondate possono essere estremamente pericolose. Ma spesso la politica si rivolge alla scienza solo in situazioni di emergenza, come quella attuale relativa al Covid-19.
Riteniamo invece che si debba sviluppare e “istituzionalizzare” un dialogo continuo tra politica e scienza, per far sì che le decisioni politiche siano adeguatamente informate dalle migliori conoscenze disponibili nei vari campi del sapere. In questa prospettiva, si potrebbe pensare all’istituzione di un Consiglio scientifico nazionale a carattere multidisciplinare con rappresentanti di alto livello della comunità scientifica nazionale. Tale Consiglio scientifico, che potrebbe essere inserito in seno alla Presidenza del Consiglio, potrà svolgere una funzione di consulenza scientifica sui temi di importanza strategica affrontati dal Governo.
Questo Consiglio scientifico potrebbe inoltre diventare un punto di riferimento per un Ufficio studi scientifici al servizio del Parlamento, come ne esistono in vari Paesi d’Europa, che possa informare i parlamentari sui problemi scientifici che maggiormente impattano la nostra società.
Infine, all’interno del Consiglio scientifico nazionale, potrebbero essere inquadrati dei Comitati scientifici per specifiche esigenze e/o emergenze. Già esistono Comitati scientifici specifici per la bioetica o per l’emergenza Covid-19. Questi potrebbero essere gli antesignani di altri Comitati: il primo di cui abbiamo necessità, per l’urgenza della crisi climatica e ambientale, è un Comitato per il clima, l’ambiente e la salute, l’energia e la transizione ecologica, complesso di tematiche che oggi richiede proprio quella visione sistemica e multidisciplinare che solo un Comitato che veda rappresentate le varie competenze scientifiche potrebbe assicurare.
Di tutto questo saremmo felici di poter parlare con Lei, Prof. Draghi, per illustrarLe meglio le nostre idee e per discutere delle possibilità di applicarle concretamente.
Con stima,
Ruggero Bettinardi, data scientist, BioSerenity Parigi, per l’iniziativa “Scienza in Parlamento”
Alessandra Bònoli, ingegnere ambientale e della transizione, Università di Bologna, per il comitato scientifico “Energia per l’Italia”
Roberto Danovaro, biologo marino, presidente della Stazione zoologica Anton Dohrn Napoli, come primo firmatario dell’appello “Per un Paese sostenibile”
Antonello Pasini, fisico del clima, CNR Roma, per il comitato scientifico “La Scienza al Voto”
Vincenzo Balzani, chimico, professore emerito dell’Università di Bologna e accademico dei Lincei
Giuseppe Ippolito, infettivologo, direttore scientifico dell’Istituto nazionale per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani Roma
Fabio Trincardi, geologo, direttore del Dipartimento Scienze del sistema Terra e tecnologie per l’ambiente del CNR
Paolo Vineis, epidemiologo ambientale, Imperial college Londra e vice presidente del Consiglio Superiore di Sanità
Lucia Votano, fisica, già direttrice dei laboratori nazionali INFN
Stefano Zamagni, economista, Università di Bologna e Johns Hopkins University SAIS Europe, accademico della Pontificia Accademia di Scienze Sociali